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domenica 15 aprile 2018

5 Lug 2010

” Delitto a Mosca”( Murder in Moscow-1951)- di Andrew Garve-I Gialli Mondadori- 1953

Scritto da Giuseppina La Ciura

In questo Luglio 2010 che si annuncia torrido,  la Redazione del Giallo Mondadori, che l’entrata di Maurizio Costanzo ha reso più equilibrata, ha tirato fuori dal dimenticatoio Andrew Garve ed uno dei suoi polizieschi più celebri: “Murder in Moscow” appunto. Il romanzo- che il terzo dei trenta di questo autore colto e raffinato, laureato all’Università di Manchester e di Londra, giornalista dell’Economist e corrispondente  estero  in Unione Sovietica durante l’ultimo conflitto mondiale – è , comme d’habitude- ben descritto dalla copertina di Jacono. In essa campeggiano il ritratto di Stalin e la bandiera rossa con tanto di falce e martello. Siamo nel 1951(nel romanzo) e nel 1953 (nell’edizione italiana). In piena Guerra Fredda. Io ero bambina e vivevo nel terrore dell’arrivo dei Cosacchi che avrebbero abbeverato i loro cavalli nelle fontane antistanti San Pietro. Vivevo in una famiglia cattolica ed anticomunista. E’ ovvio che da ragazza non lessi questo libro. Non mi interessava proprio. Adesso, a lettura ultimata, devo ammettere che non ho perso granché. La trama è  noiosa e alquanto prevedibile. Eccola in sintesi.
George Verney, l’io narrante, corrispondente estero del Record, viene mandato dal suo giornale a Mosca all’inizio del 1951, in piena Guerra Fredda, per “raccogliere materiale sui cambiamenti del dopoguerra”. A metà Febbraio atterra a Berlino in aereo e da lì parte  in treno per Mosca .A Varsavia, si accorge che viaggia con lui una delegazione inglese guidata dal celebre reverendo Mullett, “zelantissimo fautore della politica sovietica , che svolgeva a Londra un’attiva opera di propaganda.”. Verney e la delegazione inglese finiscono all’hotel Astoria dove sono alloggiati alcuni giornalisti stranieri, soprattutto americani. La temperatura esterna tocca i meno tenta ma quella all’interno della delegazione britannica è al calor bianco se ci scappa il morto. E’ proprio Mullett la vittima. Viene ucciso a colpi di bottiglia. La polizia sovietica accusa Nikolai, il cameriere dell’hotel. Costui ha servito presso una famiglia di nobili in gioventù e ha nostalgia dei vecchi tempi, anche se con il comunismo suo figlio ha potuto studiare e divenire medico. Verney non può accettare che un innocente paghi per un delitto che non ha commesso ed investiga per conto suo pervenendo ad una verità scomoda per tutti( sovietici ed inglesi). Ma nulla c’è di impossibile per le menti geniali dei politici e il caso è risolto in modo brillante.
Gli estimatori di Garve sostengono che l’interesse del romanzo stia essenzialmente  nella descrizione realistica- e anche divertente- del mondo sovietico dell’età staliniana al tramonto, ma questo poteva forse valere nel 1953. Nel 2010,  di quel periodo storico sappiamo tutto e anche che l’orso sovietico non era poi così cattivo come lo descrivevano gli Americani e i loro Alleati. Senza il pericolo rosso non avremmo avuto democrazie compiute e governanti e capitalisti intelligenti. Senza l’Orso siamo nelle mani  di politici corrotti e di capitalisti senza scrupoli, se non criminali

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