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venerdì 20 aprile 2018

31 Mar 2012

Gwen Bristow, Bruce Manning ed Agatha Christie. Plagio?

Scritto da Giuseppina La Ciura
Gwen Bristow e Bruce Manning, entrambi giornalisti, si sposarono a New Orleans nel 1929 e tra il 1930 e il 1932 scrissero quattro gialli  di taglio classico:
-The invisible host(1930)
-The Gutenberg Murders(1931)
-The Mardi Gras Murders(1932)
- Two and two make twenty-two(1932)
Di questi solo il primo era stato tradotto e pubblicato in Italia con il titolo di “L’ospite invisibile”GEM 1936
In questo mese di Marzo è apparso tra i Bassotti il terzo giallo in ordine cronologico con il titolo di “I delitti di Carnevale”(traduzione di Francesca Stignani.(Lo leggerò a Pasqua).
Comunque la fama della coppia è legata a “L’ospite invisibile”. Non v’è dubbio che si tratti di un poliziesco di ottimo livello, un autentico divertissement letterario, ma sarebbe già stato dimenticato se Agatha Christie non avesse scritto nel 1939 “Dieci piccoli negri”(o indiani per i politicamente corretti). Infatti, per la coppia Bristow e Manning e per molti critici dame Agatha avrebbe “copiato”, si sarebbe macchiata, per uno dei suoi capolavori, di plagio.
La Christie ed i suoi  fan hanno sempre respinto l’accusa infamante, ma è innegabile che le somiglianze testuali sono molte e significative. Prendo in considerazione la trama di “L’ospite invisibile”(quella di “Dieci piccoli indiani è arcinota). Otto persone dell’alta società di New Orleans vengono invitate tramite telegramma da un misterioso anfitrione in un lussuoso attico con giardino pensile che diventa nel corso della serata e della notte un luogo da cui non si può evadere. Non basta: uno dopo l’altro gli invitati muoiono nei modi più vari in un crescendo di puro terrore. Sostituite gli otto con i dieci del giallo christiano, il giardino pensile con la solitaria dimora in un’isola deserta, i messaggi dell’anfitrione  con quelli della filastrocca, mantenete la serie delle morti misteriose  ed il gioco sembra fatto. I due romanzi divergono però nel movente(più raffinato in “Dieci piccoli indiani”))e soprattutto nel finale(più convincente in “L’ospite invisibile” E’ noto che quello christiano è il punto debole del giallo)
Plagio o no, resta il fatto indubitabile che “L’ospite invisibile” è un libro gradevole, “Dieci piccoli indiani” è un capolavoro immortale.

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