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lunedì 30 aprile 2018

26 Mar 2018

” Omicidio a Kensington”(“Crime in Kensington”-1933) di C.S.J.Sprigg Polillo 2018

Scritto da Giuseppina La Ciura
“Conquisa” da ” Morte di un aviatore”(Lindau editore) ho ripreso “Omicidio a Kensington”,il primo poliziesco di Christopher St.John Sprigg, n 184 dei Bassotti. Al The End  tutto in rosa(due matrimoni in vista) sono arrivata un po’ stanca. Si capisce che “Omicidio a Kensington” è un’opera prima e che l’autore si debba ancora fare le ossa. La vicenda è avvolta quasi sempre in una sottile nebbia che ogni tanto si dirada per donare al lettore qualche pizzico di verità. La coppia formata da Mr e Mrs Budge-di cui sappiamo ben poco ad eccezione  del fatto che non sono legalmente sposati  – gestisce il Garden Hotel a Kensington. E’ un piccolo hotel,ma molto confortevole occupato stabilmente da numerosi clienti decisamente eccentrici.Il giovane giornalista Charles Venables  lo scopre grazie a  lady Viola, sua amica d’infanzia di cui è profondamente innamorato.La ragazza gli scrive proprio dall’Hotel dove si trova temporaneamente. Lo  definisce “strano”. Il giovanotto (con il monocolo:siamo negli Anni 30!)abbocca subito all’amo. Appena arrivato, è testimone involontario di un violento litigio tra i Budge. Poi, lei, donna abilissima negli affari,si ammala di pleurite e si ritira a letto nella sua lussuosa camera assistita da un’infermiera e da una cliente dell’hotel, certa mrs Sanctuary(che assomiglia a miss Silver). Purtroppo per lei, non ha il tempo di guarire. Scompare e il suo corpo  viene ritrovato in  pezzi. Il solo Venables che da giornalista di gossip si trasforma in giornalista di nera non basta: arriva Bernard Bray, l’ispettore di Scotlard Yard. I due sono amici di vecchia data: sono cresciuti insieme a Tankards, nella edenica tenuta di Venables. (e con loro c’era lady Viola).
I due amici indagano insieme, il caso si rivela troppo complesso. Sprigg descrive in modo approssimativo se non confuso il luogo in cui è stato commesso l’omicidio-che dovrebbe essere della camera chiusa- e presenta tutta una serie di personaggi che non hanno una loro consistenza umana. I capitoli sono spezzettati e il racconto ne risente in coerenza e lucidità. I moventi si riducono quasi ad uno solo(il ricatto) e gli alibi sembrano reggere Ma nei libri gialli l’assassino commette sempre un errore che gli è fatale ed il gioco per i Nostri è fatto.
Deludente. 
22 Mar 2018

“Il culto del Cobra”(“Cult of the cobra”)di Francis D.Lyon -1955

Scritto da Giuseppina La Ciura
Negli Anni 50 andavano molto di moda i film che mescolavano fantascienza ed horror. Erano tutti B-movie, ma avevano molto successo specie tra i giovani e giovanissimi attirati anche dalle locandine molto invitanti per la presenza  di sinuose donne discinte. In questa pellicola del 1955 vi era un’attrazione in più:una donna -cobra(un decennio prima c’era stata la Donna-Pantera).Entrambe sono sinonimo di femmine fatali, pericolose, capaci di essere seduttive e mortifere per gli uomini.Un Mito,una Leggenda.
La donna -cobra di questo film è Faith Domerque,un’attrice molto bella e molto dotata che era allora era l’amante di Hughes. Sembrava destinata ad una brillante carriera,ma l’interesse per lei del famoso produttore finì e la Domerque rientrò nell’ombra,proprio come il serpente cui aveva prestato in forme umane corpo e viso.
La trama è molto semplice. Finita la II Guerra Mondiale, sei ufficiali dell’Aviazione americana di stanza in Estremo Oriente stanno per ritornare a casa. Nell’ultima sera,si recano al bazaar dove incontrano Daru,un incantatore di serpenti. Poiché vogliono trascorrere una serata particolare, Daru promette loro di farli partecipare ad un rito della setta dei Lamiani, adoratori della Dea Cobra. Agli Americani Daru chiede 100 dollari e di non fare fotografie specie nel momento in cui una donna si trasforma in cobra. Hommel, che è ubriaco(ti pareva…), spezza l’accordo e fotografa l’evento. Succede il finimondo: Daru viene ucciso, il tempio viene incendiato, il sommo sacerdote lancia la maledizione, Hommel viene morso da un cobra. Non muore. Viene ricoverato in ospedale e sembra fuori pericolo. Di notte però un cobra scivola nella sua stanza dalla finestra aperta e lo finisce.
Tristi e sconsolati,i cinque reduci tornano a New York.Tom Markel,uno dei cinque, mentre è nel suo appartamento di notte, sente una donna che grida nella casa di fronte. Si trova di fronte ad una donna bellissima e spaventata che dice di chiamarsi Lisa Moya. Tom la rassicura e fa amicizia con lei. Dall’amicizia all’amore il passo è breve. Lui le fa conoscere i suoi camerati che sono incantati da tanta grazia e bellezza. Ma poco dopo Rico Nardi, che è proprietario di un Bowling, tornando a casa in macchina scopre di avere un cobra nel sedile posteriore……….La maledizione può andare avanti fino al suo spaventoso finale.
Assolutamente da vedere 
20 Mar 2018

” Morte di un aviatore”( “Death of an Airman-1937)di Christopher St John Sprigg- Elliot-2018

Scritto da Giuseppina La Ciura
Grande! Grande! Grande!
(Peccato che C .St John Sprigg sia morto a soli 30 anni in Spagna per ideali di Libertà) 
14 Mar 2018

” Il segreto del lago” di Keigo Higashino- Baldini-Castoldi 2007

Scritto da Giuseppina La Ciura
Avvolto in un telo di plastica, il corpo di Takashina Eriko viene gettato nel bel mezzo del lago   Himegami. Per gli abitanti dell’elegante chalet  sito nel fitto del bosco e ancor più per i quattro ragazzi e il loro professore nella vicina depandance , il caso è risolto. Takashina Ereko è stata assassinata con un corpo contundente: la vulgata sostiene che ad ucciderla sia stata Minako, la moglie di Sunshuke Maniki e madre dell’undicenne Shõta. Il movente è chiaro a tutti: Minako non è riuscita ad accettare la notizia di cui era portatrice Takashina Ereko. Che lei,la segretaria del marito, ne era anche l’amante  e  voleva sostituirla  nel ruolo,fondamentale nella società nipponica,di moglie. Minako,un ex ragazza madre, sarebbe stata messa di nuovo da parte e sostituita da una giovane donna procace ed ambiziosa. Eterno dramma familiare e femminile. Stupefacente per noi occidentali è invece il comportamento delle altre tre coppie amiche, che,invece di chiamare la Polizia, aiutano Minako e Sunshuke(che non versa una lacrima)a liberarsi del cadavere. Il movente è tipicamente giapponese. Se si sapesse dell’accaduto, scoppierebbe uno scandalo e i loro figli non potrebbero presentarsi agli esami d’ammissione in una scuola d’élite di Tokio. Le quattro coppie stanno trascorrendo le loro vacanze estive in quel luogo isolato proprio per permettere ai figli di studiare(dalle otto alle undici di sera con qualche breve intervallo)in tutta serenità. Questo quadro è idilliaco solo in apparenza. Se lo si guarda bene e a lungo, emergono le crepe dapprima piccole ,poi macroscopiche. Hagashino si rivela pagina dopo pagina degno collega di Agatha Christie ( e della Christie di uno dei suoi Gialli più famosi)
e il suo Giappone non è molto dissimile dall’Italia.
12 Mar 2018

” L’isola delle anime perdute” (“Island of lost souls”)di Erle C.Kenton-1932

Scritto da Giuseppina La Ciura
Nel 1896,mentre il secolo XIX si chiudeva in un inno alla Scienza e alle Sorti Progressive dell’Umanità in cammino, H.Wells diede alle stampe “L’isola del dottor Moreau”in cui attraverso un savant fou predecessore del collega Menghele,descriveva gli spaventosi esiti della corsa alla ricerca scientifica priva di limiti etici e di rispetto per gli animali. Da questo capolavoro furono tratti molti film di cui il più importante è ” Island of lost souls” del 1932. Il film diretto da un oscuro regista tale Erle Kenton si avvale però della straordinaria interpretazione di Charles  Laughton nei panni del dott Moreau e di Bela Lugosi come suo orrido assistente.Il film non fu presentato al pubblico in UK per 30 anni a causa delle scene raccapriccianti di vivisezione su animali vivi e per la presenza di un donna pantera seminuda e lasciva, simbolo di una sensualità ferina. Non solo.  In tempi in cui il sesso(maschio-femmina) si faceva solo da sposati e sfumando le sequenze hot, il dottor Moreau vagheggiava di unire un maschio con una donna che dietro il suo aspetto femminile nascondeva impulsi e desideri animaleschi. Il trionfo del sesso libero ed estremo. Il film uscì negli Anni 60 e fu considerato un capolavoro della fantascienza e dell’horror, un cult.
La storia incomincia quando un naufrago, Edward Parker( Richard Arlen), finisce in un’isola dei Caraibi dove in una vegetazione lussureggiante regna il dottor Moreau,un inglese che ha lasciato Londra per essere libero di sperimentare in un luogo fuori dal mondo. Con lui un pelosissimo Bela Lugosi che fa da aiutante e cerca di tenere a bada a forza di slogan gli animali divenuti uomini mostri. Moreau, invasato com’è e privo di ogni senso morale, conduce il giovane nella “Casa del Dolore” dove esegue esperimenti atroci su animali feroci trasformandoli in mostri spaventosi e dolenti. Per fortuna di Parker, sbarca sull’isola la fidanzata del Nostro insieme con un capitano . L’arrivo di questa stupenda donna bionda e bianca,vestita elegantemente secondo i dettami del tempo(persino il cappello è bianco) scatena la furia erotica dei mostri che ,dopo aver tentato di violentare la fanciulla, si scagliano contro il dottor Moreau,lo trascinano nella “Casa del Dolore” e lo vivisezionano in una delle sequenze più raccapriccianti della storia del cinema. Il folle scienziato muore, gli umani fuggono verso la Civiltà.
Da vedere, se avete fegato.
8 Mar 2018

