30
Mar
2011
“Tre camere a Manhattan”di Marcel Carné(1965)
“Trois chambres à Manhattan” è uno dei più famosi romanzi del
grande Belga(anche se, a mio modesto parere, non è uno dei migliori).
Nel 1965, Marcel Carné ne trasse un film che fu presentato al Festival
di Venezia. La pellicola non convinse i critici ma fece vincere ad Annie
Girardot, la protagonista, la prestigiosa Coppa Volpi.
La trama del film è sostanzialmente fedele a quella del libro. Abbandonato dalla bella moglie, François Comb(Maurice Ronet)lascia Parigi e si trasferisce a NY. Sebbene sia in Francia un attore di successo, ferito nell’autostima, vuole ricominciare in un altro Paese e mettersi alla prova. Gli inizi sono duri: la solitudine nella sfavillante Manhattan toglie il fiato, uccide. In un bar incontra Kay Larsi, ex moglie di un diplomatico e donna delusa, ferita, sbandata. La coppia cammina senza meta per parecchie notti di seguito per le strade di NY, entra nei bar per mangiare tipici piatti americani, ascoltare dei dischi,bere, soprattutto bere. Per poi finire prima in una camera di un hotel modesto e poi nella “chambrette” dell’uomo. I due si innamorano mossi dalla loro solitudine, ma François è geloso del passato della donna. Così quando Kay parte per il Messico per stare vicina alla figlia malata, l’uomo si concede un’avventura con un’attricetta. Al ritorno di Kay,….
Il bianco e nero esalta le notti di Manhattan, il girovagare dei due esseri soli ed angosciati, il loro senso di estraneità alla vita della metropoli americana. I dialoghi sono però piuttosti scontati, Ronet è bello ed impassibile, il finale prevedibile.
La trama del film è sostanzialmente fedele a quella del libro. Abbandonato dalla bella moglie, François Comb(Maurice Ronet)lascia Parigi e si trasferisce a NY. Sebbene sia in Francia un attore di successo, ferito nell’autostima, vuole ricominciare in un altro Paese e mettersi alla prova. Gli inizi sono duri: la solitudine nella sfavillante Manhattan toglie il fiato, uccide. In un bar incontra Kay Larsi, ex moglie di un diplomatico e donna delusa, ferita, sbandata. La coppia cammina senza meta per parecchie notti di seguito per le strade di NY, entra nei bar per mangiare tipici piatti americani, ascoltare dei dischi,bere, soprattutto bere. Per poi finire prima in una camera di un hotel modesto e poi nella “chambrette” dell’uomo. I due si innamorano mossi dalla loro solitudine, ma François è geloso del passato della donna. Così quando Kay parte per il Messico per stare vicina alla figlia malata, l’uomo si concede un’avventura con un’attricetta. Al ritorno di Kay,….
Il bianco e nero esalta le notti di Manhattan, il girovagare dei due esseri soli ed angosciati, il loro senso di estraneità alla vita della metropoli americana. I dialoghi sono però piuttosti scontati, Ronet è bello ed impassibile, il finale prevedibile.
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