27
Mag
2010
Week-end a Ispica con Thierry Bourcy e “Le Chateau d’ Amberville” Gallimard 2009
“Le château d’Amberville” è il terzo volume della serie
poliziesca che vede come protagonista il flic e soldato della Grande
Guerra Célestin Louise( i precedenti sono ” La cote 512″ e “L’ arme
secrète de Louis Renault” , entrambi pubblicati da Gallimard).
Il romanzo si apre con un prologo di rara eleganza che ricorda Renoir e Bergman(1)- d’altronde non bisogna dimenticare che Bourcy è anche uno sceneggiatore e un regista-
Una fanciulla bella come una fata scende da cavallo in una foresta incantata, si sveste lentamente, scioglie i suoi lunghi capelli del color del grano che le cadono a cascata sulle spalle e scivola nell’acqua di un limpido ruscello. La sequenza fiabesca cede presto il posto all’orrore, quando appaiono tre uomini irsuti….” C’est la curée. …E poi, una lama taglia il collo, il sangue cola, il sangue caldo l’inonda”
Il lettore è ormai pronto a calarsi nello spaventoso verminaio di Verdun. E’ il giugno del 1916. Célestin Louise è là con i suoi camerati tra cui le petit Béraud, un ladruncolo che il flic ha salvato dal carcere a Parigi e che per questo gli è molto affezionato.
Durante uno dei consueti ed inutili assalti, Louise viene ferito
gravemente e morirebbe se appunto Béraud non lo trasportasse a spalla
attraverso i campi massacrati verso l’autombulanza. Quindi, il
flic-soldato, con tanti altri poilus(2) viene ricoverato nel triste
castello d’Amberville. Il padrone di casa, il conte, è vedovo da 20 anni
e vive in un mondo tutto suo in cui regna il ricordo dell’amata sposa
perduta( come sono romantici questi conti francesi…….). A dirigere il
castello ed a occuparsi dei malati è la figlia Laure, bellissima,
coraggiosa e malinconica. di cui tutti quegli uomini malati, che hanno
visto la bestialità della guerra, sono innamorati. Anche Célestin lo è ,
sebbene a Parigi abbia una compagna Eliane che gli ha dato la piccola
Sarah. Ma ben presto Louise ha ben altro cui pensare. Un soldato viene
trovato ucciso in un pccolo stagno, un altro viene sgozzato nel suo
letto . La lista si allunga mentre l’assassino sembra inafferrabile………
L’epilogo vede Louise in vacanza-premio-proprio per aver risolto il caso- a Parigi tra le braccia di Eliane. Ma è un Louise inquieto e in preda a premonizioni di morte.
Si avvicina il fatale 1917.
( A Gennaio è uscito il 4 Volume “Les traîtes” sempre per Gallimard)
(1) Mi riferisco a Jean Renoir ” Una gita in campagna”(1936-46) e ” “la fontana della vergine” di Ingmar Bergman(1960)
(2) Poilus è il termine usato per indicare i soldati francesi della Grande Guerra. Non si deve intendere come ” pelosi” o barbuti, ma come uomini con tanto di pelo sul ventre o meglio in altre parti tipicamente maschili.
Il romanzo si apre con un prologo di rara eleganza che ricorda Renoir e Bergman(1)- d’altronde non bisogna dimenticare che Bourcy è anche uno sceneggiatore e un regista-
Una fanciulla bella come una fata scende da cavallo in una foresta incantata, si sveste lentamente, scioglie i suoi lunghi capelli del color del grano che le cadono a cascata sulle spalle e scivola nell’acqua di un limpido ruscello. La sequenza fiabesca cede presto il posto all’orrore, quando appaiono tre uomini irsuti….” C’est la curée. …E poi, una lama taglia il collo, il sangue cola, il sangue caldo l’inonda”
Il lettore è ormai pronto a calarsi nello spaventoso verminaio di Verdun. E’ il giugno del 1916. Célestin Louise è là con i suoi camerati tra cui le petit Béraud, un ladruncolo che il flic ha salvato dal carcere a Parigi e che per questo gli è molto affezionato.

L’epilogo vede Louise in vacanza-premio-proprio per aver risolto il caso- a Parigi tra le braccia di Eliane. Ma è un Louise inquieto e in preda a premonizioni di morte.
Si avvicina il fatale 1917.
( A Gennaio è uscito il 4 Volume “Les traîtes” sempre per Gallimard)
(1) Mi riferisco a Jean Renoir ” Una gita in campagna”(1936-46) e ” “la fontana della vergine” di Ingmar Bergman(1960)
(2) Poilus è il termine usato per indicare i soldati francesi della Grande Guerra. Non si deve intendere come ” pelosi” o barbuti, ma come uomini con tanto di pelo sul ventre o meglio in altre parti tipicamente maschili.
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