“L’amaro tè del generale Yen”( “The bitter tea of General Yen”) di Frank Capra 1933

Scritto da Giuseppina La Ciura
Frank Capra è celebre per  le commedie che diresse negli Anni 30 e 40 con Jimmy Stewart e Jean Arthur o Donna Reed. Ma il regista di “La vita è meravigliosa” girò anche film d’avventure e drammatici come “Proibito”,”Perfidia”con una Barbara Stanwyck giovanissima e molto bella. Tra queste pellicole dei primi anni 30 ho scelto ” L’amaro tè del generale Yen”:Il titolo è invitante, così come  la locandina.Girato nel 1933,quando non era ancora entrato in vigore il codice Hayes, affronta il tema molto delicato -anche per i nostri tempi-di un amore interazziale. In piena Guerra Civile, si incontrano a Shangai il temibile generale Yen e la futura moglie americana di un missionario occidentale. Nel grande caos tipico dei conflitti civili, Megan Davis(la fiancée interpretata da Barbara Stanwyck)viene salvata dal generale Yen,uomo potente e crudele.Il Cinese(ruolo che è affidato al bellissimo nordico Nils Asther truccato in modo ridicolo per dargli un volto orientale)la affida alla sua concubina Mah-Li(la bravissima Toshia Mori dagli occhi di pantera).Megan finisce nella raffinata dimora del Generale tra tutti i lussi possibili. Yen si rivela uomo delicato e tenero e con il suo charme riesce a colpire i sensi addormentati della giovane Yankee, che lo sogna a far l’amore con lei. Ma la diversità culturale resta. Megan da cristiana crede nella forza salvifica del perdono,prova pietà per i vinti, è leale e sincera. Il Generale vive nell’ambiguità, considera i suoi uomini come schiavi di cui disporre a piacimento,ha una concubina che tratta come una serva,una bella bambola,un oggetto. Ma il suo amore per Megan è vero,forte e lo costringe a bere un tè avvelenato, mentre la fanciulla,vestita  da concubina, gli si offre sottomessa come una donna orientale.
Questa  sequenza è davvero memorabile. Sembra che a filmarla sia stato Fritz Lang o Von Stroheim anche perché la fotografia è tutta basata sui toni scuri,densi, tipici dell’espressionismo tedesco.Quanto al contenuto,  Capra sembra volerci dire nel 1933 che non è il colore della pelle a dividere due persone che si amano, ma le culture ancestrali, vecchie di millenni di cui non possono liberarsi.
Allora,il film non ebbe successo. Oggi è stato rivalutato. E’ quindi da vedere. 
4 Mar 2018

” Non può essere omicidio!”( It couldn’t be murder” 1935) di Hugh Austin Bassotti 2018

Scritto da Giuseppina La Ciura
Ore 2, 25 a.m. Il sergente investigativo P.D. Quint dorme come chi ha la coscienza pulita, quando squilla il telefono. E’ l’ispettore Ormond, il suo diretto superiore. Gli telefona perché Mary O’Toole,la figlia di un collega carissimo ormai defunto, si trova nei guai.”La ragazza ,che fa l’infermiera, è accusata dal famoso dottor Harold  Clayton Canning di non aver dato la medicina salvavita alla sua malata mrs Elizabeth Haughton, la moglie del presidente della Hudson bank & Trust all’ora  giusta. Per questa grave caso di trascuratezza sul lavoro,Mrs Haughton è morta. Mary è convinta di non essersi svegliata quando era necessario perché il suo caffè era stato drogato.
Mr Quint, arrivato in spider in casa Haughton, dopo aver interrogato il butler Wimot, la cameriera Margo Wilson( assai procace in un negligé nero),i coniugi Carter,cuoca lei,cameriere tutto fare lui ,si convince che Mary ha ragione. Non solo: a suo parere, la ragazza è stata drogata perché la malata mrs Haughton potesse essere uccisa con il cloroformio, la cui bottiglietta si trova in cantina. Mentre il tempo passa lentamente, Quint riunisce la famiglia Haughton in un salotto di gusto vittoriano. E’ un intrico di serpi sibilanti. Il marito e pater familias ,mr Charles, non sembra per nulla sofferente perché a detta dei figli e nipote avrebbe una liaison con Cora Lanthrop, la sorella della moglie, vedova e con figlio- l’esangue Vincent-a carico. Poi,c’è il cognato Edgar, che vive in un suo mondo. I giovani sono tre: Edward ,detto Ted, e Catherine,detta Kit, figli di Charles Haughton( la morta è la loro matrigna)e Vincent Lanthrop,di cui ho parlato. Sono tutti personaggi davvero sgradevoli ed immersi in un’atonia mentale ed emotiva spiazzante. Il denaro è l’unico loro interesse e qualche amore freddo come il ghiaccio che non si traduce in una qualche attività.
Quint indaga,interroga, senza grandi costrutti se ci sono altri due delitti(in un caso siamo in presenza di una camera chiusa). Infine, risolve il caso e diventa “tenente “sul campo.
Nonostante la brevità dei capitoli che finiscono con qualche colpo di scena e il tempo che procede implacabile, il romanzo è di una noia intollerabile. Comincio così a comprendere quale sia il valore di molti inediti e mi spiego il perché siano rimasti tali per decenni.
26 Feb 2018

“I cinque funerali della signora Goering” di Pietrangelo Buttafuoco-Mondadori 2014

Scritto da Giuseppina La Ciura
Da una storia d’amore cartacea a un romanzo d’amore fatto da esseri umani – non tanto umani- : lui è Hermann Goering, erede del Barone Rosso durante la Prima Guerra Mondiale e poi numero due del Nazionalsocialismo, lei è Carin von Kantzow, la principessa delle nevi di Svezia. Si incontrano per caso(tutti i grandi amori nascono per caso) nel 1920. Lui,biondo, altero, fascinoso, ha 27 anni. Lei, bellissima ,bionda,irresistibile, 32. Lui è scapolo senza un soldo in tasca,lei è moglie e madre di Thomas ed è ricchissima. Sono entrambi di pura razza ariana. Arrivato in aereo in piena tempesta di neve, all’alba del nuovo giorno, riparte con lei per la Germania. Sono poveri,ma il marito di lei li mantiene per amore. Perché lei è malata, gravemente malata di tisi. Lui la cura con tenerezza infinita(Goering uccide i suoi rivali che gli sono d’impaccio come il capo delle SA,ma è un sentimentalone che piange per amore) finché nel fallito putsch di Novembre 1923 non viene ferito alla gamba. Il dolore è atroce. Per lenire tanta sofferenza, lui diventa morfinomane. I due innamorati entrano ed escono da ospedali(lei)e manicomi(lui). Lei è sempre più magra e pallida,lui sempre più grasso e rubizzo. Si sposano anche  perché così vuole il puritano Hitler di cui lui è ormai dipendente. Carin,la morfina,Hitler,la megalomania. Per dimenticare, fa una vita da principe rinascimentale tra ori, pietre preziose,ville stupende, feste favolose, yacht. Nel 1931, Carin muore in Svezia. Lui disperato la fa seppellire nel tomba di famiglia, ma poi la trasferisce in un’ apoteosi di labari e ceri ardenti a Carinhall,la meravigliosa dimora dedicata all’Amata. Siamo arrivati ai due primi funerali. Ce ne saranno altri tre, uno più terribile e macabro dell’altro. Goering si suicida a Norimberga e le sue ceneri sono sparse al vento. L’adorato corpo di Carin, che ha subito atroci oltraggi, ritorna anch’esso incenerito in Svezia,nella tomba di famiglia. La saga nibelungica si chiude con l’orrida Morte.
Buttafuoco è bravissimo nel raccontare questa storia d’amore purissimo, sublime come un’opera di Wagner, tra due personalità borderline. Goering abbraccia la sua donna con le mani insanguinate ed il cervello in fiamme e lei non si tira indietro. Anzi. Il linguaggio utilizzato  è quello barocco, ridondante che si usava nel Ventennio. Potrà sembrare datato ed anche ridicolo,ma non è così. Come avrebbe potuto lo scrittore descrivere personaggi ed epoche così grandi nella crudeltà e nell’orrore. se non con parole forti e coinvolgenti?Scivolare nell’enfasi antinazista sarebbe stato facile, ma Buttafuoco sa mantenere l’equilibrio. Per lui, Goring e Carin sono solo i protagonisti tragici e perdenti di una grande storia d’amore.
Da leggere.
NB La donna bellissima che siede con naturalezza accanto a Hitler è l’attrice Inga Ley che interpretò la parte di Carin Goering nel film ” L’amore al tempo degli Dei”. 
20 Feb 2018

