8
Ago
2014
“L’impazienza del cuore “di Stefan Zweig -Elliot 2014.
“Ungeduld
des Herzens”(in italiano “L ‘impazienza del cuore”)è l’unico romanzo
del grande scrittore mitteleuropeo Stefan Zweig(1881-1942).Lo scrisse
tra il 1936 e il 1938, in esilio a Londra. Mentre i Nazisti si
annettevano la sua Patria e si preparavano a devastare l’Europa e a
sterminare i suoi fratelli ebrei, Zweig torna con la memoria al tempo
dell’Impero Austro -ungarico in cui convivevano(in apparente)armonia
etnie e popoli diversi.È l’Austria Felix di Roth ,Perutz, Kafka
ecc.Zweig la descrive in un momento particolare della sua Storia : i
mesi che vanno dal Novembre del 1913 al Giugno del 1914 , gli ultimi
prima dell’immane massacro.
In una sperduta guarnigione della meravigliosa campagna ungherese il giovane tenente Anton Hofmiller vive la sua vita routinaria di soldato.Vicino alla guarnigione sorge il bellissimo castello del nobile Von Kekesfalva. Tra gli ufficiali non si parla altro che delle favolose ricchezze del vecchio barone e della bellezza sensuale della nipote Ilona .Il tenente ne è intrigato e,attraverso il farmacista del luogo,si fa invitare al castello. A cena incontra Edith,la giovanissima castellana. Edith è bella, esile, fragile e,in quell’atmosfera cordiale e serena, l’ufficialetto trova il coraggio di invitarla a ballare. La fanciulla invece di accettare l‘invito scoppia in singhiozzi disperati. Così Hofmiller scopre che Edith è ”una figliastra di Dio “,una storpia che per muoversi deve usare delle orribili stampelle di ferro.
Il giovane tenente che è un bravo ragazzo si lascia travolgere dalla compassione.Ora ,secondo Zweig ,ci sono due tipi di compassione.”L’Una ,debole e sentimentale,che è una semplice impazienza del cuore di liberarsi al più presto della pena per la sventura altrui,non consiste nel soffrire con l’altro ,ma è un istintivo allontanare il dolore altrui dalla propria anima.L’altra ,l’unica che conta,è la compassione …..creatrice.che sa quello che vuole ed è decisa pazientemente e condividendo il dolore a tener duro fino al’estremo delle proprie forze, e anche oltre”*
Hofmiller è incapace di assumersi le sue responsabilità, di essere sincero, di amare una disabile. Egli è un vile e un conformista. Come quasi tutti gli uomini, vuole mostrarsi davanti ai suoi amici e in società con al suo fianco una donna bella,sana,attraente, degna di ammirazione e di invidia.
Se il protagonista,che racconta in prima persona secondo le regole del”flusso di coscienza”,appare meschino ,l”eroina è ,agli occhi di noi lettori d’oggi,insopportabile perchè usa il suo handicap per tirannaggiare il padre(un ebreo arricchitosi in modo disonesto)e la cugina povera.A vent’ anni quando si è ricchi non ci si accontenta .Si vuole tutto,anche l’amore di un giovanotto che non ti può amare.
Quando si diffonde la notizia che a Sarajevo l’arciduca e la sua consorte sono stati uccisi,il destino dei nostri eroi è compiuto.
*cf r pagina 196
Nb è evidente che un blog non è il mezzo più adatto per recensire in modo adeguato un romanzo così complesso in cui Zweig esprime con assoluta sincerità ,lucidità e passione la sua visione del mondo. Il mio è da considerarsi un modesto tributo ad un grande libro e ad un grande scrittore .
In una sperduta guarnigione della meravigliosa campagna ungherese il giovane tenente Anton Hofmiller vive la sua vita routinaria di soldato.Vicino alla guarnigione sorge il bellissimo castello del nobile Von Kekesfalva. Tra gli ufficiali non si parla altro che delle favolose ricchezze del vecchio barone e della bellezza sensuale della nipote Ilona .Il tenente ne è intrigato e,attraverso il farmacista del luogo,si fa invitare al castello. A cena incontra Edith,la giovanissima castellana. Edith è bella, esile, fragile e,in quell’atmosfera cordiale e serena, l’ufficialetto trova il coraggio di invitarla a ballare. La fanciulla invece di accettare l‘invito scoppia in singhiozzi disperati. Così Hofmiller scopre che Edith è ”una figliastra di Dio “,una storpia che per muoversi deve usare delle orribili stampelle di ferro.
Il giovane tenente che è un bravo ragazzo si lascia travolgere dalla compassione.Ora ,secondo Zweig ,ci sono due tipi di compassione.”L’Una ,debole e sentimentale,che è una semplice impazienza del cuore di liberarsi al più presto della pena per la sventura altrui,non consiste nel soffrire con l’altro ,ma è un istintivo allontanare il dolore altrui dalla propria anima.L’altra ,l’unica che conta,è la compassione …..creatrice.che sa quello che vuole ed è decisa pazientemente e condividendo il dolore a tener duro fino al’estremo delle proprie forze, e anche oltre”*
Hofmiller è incapace di assumersi le sue responsabilità, di essere sincero, di amare una disabile. Egli è un vile e un conformista. Come quasi tutti gli uomini, vuole mostrarsi davanti ai suoi amici e in società con al suo fianco una donna bella,sana,attraente, degna di ammirazione e di invidia.
Se il protagonista,che racconta in prima persona secondo le regole del”flusso di coscienza”,appare meschino ,l”eroina è ,agli occhi di noi lettori d’oggi,insopportabile perchè usa il suo handicap per tirannaggiare il padre(un ebreo arricchitosi in modo disonesto)e la cugina povera.A vent’ anni quando si è ricchi non ci si accontenta .Si vuole tutto,anche l’amore di un giovanotto che non ti può amare.
Quando si diffonde la notizia che a Sarajevo l’arciduca e la sua consorte sono stati uccisi,il destino dei nostri eroi è compiuto.
*cf r pagina 196
Nb è evidente che un blog non è il mezzo più adatto per recensire in modo adeguato un romanzo così complesso in cui Zweig esprime con assoluta sincerità ,lucidità e passione la sua visione del mondo. Il mio è da considerarsi un modesto tributo ad un grande libro e ad un grande scrittore .
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