23
Giu
2010
“La camera tragica”di Enzo Gemignani Nerbini editore Novembre 1942
Nonostante ciò, “La Camera tragica “è un romanzo interessante. Innanzitutto per la presenza del detective privato di Gemignani, il giapponese Yama Koto. L’autore lo descrive come un “piccolo uomo dalla faccia gialla”, calmo, imperturbabile, atarassico, che conduce le sue indagini nella massima segretezza, cioè senza che il lettore ne sappia qualcosa( e quindi contravvenendo ad una delle regole del Giallo classico di stampo anglosassone). Yama Koto “lavora” in Argentina, a Buenos Aires dove è molto apprezzato tanto che il suo ufficio è una lussuosa suite al Plaza Hôtel. Ed è qui che riceve il dottor Dario Godoy il quale richiede i suoi costosi servigi perché mandi dietro le sbarre la bella e giovane Livia Maldonado, rea secondo il Godoy di aver assassinato il cinquantenne marito Valeriano. In effetti, Godoy, anche lui non proprio giovanissimo, è innamorato perso della vedova, che ai suoi occhi ha la colpa di preferirgli l’affascinante e giovane pittore Febo Lafuente. A questo punto, il romanzo deraglia verso il dramma passionale a fosche tinte, tutto “sangre y muerte”(Gemignani era anche un brillante traduttore dallo spagnolo). Valeriano Maldonado, la vittima, è infatti un hidalgo dalla vita dissoluta che, dopo la morte per consunzione a Milano del suo unico figlio Bernardino, si è ammalato di cuore. Per questo ha lasciato la Capitale e si è trasferito a vivere con la seconda moglie Livia, di cui è gelosissimo, in una villa a San Isidro, sul Rio della Plata. Qui è avvenuta la tragedia. Una sera, mentre tutti- tra cui i due camerieri- sono al pianterreno, Maldonado sale in camera, ma , varcata la soglia, cade a terra emettendo un grido lacerante. Poiché per il dottor Godoy nessun malato di cuore muore così, il giapponese sentenzia che si tratta di un “delitto ad opera di una mente acutissima.”Lo sarà, ma il lettore ,in tutta sincerità, non se ne accorge tanto è preso dai maneggi dei due pretendenti in gara tra di loro per accaparrarsi el corazon della vedova e dai continui, spesso tattici, svenimenti di costei. E’ ovvio che il movente del delitto è passionale: il modus operandi dell’assassino è invece, a mio avviso, “quasi”impossibile.
Nessun commento:
Posta un commento