“Il cranio e il corvo” (“The mind benders)di Basil Dearden-1963

Scritto da Giuseppina La Ciura
Basil Dearden(1911- 1971) è stato uno dei più  versatili registi britannici. Nei suoi film ha affrontato diverse,interessanti tematiche spesso in anticipo con i tempi come l’omosessualità in “Victim”(con il suo attore preferito,il grande Dirk Bogarde), la questione razziale in “Lo Zaffiro nero”,la violenza giovanile del secondo dopoguerra in ” I giovani uccidono”. *Nel 1963 diresse “The mind benders”(in Italiano un improbabile” Il Cranio e il Corvo”) una pellicola originale tra il thriller e ,soprattutto,la fantascienza.**
Siamo in piena Guerra Fredda. Al centro dell’interesse dei Servizi Segreti occidentali(in questo caso inglesi) ci sono gli scienziati che , per le loro idee pacifiste(loro sanno che voglia dire un conflitto atomico),sono considerati sempre pronti a tradire e a passare informazioni al nemico comunista. Il dott Sharpey, dopo aver sopportato un esperimento in una vasca piena d’acqua, “tradisce” la Patria ricevendo in cambio una forte somma di denaro. Pentito,mentre si reca in treno ad Oxford, apre lo sportello e si getta nel vuoto. Il Maggiore dei Servizi Segreti  Clements è indeciso se accusare lo scienziato di Alto Tradimento o assolverlo in quanto vittima innocente dell’esperimento mirante a provocare il lavaggio del cervello. Il dott Langman(Dirk Bogarde),convinto dell’innocenza dell’amico e collega, accetta di entrare in quella vasca maledetta e di subire lo stesso esperimento. Tirato fuori dopo 8 ore di sofferenze inumane, Langman crede alle parole di un collega secondo cui la sua amatissima moglie(Mary Ure) ha tutti i difetti del mondo. Il Maggiore è soddisfatto: l’esperimento è riuscito. Niente tradimento. La povera moglie di Langman,che attende il quinto figlio, ne paga le conseguenze.
La trama può apparire banale e vecchiotta. Ma l’interpretazione del duo Bogarde ed Ure rende il film avvincente.
Per cinefili.
* Il più famoso dei suoi film resta “La donna di paglia” con Sean Connery e Gina Lollobrigida (con musiche di Beethoven)
** Può far sorridere il metodo usato per fare il lavaggio del cervello. Oggi, siamo quasi tutti “benders” 
17 Feb 2018

“Mistero a Crooked House” di Gilles Paquet-Brenner-2017

Scritto da Giuseppina La Ciura
Per portare sul grande schermo”The Crooked House” (in italiano “E’ un problema” GM 1950), si sono messi all’opera un regista francese- Gilles Paquet-Brenner-,uno famoso sceneggiatore inglese-Julian Fellowes- e un cast notevole su cui svetta l’impareggiabile Glenn Close(sei nomination ,mai un Oscar!). Ne è venuto fuori un film che nel suo insieme è fedele al romanzo della Christie ma con con certe eccentricità attoriali, sceniche e stilistiche che riescono alquanto indigeste ad un estimatore della grande Dame e a uno spettatore tout court. Innanzitutto, l’epoca storica. L’autrice aveva pubblicato il libro nel 1949, nel film siamo al 1957, in piena stagione del rock ‘nd roll.( e lo si balla in un locale dalle luci smorzate). I due innamorati -Sophia Leonides e Charles Hayward- sono divenuti amanti(!!) al Cairo durante la crisi del canale di Suez.Poi, lei aveva lasciato lui senza un motivo apparente ed era ritornata nella dimora bizzarra del nonno, il ricchissimo greco Aristedes Leonides. Il giovanotto,lasciata la sua attività di diplomatico, aveva scelto di emulare Marlowe,sebbene fosse figlio di un sovrintendente di Scotland Yard(un irriconoscibile Terence Stamp). Gli affari come detective privato non gli andavano bene,finché non viene a cercarlo Sophia. La giovane donna gli chiede di trasferirsi come suo ospite nella magione di famiglia immersa nel verde della campagna inglese per risolvere il mistero della morte del nonno. La seconda moglie, ballerina a Las Vegas, gli aveva fatto un’iniezione di insulina(Leonides ,88enne, era diabetico), ma in realtà la siringa conteneva eparina. “Mon grand-père a été tué” scrive nel suo diario la piccola e geniale Josephine,ultima nipote del Vecchio. Ma chi è l’assassino?Hayward accetta l’incarico ed inizia ad indagare. I sospetti sono molti e tutti imparentati tra loro. I due figli sono degli incapaci sposati con donne odiose. In particolare Magda(Gillian Anderson) che vuole fare l’attrice senza avere alcun talento.Philip e Magda hanno a loro volta tre figli:la bella Sophia, il disabile e crudele Eustace  e Josephine. Poi, ci sono altre tre donne. La cuoca Nanny, Brenda, la seconda moglie che tresca con il segretario del defunto e lady Edith de Haviland, sorella della prima moglie del perverso  e losco patriarca. Per caratterizzare ancor più i personaggi(cosa in cui la Christie è maestra),il regista affida allo scenografo il compito di creare décor particolari. Così, si passa da uno studio classico ad un salotto tutto in bianco,da una sala da pranzo scura,vittoriana ad una camera da letto stile hollywoodiano. Il passaggio da un ambiente all’altro risulta molto spiazzante per  lo spettatore che in un giallo classico vuole un’ambientazione classica. Anche le musiche si adeguano. Gli sforzi del regista di “vivacizzare”(perché?) un wodunit risultano vani ed il film precipita presto nella noia. Da cui non lo risolleva nemmeno il finale tipicamente americano(nella Christie,infatti,non c’è).
Pessimo il doppiaggio.
13 Feb 2018

” Quel giorno a Roma”(“When at Rome”) di Ngaio Marsh Rizzoli gialli-1975

Scritto da Giuseppina La Ciura
Ngaio Marsh visitò Roma nell’estate del 1968. Due anni dopo, pubblicò la ventiseiesima avventura di Alleyn dal titolo significativo “When at Rome”. Il poliziesco ebbe un grande successo di critica e di pubblico. Il sole, il profumo dei fiori mediterranei,le fontane zampillanti acqua purissima, le rondini che si rincorrono in un cielo terso, i canti dei romani, i bar all’aperto, le chiese antichissime, le opere d’arte, “le feste” proibite a base di droghe e nudità, “la dolce vita”. “Dolce vita” significa anche corruzione, droga, imbrogli di ogni genere. Di questi è maestro Sebastian Mailer, un inglese italianizzato(ha persino sposato una siciliana, certa Violetta). Costui è abilissimo nello scoprire i vizi altrui per poi ricattare. E’ anche nel giro della droga internazionale(cocaina ed eroina) e rifornisce giovani e meno giovani ricchi europei preda del vizio. Scotland Yard decide ad un certo punto di mandare a Roma il grande Alleyn allo scopo di porre fine a questi traffici  Nella Città Santa ,Alleyn scopre che Sebastien Mailer  usa come copertura un’agenzia di viaggi molto esclusiva. Si iscrive quindi ad un’escursione che ha il suo momento culminante nella visita guidata della Chiesa di San Tommaso.(che non esiste*) All’escursione partecipano pochi turisti quasi tutti inglesi: Sophia Braceley, matura lady a caccia di sesso e droga,il nipote ,l’hon. Kennet Dorne, viziato e vizioso, il misterioso maggiore Sweet, i coniugi olandesi Van der Vegel, legati da una passione torbida, Sophie Jason ,editor e il grande scrittore Barnaby Grant. La chiesa di San Tommaso è gestita da monaci irlandesi e ha una struttura molto complessa a causa dei suoi sotterranei che risalgono al periodo etrusco.Il gruppo dei turisti, scendendo verso le strutture più antiche ,in un’atmosfera allucinante, si disperde e dei vecchi conti vengono regolati senza che Alleyn si accorga di nulla. Interviene la Polizia italiana che si rivela inefficiente e corrotta-e poteva essere altrimenti, essendo la Marsh un’Inglese e per giunta molto snob?-. Alleyn è quindi solo,in un Paese straniero che non conosce e deve procedere con prudenza anche perché la vittima è un criminale e  l’assassino è un gentiluomo e” il più simpatico assassino che avessi incontrato”  Non è colpevole: si è adeguato.
“Se sei a Roma,fa’ come fanno i Romani”(pag 138).
* Leggere quanto scrive Piero de Palma in un commento. 
11 Feb 2018

