Archivio blog

giovedì 26 aprile 2018

8 Ago 2014

“L’impazienza del cuore “di Stefan Zweig -Elliot 2014.

Scritto da Giuseppina La Ciura
“Ungeduld des Herzens”(in italiano “L ‘impazienza del cuore”)è  l’unico  romanzo del grande scrittore mitteleuropeo Stefan Zweig(1881-1942).Lo scrisse tra il 1936 e il 1938, in esilio a Londra. Mentre i Nazisti si annettevano la sua Patria e si preparavano a devastare l’Europa e a sterminare i suoi fratelli ebrei, Zweig torna con la memoria al tempo dell’Impero Austro -ungarico in cui convivevano(in apparente)armonia etnie  e popoli diversi.È  l’Austria Felix di Roth ,Perutz, Kafka ecc.Zweig  la descrive in un momento particolare della sua Storia : i mesi che vanno dal Novembre del 1913 al Giugno del 1914 , gli ultimi prima dell’immane massacro.
In una sperduta guarnigione della meravigliosa campagna ungherese il giovane tenente Anton Hofmiller vive la sua vita routinaria di soldato.Vicino  alla guarnigione sorge il bellissimo castello del nobile  Von Kekesfalva. Tra gli ufficiali non si parla altro che delle favolose  ricchezze del vecchio barone e della bellezza sensuale della nipote Ilona .Il tenente ne è  intrigato e,attraverso il farmacista del luogo,si fa invitare al castello.  A cena incontra Edith,la giovanissima castellana. Edith  è bella, esile, fragile e,in quell’atmosfera  cordiale e serena, l’ufficialetto trova il coraggio di invitarla a ballare. La fanciulla invece di accettare l‘invito scoppia in singhiozzi disperati. Così Hofmiller scopre che Edith è  ”una figliastra  di Dio “,una storpia che per muoversi deve usare delle orribili stampelle di ferro.

Il giovane tenente che è un bravo ragazzo si lascia travolgere dalla compassione.Ora ,secondo Zweig ,ci sono due tipi di compassione.”L’Una ,debole  e sentimentale,che è una semplice  impazienza  del cuore di liberarsi al più  presto della pena per la sventura altrui,non consiste nel soffrire con l’altro ,ma è un istintivo allontanare il dolore altrui dalla propria anima.L’altra ,l’unica che conta,è la compassione …..creatrice.che sa quello che vuole ed è decisa pazientemente e condividendo il dolore a tener duro fino al’estremo delle proprie forze, e anche oltre”*
Hofmiller è incapace di assumersi le sue responsabilità, di essere sincero, di amare una disabile. Egli è un vile e un conformista. Come quasi  tutti gli uomini, vuole mostrarsi davanti ai suoi amici e in società con al suo fianco una donna  bella,sana,attraente,  degna di ammirazione e di invidia.
Se il protagonista,che racconta in prima persona secondo le regole del”flusso di coscienza”,appare meschino ,l”eroina è ,agli occhi di noi lettori  d’oggi,insopportabile  perchè usa il suo handicap per tirannaggiare il padre(un ebreo arricchitosi in modo disonesto)e la cugina povera.A vent’ anni quando si è ricchi non ci si accontenta .Si vuole tutto,anche l’amore di un giovanotto che non ti può amare.
Quando si diffonde la notizia che a Sarajevo l’arciduca e la sua consorte sono stati uccisi,il destino dei nostri eroi è compiuto.
*cf r pagina 196
Nb è  evidente che un blog non è  il mezzo  più  adatto per  recensire in modo adeguato un romanzo così  complesso in cui  Zweig esprime con assoluta sincerità ,lucidità e passione la sua visione del mondo.   Il mio è  da considerarsi un modesto tributo  ad  un grande  libro e  ad un grande scrittore .

Nessun commento:

Posta un commento