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venerdì 20 aprile 2018

7 Giu 2012

Omaggio a Ray Bradbury(1920-2012): “Morte a Venice”(Death is a lonely Business-1985)- RCS 1987

Scritto da Giuseppina La Ciura
Alcuni giorni fa –per l’esattezza il 5  Giugno- è scomparso a Los Angeles alla bella età di 91 anni Ray Bradbury, uno dei Grandi della Fantascienza.
Di lui ho letto(e riletto)  un solo romanzo: “ Death is a lonely business”a cui la Rizzoli diede il titolo un po’ anonimo di “Morte a Venice”. Lo comprai nel lontano 1988  perché nel risvolto lo si presentava come un giallo. Forse sarebbe stato più corretto scrivere “è anche un giallo”. In realtà, “Morte a Venice” *è un romanzo complesso ed affascinante con cui Bradbury mirava  a conquistare dopo i lettori(e ne aveva moltissimi in tutto il mondo)anche i critici che con lui sono sempre stati molto severi. Certo, il protagonista, un giovane scrittore alle prime armi che scrive racconti per 40 dollari per Dime Detective e Black Mask e Elmo Crumley, un investigatore per nulla fascinoso come certi suoi colleghi californiani, indagano insieme e con successo su una serie di morti misteriose che  hanno come sfondo Venice, cittadina costiera a pochi miglia da Los Angeles, ma il cuore del libro è altrove.**
A mio parere,infatti,il romanzo  trova la sua vera ispirazione  nella grande tradizione del noir americano degli Anni 40(non a caso la vicenda si svolge nel 1949 e la dedica è per i quattro più grandi noiristi americani di sempre Hammett, Cain, Ross MacDonald e Chandler) e nelle atmosfere stregate di Poe, Bierce  e Lovecraft.  La ridente Venice Beach si trasforma così  in una cittadina  triste, nebbiosa, sporca, agonizzante sulla  cui spiaggia giacciono le macchine petrolifere come strani uccelli di ferro e nei canali oleosi le gabbie rugginose  di un antico luna-park. A Venice tutto sa di Morte, una morte solitaria e paurosa. Nelle case  fatiscenti  i pochi abitanti sono vecchi , scheletriti dal Tempo, in eterna attesa. Oltre che per l’atmosfera, il libro si impone  per  i suoi personaggi laddove la fantasia di Bradbury non ha più freni di sorta(vero, mr Lansdale?): un’ex- diva del cinema muto, un mendicante pazzo, un osceno barbiere, una vecchia paralizzata nel suo letto di martirio, una cantante dalla voce meravigliosa che annega nel suo grassume, un inquietante ipnotizzatore.
Ma nessun  personaggio è  più personaggio di lui: Ray Bradbury, ex ragazzo dell’Illinois che amava la sua vecchia macchina da scrivere, il Pianeta Rosso e il gatto Tigger.
Ottima la traduzione di Giuseppe Lippi.
* Nel 2000 Fazi ripubblicò il libro con il titolo “La morte è un affare solitario”
** Elmo Crumley ritorna in “The Graveyard for Lunatics”(1990) che da noi ha il titolo di ” La follia è una bara di Cristallo”Rizzoli ed. Il libro è dedicato alla Grande Hollywood e ai registi Mamoulian, Cukor, Huston e Lang. 

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