“Il fantasma di Crestwood”(“The Phantom of Crestwood”) di J Walter Ruben, 1932

Scritto da Giuseppina La Ciura
Il genere poliziesco non ha avuto sullo schermo lo stesso successo degli altri generi fratelli(l’horror,il noir,l’hard-boiled,il gotico,il thriller). Fatta eccezione per i film di Hitchcock e di qualche altro grande regista, i film polizieschi sono rimasti in un equilibrio ambiguo tra il noir e l’horror. Non fa eccezione “The Phantom of Crestwood”(“Il fantasma di Crestwood” )diretto nel 1932 senza infamia e senza lode da J. Walter Ruben.
Il cast è composto da attori bravi ma non noti, specie ai nostri tempi. Karen Morley recita il ruolo di Jenny Wren,una mantenuta di lusso che, dopo aver assistito al suicidio di un giovane corteggiatore respinto, decide di abbandonare la “professione” e trasferirsi in Europa. Non ci andrà a mani nude. Per questo costringe l’ultimo amante, Priam Andes,un potente banchiere di Los Angeles, a riunire nella sua tenuta di Crestwood  altri tre suoi munifici amanti questa volta con compagne. A questa “lieta” brigata si uniscono Esther,la sorellina di Jenny, il suo fidanzato e la zia di costui, Faith Andes.  La cortigiana annuncia ai suoi amanti che desidera da loro cifre altisonanti come buonuscita. Altrimenti….. Poi va a letto . Durante la notte, viene uccisa. Ed ecco che entra in scena Gay Curtis(il bell’attore Ricardo Cortez),un PI che ,con i suoi amici armati fino ai denti, deve recuperare delle lettere compromettenti di un suo cliente. Non basta. Si improvvisa detective e risolve in quattro e quattr’otto il delitto Wren. L’assassino e il movente sono imprevedibili.
Poi arriva la Polizia.
Per cinefili
Nb Il film viene presentato come un horror,ma in realtà fatta eccezione per l’apparizione di un volto orrido e spettrale, non si trema di paura. 
9 Feb 2018

“La notte dimenticata dagli angeli” di Natsuo Kirino-Neri Pozza

Scritto da Giuseppina La Ciura
Prima di divenire la Regina del Noir psicologico, l’ erede  di Ruth Rendell, Natsuo Kirino, agli inizi della sua carriera letteraria si era data all’Hard Boiled(in realtà aveva debuttato come scrittrice di romanzi rosa, genere che non è molto popolare presso i lettori nipponici). Nel 1993 scrisse il primo dei suoi quattro Hard boiled pubblicato in Italia da Neri Pozza con il titolo ” Pioggia sul viso” In questo libro debutta il suo detective Murano Miro(in Giappone il cognome precede il nome). Dato che la Kirino è una scrittrice al femminile, Murano Miro è una giovane donna di trentacinque anni. E’ vedova-suo marito Hiroo si è ucciso-, indipendente, fragile e coraggiosa, bisognosa d’amore e di tenerezza ma anche una vera professionista che antepone il suo lavoro a tutto(o quasi), Non è in altre parole una dura, cinica, dalla pistola facile come Sam Spade o Marlowe, eroi indiscussi dell’Hard Boiled yankee. Non ha uno studio né una segretaria( l’aiutano il padre, un grande detective ormai in pensione ad Hokkaido e Tomobe, un gay fascinoso che gestisce un pub per soli omo). Non ha una macchina e così si muove per l’immensa Tokio in autobus, metro o a piedi. Non gira armata anche nei quartieri più pericolosi, quelli dei locali a luci rosse(il sesso anche quello estremo in Giappone è un’esperienza normale e la prostituzione un business come altri). E’ malinconica, poco empatica, solitaria. Non ha un metodo operativo:
procede per intuito ed istinto che spesso la tradiscono.
A questa donna si rivolge Watanabe Fusae, promotrice di un movimento in difesa dei diritti delle donne. Cerca una ragazza Isshiki Rina che in un film porno viene violentata brutalmente da tre uomini(attori?). Watanabe è convinta che la ragazza sia stata stuprata contro la sua volontà e che quel che appare come una finzione sia cruda e crudele realtà. Murano non è molto convinta del lavoro che ritiene molto pericoloso poiché sa bene che dietro la filmografia hard si nasconde la yakuza. Ma ha bisogni di soldi e quindi …L’indagine si dimostra da subito molto complessa . Rina è un tipo sfuggente, che ha alle spalle un passato pieno di abbandoni, umiliazioni,violenze e solitudine. Ha tendenze autolesionistiche che si esprimono in tagli sulle braccia e tentativi di suicidio. Per trovarla Murano sarà costretta a frequentare ambienti ed uomini poco raccomandabili. Sono giovani gigolò(gli host) che consolano donne sole di ogni età(i mariti giapponesi, ve li raccomando!), attori di film porno, registi e produttori di pellicole illegali destinati ad un pubblico particolare, quello degli amanti di scene in cui il sangue scorre e si torturano giovani donne fino alla morte. La nostra detective, come Sam Spade, cede al fascino di un ricco e perverso produttore, fa sesso con lui, rischia di finire travolta.Ma poi in una Tokio paralizzata dalla neve riprende il suo girovagare alla ricerca della “sua” ragazza sbandata. Non tutte le notti sono dimenticate dagli angeli.
La Kirino possiede il dono di una scrittura fluviale ma lineare e nitida che riesce a descrivere con lo stesso rigore paesaggi naturali e realtà metropolitane, ad entrare con discrezione in profondi recessi dell’anima,a raccontare con levità  realtà esistenziali fin troppo dolenti.
Imperdibile 

” La bambola assassina”(“The death of a doll”-1944)di Hilda Lawrence- Polillo 2018

Scritto da Giuseppina La Ciura
Hilda Lawrence(1906-1976)nacque a Baltimora come Hilda Kronmiller. Nel 1924 si sposò con il commediografo Reginald Lawrence da cui divorziò mantenendo come altre scrittrici il cognome del marito per firmare i suoi gialli. Nel 1944 debuttò nel genere poliziesco con “Blood upon the snow” di cui ho ho già parlato in questo blog. Il motivo per cui si diede alla Detection è tipicamente americano:non trovava negli Anni d’Oro del Giallo alcun testo interessante……Nel 1947 pubblicò “Death of a doll” che i critici considerano il suo capolavoro.
Non siamo a Crestwood,bensì a New York. Ruth Miller è una giovane commessa dei grandi magazzini Barckman’s. All’inizio della storia è felice ,perché ha trovato casa in una pensione per lavoratrici vicina al suo posto di lavoro. Ma la sua gioia dura poco:appena arrivata a Hope House scopre con terrore che la sua nemica mortale abita lì con altre settanta convittrici.E qui mi fermo, senza prima  non  aver avvertito  il lettore che indagano gli eroi di “Sangue sulla neve”:il privé Mark East e le due vecchine- vecchione inconcludenti,miss Pond e miss Petty. Reggere 70 fanciulle urlanti dalle personalità intercambiabili, una direttrice lesbica, varie assistenti che entrano ed escono dalle cucine con vassoi di tè non è impresa a lungo sopportabile. E in tutto questo bailamme di femmine con i loro problemi amorosi, sessuali ed economici l’ omicidio della “bambola” di cui si occupano tre semi-idioti.
Pollice versissimo
( Editore Polillo, dove sono finiti i Rhode,i Connington, i Wallace, i maschioni in una parola?) 
3 Feb 2018

” La casa dell’oscurità”(” Midnight House”-1942)di Lina Ethel White- GM 2018

Scritto da Giuseppina La Ciura
Ho aspettato con tanto entusiamo questo inedito di Lina Ethel White scrittrice di notevole talento della Golden Age. Non ho atteso che uscisse in edicola: subito in ebook par Amazon. Delusione cocente. Perché? Ecco i motivi principali:
- la trama sa  troppo di déja vu. Prendete Mary Roberts Rinehart( per l’istitutrice tra il fragile e l’ardimentoso in una dimora vittoriana), Mignon Eberhart(per gli amori più o meno arditi e i due matrimoni finali)e e Lewis di “Il Monaco”( per gli orrori della casa accanto) Mescolate bene e voilà: “Midnight House”.
- La traduzione di Mauro Boncompagni  non coinvolge il lettore, anzi lo allontana con frasi “forbite”, aggettivi poetici e un piattume di fondo.
- e infine gli svarioni dell’edizione in e-book.Certo ,il cartaceo è un’altra cosa,ma per tanti ipovedenti l’e.book è essenziale. Bisogna rispettare questi lettori con edizioni curate.
27 Gen 2018

“Delitto di una notte buia”(“A dark night’s work”-1863)di Elizabeth Gaskell- Edizioni Croce, 2017

