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domenica 29 aprile 2018

29 Ago 2017

” Il rifugio dell’orco”di Bernardo Cicchetti-Arcana 2016

Scritto da Giuseppina La Ciura
Sono spesso le piccole e quasi sconosciute case editrici a pubblicare i libri più interessanti per i lettori ” difficili”, quelli che non si accontentano del bestseller o dell’autore alla moda. E’ il caso di Antonio Tombolini editore(Loreto-Ancona) che nella collana “Oscura” ha pubblicato nel 2016 il giallo di Bernardo Cicchetti” Il rifugio dell’orco”. Il romanzo ha partecipato al Premio Tedeschi del 2012, arrivando tra i primi cinque. Non comprendo perchè non abbia vinto meritandolo ampiamente. Non gli manca nulla.
Il suo punto di forza è la trama, non solo  originale ma che racchiude in sè un delitto impossibile ,”della camera chiusa”(una rarità per  la letteratura poliziesca italiana e,per giunta, risolto in modo magistrale).
Il libro si apre con un prologo che è anche un epilogo. Un giovane uomo si presenta al Capitano della Stazione dei Carabinieri di un piccolo centro campano con una lettera.I fatti cui ci si riferisce sono accaduti nei primi anni 60. La Villa Comunale di una cittadina meridionale è il luogo d’incontro di un gruppo di ragazzi delle Medie. E’l'agosto del 1964. Si gioca a palla(che è poi una pietra), si scherza, ci si sfida in Matematica. D’improvviso entra in scena un personaggio misterioso. “Magro , frusto, i capelli rossicci lunghi ed unti,gli occhi di un celesto chiaro chiaro,il naso prominente,la carnagione pallida,” vestito miseramente e l’aria assente. Ma a far le divisioni è imbattibile e così conquista i ragazzi e diviene il Maestro. Con lui i ragazzi parlano di tutto e così un giorno il discorso cade sui misteri del paese: la morte del piccolo Vicenzino e la scomparsa di don Raimondo Frasca. Costui era solito confessare e dire la Messa in una piccola chiesa con annessa sacrestia ogni venerdì del mese. Un venerdì ,finita la funzione, scomparve. I ragazzi che giocavano nella piazzetta antistante non lo videro uscire e i Carabinieri,chiamati dalla sorella del prete Adelina,non lo trovarono né in chiesa né nella sacrestia. Mistero! I ragazzi, incoraggiati dal Maestro che viveva nel locale Manicomio-uno dei più attrezzati d’Italia- si danno alle indagini e tirano fuori soluzioni quanto mai fantasiose. Passano gli anni. Cambiano gli interessi. L’io narrante si laurea in Matematica, va via, si sposa. Ritorna quindici anni dopo con una lettera di un certo Lorenzo Pagliari.
E ritorno alla domanda iniziale: perchè questo Giallo di Cicchetti,prof di Matematica,traduttore dall’Inglese per importanti case editrici, non vinse il Premio Tedeschi nel 2012 con questo splendido Giallo della “Camera Chiusa”? Forse perchè era perfetto,matematicamente perfetto? 

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