7
Nov
2010
“La camera chiusa” di Maj Sjowall e per Wahloo- Sellerio 2010
Romanzo
di più di 400 pagine questo ottavo della coppia regina del procedural
nordico, complesso e fitto di eventi criminali, di sequenze ora
spassose- come quelle che hanno come protagonista l’ottuso procuratore
Bulldozer Olsson- ora paradossali, ora tragiche, di giudizi al vetriolo
sulla società svedese ai tempi di Palme. Come scrive nella nota finale
Häkan Nesser, “La camera chiusa”( titolo che si riferisce più ad una
condizione interiore che al famoso sottogenere caro a tanti giallofili) è
un romanzo che piacque moltissimo ai suoi tempi ai giovani della
sinistra radicale e molto meno agli appassionati della letteratura
poliziesca. Può darsi che questi ultimi abbiano avuto ed abbiano ancor
oggi ragione, ma, a mio modesto parere, il romanzo resta assolutamente
imperdibile. Direi di più: è un capolavoro tout court.
Il racconto si apre con una rapina in banca che finisce nel sangue. La giovane rapinatrice, terrorizzata anche perché inesperta, spara su un certo Gärdon, un cliente della banca che da perfetto idiota “voleva giocare a fare l’eroe”* Il lunedì successivo 3 Luglio 1972- i particolari sono molto importanti nei libri della coppia- Martin Beck, che avevamo lasciato gravemente ferito in “ L’uomo sul tetto”, ritorna dopo mesi di convalescenza al suo lavoro di commissario della squadra mobile e capo della sezione omicidi. Si sente “vecchio e logoro” dentro anche perché si è separato da poco dalla moglie e sua madre sta morendo in una casa di riposo, ma a chi lo incontra appare come un uomo sano e forte, che si muove rapidamente e con agilità. Al suo rientro, gli si offre il caso di un pensionato 62enne, certo Karl Edvin Svärd il cui corpo è stato trovato in avanzato stato di decomposizione in un povero monolocale. Il caso è stato archiviato come suicidio, ma Beck scopre dal rapporto dei suoi colleghi una grave lacuna. L’uomo sarebbe morto a causa di una pallottola che gli ha spaccato il cuore, ma nella camera ermeticamente chiusa non si è trovata l’arma. Per la prima volta nella sua lunga carriera Beck è costretto a confrontarsi con un simile enigma – d’altronde non è nemmeno un cultore dei polizieschi della camera chiusa- e per questo ha un approccio molto particolare, direi rivoluzionario: invece di scoprire il modus operandi dell’assassino, cerca l’assassino per farsi spiegare da lui come ha operato(Gideon Fell si rivolterà certo nella tomba…) Tenace e determinato, il commissario riesce a trovare un collegamento tra i due fatti criminosi e a risolvere il mistero della camera chiusa, proprio come voleva. Facendoselo raccontare dal colpevole che però, considerata l’ottusità della polizia svedese,……..
Co’è facile arguire da queste poche note, “La camera chiusa” è un libro cupo, disperato. Una sola luce in tante tenebre: . Rhea Nielsen, l’amore della maturità di Beck, una donna impegnata, colta, calorosa e forte che ha trasformato la sua casa in una sorta di comune in cui ognuno vive in pace con se stesso e i propri simili, dando e ricevendo amore e solidarietà.
Eh sì, negli Anni 70 si sognava ancora un mondo migliore…..
* cfr pag 18
Il racconto si apre con una rapina in banca che finisce nel sangue. La giovane rapinatrice, terrorizzata anche perché inesperta, spara su un certo Gärdon, un cliente della banca che da perfetto idiota “voleva giocare a fare l’eroe”* Il lunedì successivo 3 Luglio 1972- i particolari sono molto importanti nei libri della coppia- Martin Beck, che avevamo lasciato gravemente ferito in “ L’uomo sul tetto”, ritorna dopo mesi di convalescenza al suo lavoro di commissario della squadra mobile e capo della sezione omicidi. Si sente “vecchio e logoro” dentro anche perché si è separato da poco dalla moglie e sua madre sta morendo in una casa di riposo, ma a chi lo incontra appare come un uomo sano e forte, che si muove rapidamente e con agilità. Al suo rientro, gli si offre il caso di un pensionato 62enne, certo Karl Edvin Svärd il cui corpo è stato trovato in avanzato stato di decomposizione in un povero monolocale. Il caso è stato archiviato come suicidio, ma Beck scopre dal rapporto dei suoi colleghi una grave lacuna. L’uomo sarebbe morto a causa di una pallottola che gli ha spaccato il cuore, ma nella camera ermeticamente chiusa non si è trovata l’arma. Per la prima volta nella sua lunga carriera Beck è costretto a confrontarsi con un simile enigma – d’altronde non è nemmeno un cultore dei polizieschi della camera chiusa- e per questo ha un approccio molto particolare, direi rivoluzionario: invece di scoprire il modus operandi dell’assassino, cerca l’assassino per farsi spiegare da lui come ha operato(Gideon Fell si rivolterà certo nella tomba…) Tenace e determinato, il commissario riesce a trovare un collegamento tra i due fatti criminosi e a risolvere il mistero della camera chiusa, proprio come voleva. Facendoselo raccontare dal colpevole che però, considerata l’ottusità della polizia svedese,……..
Co’è facile arguire da queste poche note, “La camera chiusa” è un libro cupo, disperato. Una sola luce in tante tenebre: . Rhea Nielsen, l’amore della maturità di Beck, una donna impegnata, colta, calorosa e forte che ha trasformato la sua casa in una sorta di comune in cui ognuno vive in pace con se stesso e i propri simili, dando e ricevendo amore e solidarietà.
Eh sì, negli Anni 70 si sognava ancora un mondo migliore…..
* cfr pag 18
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