Scritto da Giuseppina La Ciura
Dal  24 Gennaio al 21 Marzo  del 1863 su “All the year round” apparve “The dark night’s work”, uno degli ultimi romanzi di Elizabeth  Gaskell .L’autrice gli aveva dato il semplice titolo di”The night’s work”,Charles Dickens ,che era il direttore della rivista,memore del successo che avevano allora presso il pubblico il genere gotico e quello sensational*,decise di aggiungere l’aggettivo “dark”.Mrs  Gaskell la cui poetica era essenzialmente  realistica andò  su tutte le furie, ma Dickens fu irremovibile.
In quella notte buia si conclude la tragedia umana e sociale di un ricco avvocato, il dott Wilkins ,che aveva sognato l’ impossibile per i suoi tempi: entrare a far parte dell’alta società della contea. M.Wilkins era nato in una lussuosa dimora ad Hamley figlio ed erede di un ricchissimo e potente legale che lo aveva fatto studiare ed Eton ,lo aveva fatto viaggiare per l’Europa ,gli aveva fatto coltivare l’Arte e  la Cultura. Wilkins,divenuto un giovane raffinato e snob, aveva sognato di sposare un’aristocratica ,ma, dopo tanti rifiuti, era stato costretto ad impalmare una fanciulla figlia di un una lady e di un avventuriero francese. Lettice ,la moglie ,gli aveva dato due figlie e la felicità  domestica, ma era morta giovane, improvvisamente .Poco dopo, era morta anche la secondogenita. Gli era rimasta solo Ellinor , una bambina e poi fanciulla mite e buona. Wilkins non era felice .Voleva il riconoscimento  sociale, far parte dei nobili. Egli cacciava con loro, andava alle loro cene, discuteva con loro,ma non era uno di loro. Era un borghese,un professionista che non viveva di rendita ma del suo lavoro.
I lutti familiari e le frustrazioni sociali lo portarono inevitabilmente al bere, allo spendere e spandere, agli stravizi, al dolce far nulla. Così fu costretto a chiamare un aiutante da Londra,mr Dunster. Costui non ha l’untuosità e il sadismo raffinato di Huriah Heep né il genio eccentrico tipicamente italiano del conte Fosco, ma rappresenta il Male segreto, nascosto che si insinua e corrompe tutto dal di dentro. Non ha vizi né pretese sociali o amorose:è solo un grande e serio lavoratore che si rende indispensabile al padrone al punto che questi ne fa il suo socio. Un socio odioso, arrivista, ambizioso. Fino alla notte fatale in cui nel suo studio Wilkins lo colpisce in un momento di furia cieca e lo uccide.
A questo punto, se la Gaskell fosse stata la Green britannica, sarebbe entrato in scena un detective come Gryce il quale avrebbe iniziato  le ricerche,gli interrogatori, l’analisi degli alibi, moventi, colpevoli, complici con il colpo di scena finale. Qui, per la gentry e i villici della contea, Dunster da buon londinese è fuggito in quella notte buia in America portando con sé la cassa. Per la Gaskell la punizione è qualcosa di personale,è sofferenza,è rimorso silenzioso e nascosto che vive e muore con te. Non ci sono come in una fiction della Braddon personaggi diabolici, intrighi foschi, fanciulle prigioniere in segrete orribili, misteriosi passati. Ellinor è una spettatrice, una fanciulla mite e passiva. Accetta con dignità il suo destino di solitudine rifugiandosi nella preghiera e nella quotidianità. Eppure sconfigge la sua rivale, la nobile consorte non amata del suo amore di gioventù e trova in una modesta canonica una nuova serenità.
Il tono del romanzo è pacato, l’andamento narrativo lento e riposante(ah Trollope!), la scrittura semplice ma gradevole. La lettura: imperdibile.
*Ricordo che ” La donna in bianco” di Wilkie Collins  è del 1860 e “Il segreto di lady Audley” è  del 1862 
21 Gen 2018

“La belva”(“No other tiger”-1927) di A.E.W.Mason- Palmina n 19 1932

Scritto da Giuseppina La Ciura
Tanto  amato  e letto per quasi tutto il  secolo  scorso e tanto  trascurato nei  nostri anni bui.Sto parlando  di A.E.W.Mason .*Il  motivo?Incomprensibile. (o ha ragione Vico?)
A.E.W.Mason (1865-1948)ha avuto una vita molto interessante: si è laureato ad Oxford, ha fatto parte del controspionaggio durante la Grande Guerra, è stato parlamentare liberale  per la circoscrizione di Coventry, ha recitato in teatro, Come scrittore è stato eclettico: ha scritto drammi, romanzi storici ,di avventure e polizieschi di grande successo di critica e di pubblico. Alla sua penna si devono almeno tre gialli straordinari: ” At the Villa Rose”( “La Villa Rosa” Romanzo Mensile 1912 ), ” The Prisoner on the Opal”(“Prigioniero nell’opale” I Classici del GM , 1985) e ” The House of the Arrow”( “La casa della Freccia” Palmina n 7,1930).
In questi romanzi-ed in altri- indaga mr Hanaud della Sûreté. Egli appare anche in altri due gialli e in un racconto. I gialli sono :- “They would’nt be chessmen”( ” Le perle malate” Palmina n 147) e ” The House in Lordship Lane”(inedito chez nous). Il racconto è “The affair at  Semiramis Hotel”(“L’affare del Semiramis”-Ultragiallo, Attualità,1939)
Senza Hanaud sono “The sapphire”(“Il voto del capitano”Palmina n 83  )e ” No other tiger” (“La Belva”Palmina n 19-1932 tr Giuseppina Taddei).
So che ad alcuni grandi specialisti di Letteratura poliziesca-tra cui Igor Longo- ” La belva” non piace. Io,invece, trovo questo libro interessante perché racconta molto bene gli Anni 20 in UK.
Da perfetto gentleman post-vittoriano, il colonnello John Striland,per dimenticare lady Arianna Ferne troppo giovane e bella, vagabonda per due anni in Estremo Oriente. In Birmania, nel cuore della giungla, in una notte di terrore al chiaro di luna, incontra la Belva..
“Dal gran lampadario di cristallo appeso al soffitto,penzolava il corpo [della fanciulla]con le mani legate dietro la schiena. Il suo viso era nero e gonfio,gli occhi  le schizzavano dalle orbite,e la lingua,morsa a sangue nella sua agonia, le usciva fuori dalla bocca.”**
* A.E.W. Mason va distinto da F. V.W Mason autore del bellissimo “La guarnigione insanguinata”(“The Sulu sea Murders” Minerva,1938)
** cfr pagg 230-31
17 Gen 2018

” Delitto al Museo delle Cere”(Wax-1935)di Ethel Lina White-I Classici del GM 1996

Scritto da Giuseppina La Ciura
Avendo appreso che nel mese di Febbraio la collana mondadoriana dei  Classici pubblicherà  un inedito della gallese Ethel Lina White,mi sono ricordata che di questa scrittrice molto talentuosa  ed originale non avevo ancora letto”Wax “del 1935 che è apparso da noi nel 1996 con il titolo”Delitto al Museo delle Cere”. Ed eccomi a Riverpool  con Sonia Thompson,giovane e determinata giornalista alle prime armi che il direttore del Chronicle ha ingaggiato per il suo giornale un po’ in crisi.Sonia si trova a suo agio con i suoi pochi colleghi,che la trattano con gentilezza e simpatia.In particolare,Sonia lega con Wells,simpatico,sportivo e padrone di un dolcissimo airedale .La giovane fa amicizia anche con  i notabili della cittadina e viene a conoscenza di molti intrighi amorosi del luogo.Il posto in cui avvengono gli  incontri illeciti è il Museo delle Cere con i suoi manichini polverosi,le alcove segrete,la stanza degli Orrori dove alcuni sono morti di paura nelle notti gelide e desolate.Il personaggio più  famoso della cittadina è un commerciante e consigliere comunale Mr.Cuttle .Sposato con una donna brutta e triste,egli è l’idolo  delle donne del paese. Segretarie inappuntabili come miss Yates , indossatrici flessuose come Bessie Blair,insegnanti serie come miss Munro, mogli di medici,giornalisti e nobili fanno a gara per accompagnarsi a lui nei pub e nel Museo.È irresistibile,un vero tombeur de femmes. Lui giura che sono solo amiche e che è fedelissimo alla moglie. Sonia,con il suo fiuto di giornalista ,non gli crede. Ella pensa a un segreto inconfessabile. Per scoprirlo passerà una notte nella Stanza degli Orrori tra le Enrico VIII e Maria la Sanguinaria. Sarà la notte più spaventosa della sua giovane vita.
Ethel Lina White ci ha lasciato diciassette romanzi (Thriller, spy story, gialli classici come questo),l’uno diverso dall’altro e tutti originali e molto interessanti.Nonostante ciò, la White non gode della stessa fama di altre sue colleghe e sue pari come la Allingham e la Marsh. Ciò in larga parte è dovuto al carattere riservato e alla vita semplice della scrittrice ,che non si sposò mai e visse sempre con la sorella,lavorando in modo appassionato ai suoi romanzi, tutti perfettamente congegnati E’ forse venuto il suo momento?
NB P.D. James si rifece a questo giallo della White per il suo “La stanza dei delitti”(Murder room”). Nel confronto la Dame ne uscì ,a mio parere, sconfitta.
14 Gen 2018

