23
Mar
2011
“L’amico d’infanzia di Maigret”(L’ami d’enfance de Maigret-1968)di Georges Simenon- Adelphi 2011
Georges Simenon vive da alcuni anni a E’palinges con la fida
Teresa e sono anni sereni e fecondi. Nel 1968 dà alle stampe un’altra
avventura, una delle ultime, del suo Commissario. Si tratta di “L’amico
d’infanzia di Maigret”, un poliziesco che conferma il grande talento e
la versatilità dello scrittore.
In questa inchiesta, Simenon non si cura molto, com’è sua abitudine, del décor. Egli è preso dal dramma in sè, dai personaggi, dalla soluzione dell’affaire.
Tutto inizia con Maigret che sta nel suo bureau ad annotare dei rapporti. E’ sereno e rilassato. Non cerca il caso. E’ il caso che viene da lui. Bussano alla porta. Joseph, il vecchio usciere, gli porge un biglietto da visita. “Léon Florentin” vi è scritto. Maigret comprende subito che si tratta di un suo vecchio compagno di liceo di Moulins. Uno che era benestante perchè figlio del proprietario della migliore pasticceria del luogo e che era noto come il buffone della compagnia.
Florentin è ormai un uomo anziano e male in arnese. Gli racconta una storia poco convincente. La sua amante Joséphine Papet è stata assassinata proprio in quel pomeriggio nella sua camera da letto da uno sconosciuto. Lui, Florentin, non l’ha visto perchè si trovava nascosto nel guardaroba. Maigret non crede affatto a questa versione, sente che l’ex compagno mente, ma non lo ritiene l’assassino. Perchè l’uomo avrebbe dovuto uccidere la donna che lo manteneva?
Bisogna cercare tra gli altri “amici” di Josée. E così Simenon ci fa sfilare davanti dei personaggi molto interessanti: un alto funzionario municipale con la moglie nevrastenica, il notabile di Bordeaux arrogante e timoroso dello scandalo, l’ industriale normanno, il giovane e gioviale assicuratore di trent’anni. Ed infine il più inquietante di tutti: la portinaia dell’immobile, donna enorme, adiposa, un mostro!. Il ritratto ripugnante che Simenon fa di lei è magistrale. E’ l’immagine stessa della cattiveria e della furbizia.
Ma chi ha ucciso la giovane prostituta dolce e sentimentale? Non ve lo sveleremo perchè sarebbe imperdonabile privare i lettori di un piacere simile(ed in tempi assai grami).
In questa inchiesta, Simenon non si cura molto, com’è sua abitudine, del décor. Egli è preso dal dramma in sè, dai personaggi, dalla soluzione dell’affaire.
Tutto inizia con Maigret che sta nel suo bureau ad annotare dei rapporti. E’ sereno e rilassato. Non cerca il caso. E’ il caso che viene da lui. Bussano alla porta. Joseph, il vecchio usciere, gli porge un biglietto da visita. “Léon Florentin” vi è scritto. Maigret comprende subito che si tratta di un suo vecchio compagno di liceo di Moulins. Uno che era benestante perchè figlio del proprietario della migliore pasticceria del luogo e che era noto come il buffone della compagnia.
Florentin è ormai un uomo anziano e male in arnese. Gli racconta una storia poco convincente. La sua amante Joséphine Papet è stata assassinata proprio in quel pomeriggio nella sua camera da letto da uno sconosciuto. Lui, Florentin, non l’ha visto perchè si trovava nascosto nel guardaroba. Maigret non crede affatto a questa versione, sente che l’ex compagno mente, ma non lo ritiene l’assassino. Perchè l’uomo avrebbe dovuto uccidere la donna che lo manteneva?
Bisogna cercare tra gli altri “amici” di Josée. E così Simenon ci fa sfilare davanti dei personaggi molto interessanti: un alto funzionario municipale con la moglie nevrastenica, il notabile di Bordeaux arrogante e timoroso dello scandalo, l’ industriale normanno, il giovane e gioviale assicuratore di trent’anni. Ed infine il più inquietante di tutti: la portinaia dell’immobile, donna enorme, adiposa, un mostro!. Il ritratto ripugnante che Simenon fa di lei è magistrale. E’ l’immagine stessa della cattiveria e della furbizia.
Ma chi ha ucciso la giovane prostituta dolce e sentimentale? Non ve lo sveleremo perchè sarebbe imperdonabile privare i lettori di un piacere simile(ed in tempi assai grami).
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