Archivio blog

sabato 28 aprile 2018

2 Giu 2015

“La figlia del boia”(Die Henkerstochter- 2008) di Oliver Potzsch- Neri Pozza 2012

Scritto da Giuseppina La Ciura

La figura del boia è sempre stata considerata inquietante,misteriosa, terribile. Il suo mestiere infamante, la sua identità tenuta segreta.Ma lo scrittore bavarese Oliver Pötzsch non la pensa così tanto da dichiarare con una certa fierezza di discendere da una dinastia di carnefici ,precisamente la famiglia Kuisle,che si tramandò il mestiere(e i suoi non certo nobili segreti)dal IX al XIX secolo.E fa di un suo antenato del 1600 l’Eroe di una serie di romanzi storici/thriller di cui “La figlia del boia”è il primo capitolo*.
Shongau, Baviera,1659. La cittadina medioevale,importante centro commerciale ai piedi del fiume Lech e famosa per i suoi traffici con Venezia, non ha ancora superato le terribili ferite subite durante la tragica Guerra dei Trent’Anni. Mercenari sbandati e violenti vagano per le sue bellissime foreste, le condizioni sanitarie sono pessime( per esempio: ad ogni ora del giorno si è soliti sversare il contenuto dei pitali in strada), l’economia ristagna per la tenace opposizione degli Augustani, gli abitanti, dai ricchi mercanti ai poveri che vivono in strada, sono ignoranti e superstiziosi. Tutti gli avvenimenti negativi vanno attribuiti all’intervento del Diavolo e delle sue fedeli ed amanti,le streghe. Basta poco perchè una donna venga accusata di essere una sodale del Diavolo e finisca sul rogo,dopo terribili torture. Il boia è,quindi, in questa società pre-illuministica, un personaggio importante, temuto, ma emarginato. Jakob Kuisl,il boia di Shongau, è un gigante alto quasi due metri, di forza erculea, dalla barba spinosa e dalle dita adunche. E’ anche un uomo che ha molto vissuto e ha un’apertura mentale insolita per i tempi. Feroce con i criminali che lascia appesi a disfarsi sulla collina come memento, sa essere dolce con i deboli e gli innocenti. Studia testi di medicina, fa decotti ed unguenti per curare i malati(mentre il vecchio medico del luogo ne sa quanto un barbiere)e aiuta sempre con le erbe le donne,gravate dal peso di continue gravidanze frutto di mariti avvinazzati e brutali,ad abortire.
A complicare questo quadro non proprio idilliaco,iniziano a morire sgozzati dei bambini orfani e poco amati dalle loro famiglie adottive. Sulle loro spalle,c’è sempre un segno, un marchio inciso con il sambuco. E’ il cerchio di Venere-tanto caro nei nostri Anni 70 alle femministe- che nella Shongau del 1659 è il simbolo delle streghe. Poichè le piccole vittime per trovare un po’ d’amore solevano incontrarsi in casa della levatrice del paese Martha Stechlin, costei viene subito additata come l’assassina, la strega. Portata in carcere, viene affidata alle “cure” del boia. La Legge esige che la donna,prima di finire sul rogo, confessi sotto tortura che è colpevole in quanto legata al Diavolo da un patto satanico. Il boia,però, non è convinto che la donna che ha fatto nascere i suoi figli-l’ardimentosa Magdalena del titolo italiano e i gemelli Georg e Barbara-sia una strega e nell’orrida camera di tortura,davanti ai potenti della città, si avvale di tutta la sua esperienza..per non farla confessare. Poi, lasciati gli abiti sinistri del boia, Kuisl si trasforma in un detective alla Marlowe. Niente cellule grigie,ma azione pura e grandi scontri all’arma bianca con il Diavolo(un uomo,è ovvio). In questa sua indagine che tiene il lettore con il fiato sospeso, ha per fortuna due  validi aiutanti:la figlia Magdalena e Simon,il figlio del vecchio medico. Nei cuniculi di una vecchia cappella avviene il   titanico scontro finale(molto hollywoodiano) da cui il boia esce ferito ma  vincente.
Quanto alla soluzione poliziesca, è meglio non parlarne. Potzcsh non è Arthur Conan Doyle o Agatha Christie.
Nonostante ciò, “La figlia del boia” è un libro da leggere(per dimenticare gli affanni terreni e ,forse, anche quelli ultraterreni).
* Neri Pozza ha pubblicato un secondo libro con il nostro Eroe dal titolo titolo “La figlia del boia e il monaco nero”

Nessun commento:

Posta un commento