“La Jena di Oakland”(” Beware, my lovely”)di Harry Horner, 1952

Scritto da Giuseppina La Ciura
Robert Ryan e Ida Lupino girarono insieme nel 1952 il thriller “Beware,my Lovely” sotto la direzione di Harry Horner. In Italia,al film (oggi dimenticato)fu dato il titolo di “La Jena di Oakland” Titolo assurdo.Ryan non è affatto una jena ed il paesino in cui è ambientato il film non ha un nome:certo non è Oakland. Ma per il botteghino si fa questo ed altro.
1918.E’ il primo Natale di pace. Anche mrs Helen Gordon(Ida Lupino)vuole festeggiare sebbene sia da due anni inconsolabile vedova di guerra. Per integrare la magra pensione ,ha deciso di affittare una stanza. Dal momento che non è capace di pulire da sola la sua bella casa da cima a fondo, decide di ingaggiare un uomo di fatica. Mr Howard  Wilton( Robert Ryan)possiede il fisico adatto, ma ha gravi turbe mentali. Il fatto di essere stato riformato, ha accentuato il senso di frustrazione,la mania di persecuzione,le amnesie,i capogiri fino a farne un borderline. Inizialmente, mrs Gordon cerca di aiutarlo,ma ben presto comprende che l’uomo è pericoloso. Ed inizia il dramma di una donna sola in balia di uno schizofrenico……..
Film non eccelso ,ma ben diretto e magistralmente interpretato.
Per cinefili 

“La mano tagliata”di Matilde Serao-Salani,1912

Scritto da Giuseppina La Ciura
Matilde Serao è stata una grande protagonista della vita culturale e letteraria italiana tra la fine dell’Ottocento e le prime decadi del Novecento. Fu tra l’altro la prima donna a fondare e a dirigere  con il marito Edoardo Scarfoglio un  quotidiano -”Il Mattino” – e a cimentarsi  nel 1906 nel genere poliziesco che stava trionfando dovunque nel mondo occidentale con “Il delitto di via Chiatamone”. Io,però, ho preferito leggere “La mano tagliata” del 1912, un libro che ha acceso la mia fantasia  per il titolo così macabro.
“La mano tagliata” non è un poliziesco-anche se vi appare un detective privato, l’inglese Leslie-ma un feuilleton degno della penna di un Sue o di un de Montépin. La trama è ovviamente complicatissima ed una sinossi ben fatta è impossibile(o quasi). La lascio volentieri al lettore. Mi limiterò a qualche  accenno. Come in tutti i romanzi del tempo i protagonisti sono due e maschi. L’uno,il conte milanese Roberto Alimena incarna il Bene, l’altro,lo scienziato ebreo Marcus Henner il Male.Lo scontro è inevitabile ed avviene attorno ad un bauletto di pelle nera in cui viene conservata nel velluto la mano troncata di una donna che si suppone di estrema bellezza. La mano è di pelle chiara, ingemmata, con un bracciale di perle e diamante al polso. Essa sembra viva dato che non mostra alcun segno di putrefazione.Il conte Alimena, un dandy dannunziano, algido e insensibile al fascino femminile(secondo il conte, le donne oneste sono da evitare perché vogliono essere sposate,le avventuriere son da evitare perché pericolose,le cocotte sono da evitare in quanto avide) odia il freddo. A Napoli in quel Gennaio del 18.. si gela e lui si trasferisce in treno a Roma da dove si sposterà a Nizza. Sul suo scompartimento si siede un uomo mostruoso. Piccolo, con la gobba, pochi peli su un viso scarno e pallido, due occhi verdi da rettile. E’ il nostro savant fou. Arrivato all’Hotel in Piazza di Spagna, Alimena scopre tra i suoi colli il bauletto e,dopo molti dubbi,lo apre. Così scopre la bellissima mano tagliata e ….se ne innamora.Da quel momento non ha più pace. L’oggetto macabro e repellente(ma io non sono una feticista) appartiene a Marcus Henner che lo rivuole con tutti i mezzi(illegali,è ovvio). Il duello mortale si svolge tra Roma, Parigi, Londra,l’isola di Wight, il convento delle Sepolte Vive a Napoli……….
Il grande duello,in verità, si ha tra i Cristiani(o meglio,le Cristiane, due israelite convertitesi per amore)e gli Ebrei.La Serao non è proprio tenera verso questi ultimi, secondo i pregiudizi del tempo. Il Ghetto di Roma viene descritto come un luogo invivibile:strade strettissime, lerce, maleodoranti su cui si affacciano case piccole, annerite, fetide, fatiscenti. In esse abitano commercianti sporchi, avidi, avari e misteriosi. Vivono un’esistenza squallida tutta dedita al denaro che nascondono in recessi segreti,fingendosi poveri.I loro traffici veri si svolgono di notte e sono loschi se non criminali. Henner è invece uno di quegli Ebrei che abitano in dimore lussuose, dove tutto è apparenza. Henner è realtà un ipnotizzatore che “cura” i gentili  con l’ipnosi.Uomo orribile,” un turpe semita”è richiestissimo dalle signore nevrotiche che a prezzi altissimi implorano il suo aiuto.
Egli odia i cristiani  e per questo ha “spezzato i loro cuori, rovinato le loro esistenze ” vendicando in nome del Dio di Abramo e Mosé “,il Tempio crollato”,la Fede precipitata, la  Nazione dispersa,la Fortuna distrutta”.I cristiani sono delle “belve dall’aspetto mite che perseguitano gli Ebrei da secoli,che non danno loro tregua”* Ma l’Amore……
Avendo letto “La mano tagliata”in ebook non so dire in quale pagina è scritto tutto questo. In ebook è al 91per cento
8 Gen 2018

“Morbide guance”di Natsuo Kirino, Neri Pozza,2017

Scritto da Giuseppina La Ciura
“Morbide guance” del 1999 è il secondo romanzo di Natsuo Kirino che Tommaso Pincio di “Repubblica” considera “la Regina del delitto “made in Japan. “Le morbide guance” del titolo sono quelle di Yuka(5 anni)la figlia maggiore di Moriwaki Michihiro e della moglie Kasumi.La bambina è scomparsa in modo misterioso l’11 Agosto del 1994 a Izumi-go,sul lago Shikotsu, a tre ore da Sapporo. Il signor Ishiyama, proprietario dello chalet da cui è scomparsa nel nulla la piccola e amico della coppia Moriwaki, ha mosso mari e monti,essendo un uomo molto ricco e potente,per trovare la bambina,ma l’esito è stato negativo.
Così comincia questo romanzo tra il noir e il giallo psicologico che affronta una delle più grandi tragedie dell’esistenza: perdere una bambina e continuare a cercarla, tra la speranza folle e la disperazione più nera. La Kirino precipita il lettore nel cuore di questa tragedia che molti,specie donne, hanno vissuto e vivono. Lo fa con toni tipicamente orientali. Niente lacrime, scene madri, gesti estremi. Kasumi  ,dignitosa e forte,non si dà per vinta.Lascia il marito, troppo debole e realista,e l’amante Ishiyama tra le cui calde braccia si trovava mentre Yuka usciva da sola nel bosco e percorre tutte le strade che possono portarla alla sua bambina. La Polizia,la televisione di stato,i veggenti, i detective privati non sono però in grado di aiutarla.
Dopo quattro anni di inutili ricerche, le telefona Utsami,un ex poliziotto. L’uomo è malato terminale di cancro. Ha paura di morire e vuole occupare la mente e il tempo che gli resta in un’opera di grande umanità. Si offre a Kasumi come compagno di viaggio alla ricerca della verità. Sarà per i due  un viaggio a ritroso che  porterà l’uomo a morire a Otori,nella locanda da dove è fuggita Kasumi per vivere ed affermarsi a Tokyo. Sono settimane terribili in cui si alternano in entrambi momenti di lucidità ed altri di delirio.Da questi incubi e sogni vengono fuori verità alternative, diverse, logiche ed illogiche.
Inquietante.
4 Gen 2018

” Il tragico ritorno” di Pietro Mormino-Serie Gialla, Sonzogno 1939

Scritto da Giuseppina La Ciura
Come il mitico Ulisse, Gontrano Mauri torna a casa dalla moglie e figlio dopo una vita di avventure.Trova però nella sua bella villa sul mare del Tigullio alcuni “Proci” intenzionati a sostituirlo nel cuore e nel talamo coniugale.Dopo aver fatto colazione, Gontrano si apparta con la moglie perché desidera riappacificarsi con lei,ma la donna lo respinge, non lo vuole più.Poche ore dopo, viene accoltellato in giardino. Molti sono i possibili colpevoli, tra cui alcuni “esotici”L’assassino è invece un europeo corrotto e drogato,cui fanno gola i favolosi rubini che Mauri ha portato dal Brasile,
Il ritmo è troppo rapido, il delitto improvvisato. Mormino non convince. 
2 Gen 2018

