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martedì 17 aprile 2018

6 Apr 2011

“L’uomo di paglia”di Pietro Germi

Scritto da Giuseppina La Ciura
Dopo i  noir americani degli Anni 40 mi è venuta la passione per i film italiani degli Anni 50. Mi piacciono per vari motivi: sono in bianco e nero, raccontono storie semplici ma intense, sono interpretati da grandi attori e diretti da registi come non ce ne sono più. Pietro Germi è uno di questi.Ero giovanissima mentre girava ad Ispica il suo capolavoro” Divorzio all’italiana”. Ricordo che il paese era tutto in subbuglio per la presenza di Marcello Mastroianni. Io, però, rimasi colpita da Germi. Un uomo introverso, severo, tormentato, virile.
Tutto ciò appare evidente in “L’uomo di paglia” del 1958. In questo film è Andrea, un operaio quarantenne felicemente sposato e padre del piccolo Giulio. La sua vita scorre serena tra lavoro, amici al bar e battute domenicali di caccia. Durante una di queste Giulio si ammala gravemente. Per guarire ha bisogno di una bella vacanza al mare, a Fiumicino. Andrea resta quindi solo in città. Una sera, sulla corriera che lo riporta a Roma dal mare, incontra Rosa, una giovane vicina di casa. Tra i due scoppia la passione. Che per Andrea ha i limiti di un’avventura, per Rosa- una Franca Bettoja molto convincente nel ruolo- è l’Amore. Al ritorno della moglie e del figlio, l’uomo decide di troncare la relazione. Rosa, invece,….
Il film ebbe un grande successo di pubblico, ma fu criticato a sinistra perchè l’operaio descritto da Germi non aveva “coscienza di classe”. Era solo un piccolo borghese. Altri critici avrebbero voluto un altro finale, più amaro e “femminista”. A me il film è piaciuto così, avendo imparato che la vita non è solo fatta di grandi gesti ma anche di umana sopportazione. 

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