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lunedì 23 aprile 2018

5 Apr 2013

“La tragedia in casa Coe”(“The kennel murder case”-1933) di S.S. Van Dine-Palmina n 89-1934

Scritto da Giuseppina La Ciura
Avendo appreso che il volume di Aprile degli Speciali del GM dedicato ai detective dell’impossibile contiene,oltre che a “I quattro Giusti” di Edgar Wallace e a un racconto della Brand, “La tragedia in casa Coe” di S.S. Van Dine, sono stata afferrata dal desiderio di rileggere(per la quarta volta?) questo mitico sesto “murder case” con Philo Vance. Per la bisogna, ho preso in mano la prima edizione, la mia preferita, Palmina n 89 per la traduzione di Marcella Pavolini Hannau e copertina -bellissima- di Abbey.
Dato che la trama è arcinota, mi dedicherò a sottolineare alcuni particolari a mio parere interessanti. Innanzitutto, l’ambientazione. S.S.Van Dine colloca il delitto(o meglio i delitti) in una dimora tipica dei grandi polizieschi americani a partire da Anna K. Green. Si tratta di un vecchio palazzo dalla facciata in arenaria al n 98 della 71 Strada a poca distanza dal Central Park. La casa è a tre piani, solida, tetra, sovraccarica di mobili e di tendaggi. Grandi stanze si accompagnano a stanzette e bugigattoli dove è facile nascondersi il che genera nel lettore un naturale senso di oppressione e di paura. In genere,in queste dimore aristocratiche, la stanza per eccellenza è il salotto dove i padroni di casa sono soliti ricevere. Ma in casa Coe non ci sono dame perchè i due fratelli Coe sono scapoli castissimi( ma spesso Brisbane si reca a Chicago: lui dice per affari. Sarà?).Il cuore di casa Coe è quindi la biblioteca del pianterreno. E’ qui che Arturo Coe conserva gelosamente in apposite vetrinette i preziosi oggetti d’arte cinese di cui è un famoso collezionista. Il suo corpo senza vita viene però trovato nella sua camera da letto, al primo piano. L’uomo è seduto in poltrona, ha una pallottola ficcata nel cranio e una pistola di madreperla in mano. La porta della stanza è sprangata dal di dentro. Suicidio, afferma perentorio il procuratore distrettuale Giovanni Markham. Ma Philo Vance non crede a questa soluzione. Secondo lui, Coe non è tipo da suicidarsi. E perchè poi? Gode di ottima salute,è molto ricco, virtuoso e con una grande passione che gli dà gioia e soddisfazioni. Se è stato ucciso(e l’intrattabile dottor Doremus non ha dubbi a proposito), la cerchia dei possibili colpevoli è molto ristretta. Non ci sono infatti mogli infedeli o a cui si è infedeli, amanti gelosi e maitresse giovani e desiderose di convolare a giuste nozze, governanti dal passato torbido e cameriere infide. I due servitori, l’anonimo maggiordomo Gamble e il cinese Liang Tsung Wei, “sembrano” innocui. E’ vero che gli orientali godono fama di esseri ambigui e imperscrutabili, ma Liang parla perfettamente l’inglese, ha due lauree(di cui una a Oxford!) ed è un seguace di Lao Tse. Restano il fratello Brisbane, la nipote Hilda, l’ospite del momento,l’italiano Edoardo grassi e l’amico di famiglia, nonchè fidanzato in pectore di Hilda, Raimondo Wrede. Hanno tutti dei moventi”pesanti”. Brisbane è stanco di essere tiranneggiato dal fratello maggiore che tiene, tra l’altro, i cordoni della borsa. Brisbane è un appassionato di criminologia di cui conserva i testi sacri nella libreria della sua camera. E’ astuto,ingegnoso, crudele. Wrede vuole accasarsi a tutti i costi per motivi economici con Hilda, ma ne è impedito dalla fiera opposizione dello zio .Grassi è invece interessato alla collezione di cineserie per conto di un Museo di Milano. Ed infine l’unica donna del romanzo(in realtà ve n’è un’altra, una bionda, che usa il rossetto Carmine Duplex ma è l’amica di un altro maturo riccone): la nipote Hilda Lake. Nel descrivere questo personaggio per nulla simpatico emerge la misoginia di  S.S.Van Dine. La ragazza è sulla trentina, piccola di statura, tozza e muscolosa. Veste e si muove in modo poco femminile, parla con estrema franchezza e non mostra alcun interesse per l’amore e gli uomini( ma poi si addolcirà sotto l’influsso benefico di un latino….). Philo Vance( o meglio il suo autore) appare un pò in difficoltà alle prese con un delitto della camera chiusa tanto che per la soluzione si rifà a quella wallaciana di “L’enigma dello spillo” e alla tragica morte dell’imperatrice d’Austria. Ma si conferma grande esperto di arte cinese e di cani di razza. Sono due cani infatti che lo aiuteranno a sbrogliare l’ingarbugliata matassa: Ruprecht,un doberman pinscher, che si assume il ruolo di giustiziere e la tenerissima Miss MacTavish, uno scottish terrier che Vance amerà più dei suoi adorati Cézanne. Animalista il grande detective, ma non di poveri meticci…..
Straordinario. 

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