” Quarantena al Grand Hotel”di Jeno Rejto -Lindau, 2017

Scritto da Giuseppina La Ciura
Gli Anni 20 e 30 nell’Ungheria del Reggente ammiraglio Miklós Horthy, a leggere i numerosi romanzieri  e novellisti che tanto successo ebbero specie in Italia, dovettero essere  lieti, spensierati, se non gaudenti. Attraverso le pagine di Molnár, Körmendi, Földi, Zilahy, Herczeg, Budapest doveva apparire agli Italiani una città vitale, ricca di eleganti caffè, di luoghi di divertimenti “proibiti”, di musiche tzigane e di bellissime donne bionde e disinibite. Gli ungheresi amavano leggere storie leggere, divertenti, godibili che sfioravano l’evasione pura.Anche il romanzo poliziesco sapeva di romanzo d’appendice e Jenö Rejtö era uno dei suoi massimi rappresentanti.
In realtà, Rejtö  si chiamava Reich ed apparteneva ad una famiglia ebraica della media borghesia della Capitale dove era nato nel 1905. Giovanissimo, si mise a viaggiare per l’Europa e per l’Africa vivendo in modo picaresco. Si arruolò persino  nella Legione Straniera, e conobbe il famoso Fort Saint- Jean.  Questa esperienza esotica lo colpì molto tanto che , tornato in Patria,cominciò a scrivere romanzi d’avventura ambientati in luoghi cari ai mitici Legionari. Poi, passò alle avventure nel  Far West . Nel 1939 compose “Quarantena al Grand Hotel” che ebbe un grande successo in Ungheria e all’estero. Ma la guerra era vicina. Fu deportato dai nazisti nel 1942 in un campo di concentramento in Ucraina dove morì l’anno successivo.
La casa editrice torinese Lindau ha recentemente pubblicato “Quarantena al Grand Hotel” in un’ottima traduzione di Bruno Ventivoli(che cura anche la postfazione).
Siamo in un’isola sperduta vicino Bali. Al Grand Hotel, luogo di ritrovo di varia umanità, scoppia improvvisa una temibile epidemia di peste bubbonica. L’albergo viene messo in quarantena tra gli alti lai dei suoi ricchi e blasonati(anche nel crimine)clienti. In questa atmosfera di tensione e di euforia(l’idea della Morte spinge molti a triplicare gli sforzi per darsi alla pazza gioia) viene accoltellato il dottor Ranke. Il commissario Elder porta avanti  le indagini tra mille difficoltà. Il movente è tipico degli Anni 30:una misteriosa formula chimica che fa gola a molte potenze.
Il ritmo del romanzo è forsennato, la trama quasi incomprensibile,i personaggi marionette che cambiano abbigliamento e personalità ad ogni pagina. I capitoli sono brevi,i colpi di scena continui. Si legge con facilità.
Ps. Sono stata a Budapest nel 1992. Faceva un freddo terribile(-15 gradi). Buda era stata ricostruita e aveva qualcosa di surreale. Pest dava l’impressione di un sonnolento villaggio. Ho visto la via Pál,il caffè “Japan” dove scriveva Rejtö(che non conoscevo), ho mangiato cinghiale, ascoltato gli Tzigani mentre nel tavolo accanto dei brianzoli tentavano approcci molto arditi con alcune sorelle ben in carne di Cicciolina. Poi, sono stata nella puzsta su un carro tirato da splendidi cavalli..Ne ho un ricordo meraviglioso. Capisco i grandi scrittori magiari: l’Ungheria è una favola.
29 Dic 2017

” Uomo e donna” (“Man and wife”-1870)di Wilkie Collins- Fazi. 2017

Scritto da Giuseppina La Ciura
Il 1870 fu un anno molto importante per Wilkie Collins. Perdette Charles Dickens, il suo più caro amico e mentore, ebbe gravi problemi di salute che curò con il laudano, pubblicò prima a puntate e poi in volume “Man and wife”(in italiano “Uomo e donna”)destinato nei desideri dell’autore a rinverdire il successo di pubblico e critica di “Una donna in bianco”,”Armadale” e “The Moonstone”.
Nella realtà, il romanzo segnò l’inizio della fase discendente del grande scrittore vittoriano. “Uomo e donna” ha una struttura narrativa troppo complessa e troppo ambiziosa e rivela così in modo impietoso i limiti della scrittura collinsiana . L’autore vorrebbe infatti mettere insieme un’opera adatta al teatro tanto amato, un “sensational novel” e un testo di critica sociale. L’amalgama non riesce. Gli aspetti gotici e “sensazionali” sono sparsi in tutto il testo ,ma sono dominanti nella parte conclusiva quando il vilain di turno,il bellissimo ed atletico onorevole Geoffrey Delamanyn  imprigiona la sua ex amante, Anne Silvester, in una casa appartata e desolata di Fulham con l’intento di ucciderla per poter sposare  una ricchissima vedova. Per rendere la faccenda più fosca sceglie come carceriera  Hester Dethridge ,che un marito violento ed ubriacone,ha reso muta per sempre.  La scelta della vecchia e semi-folle Hester-che fa il paio con Miserrimus Dexter di “La Legge e la Signora”si rivela fatale per il nobiluomo e la storia precipita in un’inevitabile  tragedia.
Quanto  ai capitoli centrali(circa 15) sono definiti “scene” e hanno un andamento che vuol essere teatrale. Bisogna sgombrare il campo da ogni tipo di illusione: sono le parti peggiori del lungo romanzo dato che il lettore non sa se prendere sul serio la storia narrata o riderne. In queste “scene” Collins dipana con fare lento e sinuoso il tema principale: i tentativi arditi ed avvilenti che Anne Silvester mette in esecuzione per farsi sposare in Scozia- dove le regole matrimoniali sono molto bizzarre-dal suo seduttore, Geoffrey Delamanyn. Allontanatasi da una festa campestre a Windygates(Perthshire) dove si guadagna la vita facendo l’istitutrice dell’amica Blanche, Anne si rifugia in una locanda vicina. Lì si presenta come ” donna sposata”. Il marito la raggiungerà in serata.Basterà che lui si dichiari suo” marito” e il” matrimonio”, secondo la Legge di Scozia, sarà considerato valido.Invece di Delamanyn,arriva il giovane ed ingenuo Arnold Brinkworth,il fidanzato di Blanche. Da qui tutta una serie di equivoci, sotterfugi,ambiguità, menzogne che complicano ogni rapporto più o meno affettivo. Nel frattempo,il grand vilain ha ben altro per la testa: vincere una gara di corsa a Fulham e confermarsi il  campione  per eccellenza dell’Impero.Egli si sottopone per questo ad allenamenti massacranti e a sacrifici di ogni tipo(rinunciare alle dolci braccia della vedovella….).E qui la prima critica di Collins. Lo sport è un modo piacevole di vivere in armonia,ma quando,come accade, costruirsi un corpo muscoloso, apollineo e vincere gare su gare per dimostrare il proprio valore diventa un’ossessione cui sacrificare tutto, il cuore si inaridisce,i nervi cedono,il cervello impazzisce. Ci si trasforma in bruti, ci si autodistrugge.
L’altro strale è indirizzato alle strampalate regole matrimoniali vigenti in Irlanda e Scozia.Esse costringevano donne colpevoli solo di aver amato un miserabile a vivere (e a volte morire)ai margini di una società,quella vittoriana, tutt’altro che giusta nei confronti del sesso femminile. In questo romanzo, le reiette -ventenni- possono redimersi o divenendo “wife”di un vecchio di 70 anni o entrando in un convento cattolico come suore……
NB Lui,Collins, non si sposò mai ,ma si divise equamente tra due donne fino alla morte.
18 Dic 2017

“L’ora più buia della notte”di Enrico Luceri- GM 2017

Scritto da Giuseppina La Ciura
Il 2017, un anno terribile,si chiude con ” L’ora più buia della notte” di Enrico Luceri,uno dei nostri migliori giallisti. Ma questo libro più che un giallo è un thriller .Anche se operano un commissario di polizia(Pietro Di Crescenzo) e una bella ispettrice(Ivana Zani),il protagonista assoluto è l’archeologo Enrico Roselli. L’uomo vive in una villetta immersa nella placida campagna toscana con la giovane, bellissima moglie Roby ed una schiera di gatti di cui Nuvola è il prediletto. L’uomo ha tutto ciò che ha desiderato: una moglie di rappresentanza(che trascura tanto che lei si è fatta un amante, un geometra), una bella casa, arredi preziosi,una cantina ben fornita di vini pregiati. Ma qualcosa lo rode: il benessere di cui gode non è dovuto al suo lavoro di archeologo bensì a quello di documentarista televisivo(e per questo mantiene Irene Fabbri,una maga del computer). Due mesi prima(molti sono i riferimenti alla Christie)  visitando il terreno che era appartenuto al padre contadino di Roby aveva scoperto che poteva avere il benessere e la sua vecchia attività. ma qualcuno nell’ombra trama contro di lui e più volte attenta alla sua vita….
La trama è intrigante e Luceri è  anche abilissimo nel montare in modo sapiente gli accadimenti e nel caratterizzare i personaggi quasi tutti ambigui. La scrittura è sempre elegante tanto che il lettore si chiede perché l’autore non passi al romanzo tout court
17 Dic 2017

” Una donna distrusse”( “Smash-up- The Story of a Woman”)di Stuart Heisler 1947

Scritto da Giuseppina La Ciura
Stuart Heisler(1896-1979) è stato un regista poliedrico che si è cimentato in quasi tutti i generi cinematografici. Solo due dei suoi film sono però ricordati:
- “La chiave di vetro”del 1942, un noir di gran classe tratto da un romanzo di Hammett ed interpretato da Alan Ladd e Veronica Lake.
- “Una donna distrusse”del 1947,un mélo con elementi noir su sceneggiatura originale di Dorothy Parker e interpretazione magistrale(che le valse la prima nomination all’Oscar)di Susan Hayward.
Il film si apre con la Hayward irriconoscibile sotto i bendaggi che da un letto d’ospedale invoca la figlia. E ricorda.
Si chiama Angelica(detta Angie) Evans ed è stata una cantante jazz molto promettente. Ma quando incontra Ken Conway(il bel Lee Bowman),un cantante alla ricerca del successo,Angie si innamora,si sposa e fa la brava mogliettina americana ,tutta casa e famiglia.Suo marito sfonda alla radio ed è impegnatissimo in concerti da Costa a Costa. Angie si sente sola e abbandonata. Inoltre, teme che il bel maritino la tradisca con la sua assistente,l’efficiente e raffinata Martha Gray(Marsha Hunt).Per dimenticare, beve.(e la Hayward da alcolizzata è bravissima).Il resto è prevedibile sia nel bene che nel male. Siamo nel 1947 e un uomo,un marito,per quanto crudele, ha tempi e modi per pentirsi. Una  donna,una moglie,è sempre un essere da rispettare ed aiutare.
12 Dic 2017

“Aria Mortale”(Murder ends the song-1941)di Alfred Meyers-Bassotti 2017

Scritto da Giuseppina La Ciura
In questo 2017 che sta per finire  Marco Polillo nei suoi Bassotti ha presentato molti autori noti solo agli addetti ai lavori e gialli particolari,eccentrici. Anche l’ultimo di Dicembre ha le stesse caratteristiche. L’autore Alfred Meyers(1906-1963)non è certo celebre  e il suo unico romanzo “Aria mortale” è molto particolare ambientato com’è tra il mondo della Musica Operistica e un’isola deserta di fronte a Portland(Oregon). Di Meyers sappiamo che era originario di La Grande ,Oregon e che studiò in prestigiose Università ed Accademie musicali. Fu molto amico del famoso critico e scrittori di Gialli Anthony Boucher con il quale condivise la passione per l’ Opera. Nel 1947 firmò con altri colleghi l’antologia San Francisco Murders. Poi scomparve nell’anonimato.
In questo contesto, non stupisce il fatto che i due coprotagonisti siano un tenore e un soprano e tra di loro l’aria “Caro nome”dal Rigoletto di Giuseppe Verdi. Il tenore,Anthony Graine, giovane e talentuoso, ricopre anche le parti di io narrante e di detective amateur. Il soprano,Marina Grazie, è in declino fisico e vocale dopo essere stata negli Anni 20 un mito mondiale e stella fissa del Met. Ora-siamo nel 1941-è costretta a cantare in provincia ,all’Opera di Portland. La rappresentazione di “Rigoletto” viene salvata da Graine e dal baritono che riescono a nascondere le manchevolezze della Grazie.Ma la cosa non turba la vecchia Diva,che il giorno dopo  -domenica-con un tempo feroce (vento,pioggia,neve) “costringe ” Graine e il suo segretario e pianista Walter  Sands a trasferirsi per mare in un’isola deserta dove l’industriale Bollman ha fatto costruire un castello enorme come loro nido d’amore. La Diva,però, lo ha abbandonato per un giovane tenore e Bollman è morto di crepacuore non prima di averle regalato un gioiello favoloso. Il castello è vuoto, pieno di ragnatele, gelido, senz’acqua. Marina se ne infischia: sarà il suo composito entourage( un medico, un gigolò,una segretaria, la nipote Elena ,un autista e due servi)ad interessarsi di riscaldare il luogo e di mettere insieme un pasto decente.Lei si siede al pianoforte e canta e ricanta “Caro Nome”. Un Aria Mortale perché su queste note bellissime viene uccisa con un un ferro da lavoro.
Da quel momento il melomane Meyers trae ispirazione da quasi tutti i melodrammi classici(ad eccezione di Puccini). Segreti inconfessabili(e confessi),intrighi complicatissimi, due altri omicidi e l’assassino che nel turbinare della  neve si immerge nelle acque gelide ed espia le sue colpe.
Graine può cantare ” La commedia è finita”( Pagliacci) 
7 Dic 2017

” La donna che ha visto”di Ezio D’Errico- I fogli volanti 2017

Scritto da Giuseppina La Ciura
La prima delle venti regole di S.S. Van Dine per scrivere un poliziesco recita quanto segue: “Il lettore deve avere le stesse possibilità del poliziotto di risolvere il caso.Tutti gli indizi e le tracce debbono essere chiaramente elencate e descritte”
In questa Palmina n 226 dal titolo “La donna che ha visto” Ezio D’Errico, che il suo grande estimatore Camilleri definisce dotato di “un’immaginazione rinascimentale”,bara con il lettore e anche con il suo poliziotto d’elezione,il gargantuesco Richard. E’ ovvio che non dirò dove sta l’inghippo che mette fuori strada me e il commissario,ma quando questo accade ci resto male e diminuisco il numero delle stelle.Per questo sono solo quattro!
Marie Poupin,una povera servetta tolesana, viene mandata dai suoi padroni nel più “raffinato”(si fa per dire)Albergo della Sorgente di Barbazan, zona termale vicina al confine con la Spagna.Andrà in treno fino a Saint Gaudens. Lì dovrà prendere una corriera che la condurrà a Barbazon. Ma la fanciulla spende i suoi risparmi per comprarsi un foulard rosso con fiori bianchi e perde la corsa. Sarà costretta ad andare a piedi.Arriva dai Blondet,i padroni dell’Albergo, sfinita ed impolverata.Irriconoscibile.Poco dopo va a letto.Ma non riesce a dormire. Così si affaccia e vede un uomo che con l’aiuto di una corda scende lungo il muro. Si mette a gridare “Al Diavolo! Al Diavolo!Tutti,proprietari e clienti si svegliano e trovano  m. Vallier,un ricco parigino che è venuto a passare le acque, strangolato con una corda nel suo letto. Marie”la donna che ha visto”non vuol sentir ragione ,è come impazzita e va via all’alba. Poco tempo dopo viene trovata affogata in uno stagno vicino.
Essendo la polizia locale incapace di risolvere il caso, la sorella di Vallier, grande amante di gatti(detta appunto “la mamma dei gatti”)muove le sue amicizie influenti affinché il famoso Richard si occupi del caso. Il Commissario non ha nessuna voglia di andare in giro per la Francia, ma gli ordini sono ordini. Ed eccolo a Barbazon ad interrogare i vecchi amici di Vallier e poi a Parigi, e poi di nuovo a Barbazon. Sale e scende da treni con un apatico Milton a fargli compagnia. Ma alla fine si dovrà assoggettare ad un inseguimento folle in una vecchia spider gialla guidata da Milton per acciuffare il suo uomo. O meglio,la sua donna!
3 Dic 2017

“Assassinio sull’Orient Express” di Kenneth Branagh-2017

Scritto da Giuseppina La Ciura
In un algido pomeriggio del Novembre del 1965,incoraggiata da mia madre grande estimatrice di Poirot, lessi per la prima volta “Orient Express”. Avevo 16 anni,l’età giusta. Si trattava della Palmina n 127 del 1935(il romanzo era apparso in UK l’anno prima). Mi piacque molto,ma non come ” Dalle nove alle dieci” o ” Morte al villaggio”( si può dire che fin dall’inizio ho amato di più la Christie rurale di quella “esotica”?).Con il tempo avrei appreso che la traduzione fatta da Alfredo Pitta era rabberciata e alquanto distante dal testo inglese( per esempio: Ratchett non il mafioso italo-americano Cassetti ma l’irlandese O’Hara e Gino Foscarelli era divenuto il brasileiro Manuel Pereira. Inoltre, mr Armstrong non si era suicidato,ma era morto di crepacuore. Ah,la Censura fascista!). Nel Gennaio del 1975, in una Foligno sotto la neve, andai a vedere “Assassinio sull’Orient Express” . Il film mi incantò. Il cast era eccezionale: Laureen Bacall, Vanessa Redgrave,Sean Connery, Ingrid Bergmann(che vinse l’Oscar),Richard Widmark etc. Albert Finney, che vestiva i panni e i baffi di Hercule, non mi convinse molto dal punto di vista estetico. Troppo lontano dal mio immaginario Poirot. Il film ebbe un grande successo di pubblico e critica(il regista era Sidney Lumet) e i produttori cercarono di sfruttare il filone portando sullo schermo altri romanzi della Christie come” Poirot  sul Nilo” e “Corpi al sole”. Finney cedette il posto a Peter Ustinov, grande attore ma troppo alto e grasso per essere un Poirot credibile. Poi arrivò la tv e Suchet, che a mio parere è perfetto nella parte(ma i telefilm sono mediocri).
Ed eccoci in questo Natale 2017 al remake di “Assassinio sull’Orient Express”. Il film è diretto da Kenneth Branagh che riserva per sé il ruolo di Hercule Poirot. Non mi ha affatto convinta né come regista(il ritmo non è compatto per cui a momenti in cui non succede nulla si alternano altri troppo movimentati:pensate inseguimenti in un romanzo della Christie!)né come Poirot. Baffoni enormi alla Francesco Giuseppe, capelli folti, tratti anglosassoni. Legge Dickens(!!!)e non lascia spazio a nessuno. In realtà non ha torto . Il cast, con alcune eccezioni,è modesto o fuori ruolo. Chi sono Josh Gad, Daisy Ridley , Marwan Kenzari, Leslie Odom J? Soprattutto costui è un omaggio al politicamente corretto dato che  Odom è di colore e veste i panni del Dr Arbuthnot(la Christie era una tory e razzista come tutti in quel periodo storico).
Restano una splendida fotografia e una scenografia sontuosa.