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giovedì 19 aprile 2018

26 Gen 2012

“Il sangue del vampiro”(The Blood of the Vampire”-1897)di Florence Marryat-Castelvecchi 2010

Scritto da Giuseppina La Ciura
Nel 1897 venivano pubblicati in Inghilterra due libri sullo stesso tema:il vampirismo. L’uno è  “ Dracula” di Bram Stoker ed è celebre da tempo anche da noi, l’altro, “Il sangue del vampiro”(The blood of the vampire”), di Florence Marryat è stato pubblicato in Italia solo nel 2010 da Castelvecchi editore per la traduzione di Alberto Frigo e l’ introduzione di Barbara Baraldi.
Se il tema è lo stesso,  i protagonisti dei due romanzi sono molti diversi. Il Dracula di Stoker ha tutti i caratteri fisici e morali dell’eroe nato dalla fantasia di John Polidori nella leggendaria “notte di villa Diodati”,Harriet Brandt, la protagonista del romanzo della Marryat, se ne discosta in modo evidente. E’ vero che la ragazza,appena ventunenne,ha una carnagione pallida, capelli color ala di corvo, occhi neri penetranti e languidi nel contempo, grande bocca rossa e carnosa e denti bianchissimi, ma niente canini aguzzi , niente unghie ricurve e occhi cerchiati di nero.. E soprattutto niente sangue a mezzanotte.La Brandt non è crudele: ha solo molto bisogno d’amore e vampirizza, senza volerlo, quelli che ama, ,svuotandoli di ogni energia vitale e portandoli inesorabilmente alla morte per inedia. Questo accade perché nelle sue vene scorre sangue di vampiro. Ella nasce infatti da una coppia maledetta: il  padre è  uno scienziato sadico-un dottor Mengele ante litteram- aduso a torturare in modo efferato  le sue vittime nella sua tenuta in Giamaica  mentre  la madre  è figlia di una negra dedita ai riti voodo ed è anch’essa lasciva e avida di sangue. I due criminali non sono sposati,quindi Harriet è una bastarda con sangue negro nelle vene, il che per la società del tempo significa essere destinati all’emarginazione e alla rovina. La fanciulla, però, è all’oscuro delle leggi dell’ereditarietà oltre che del criminale comportamento dei suoi genitori. Sa solo che i suoi sono morti in un incendio sviluppatosi nella loro casa. Salvata dal giardiniere negro Pete, ha vissuto per dieci anni in un convento di Orsoline da cui non ha però ricavato alcun principio religioso. Ella è atea . Raggiunta la maggiore età, ereditate le ricchezze paterne, lascia la Giamaica e si trasferisce in Europa. Viaggia da sola- cosa impensabile per i tempi- ed è  alla ricerca disperata di amici e di amore. Dapprima, raggiunge  Heyst,un’elegante località del Belgio. Lì entra in contatto con la comunità inglese che  vi passa le vacanze estive. Le prime signore cui si accosta senza esserne stata presentata-altra trasgressione-sono mrs Margaret Pullen, moglie di un ufficiale di stanza in India e mamma tenerissima di una bambina di pochi mesi, e miss Leyton, figlia di un lord e futura cognata di Mrs Pullen. La giovane donna incarna tutto ciò che è  la Brandt non è: è rigida, fredda, altera, inflessibile riguardo alle regole della società, controllata. E tanto discreta da non aver rivelato a nessuno del suo fidanzamento con il bel capitano dei Rangers. All’inizio Harriet riversa tutto il suo amore sulla piccola, poi sul bel capitano. L’idillio andrebbe a gonfie vele, se la piccola Pullen non morisse improvvisamente, nonostante le cure del dottor Phillips, un amico di famiglia.  Il medico ha conosciuto i genitori di Harriet e rivela la verità al capitano, che, sconvolto, ritorna dalla fidanzata.La Brandt  disperata si lega  allora all’eccentrica baronessa Gabelli e ritorna con lei a Londra. Il capitano Pullen ha risvegliato i suoi sensi e Harriet fa strage di cuori con i prevedibili risultati: chi l’ama muore.
Non c’è happy end per chi ha sangue di vampiro. Le colpe dei padri ricadono sui figli, anche se innocenti. Parola di Vittoriani.
Ho letto(e consiglio di leggerlo) questo romanzo “sensazionale”  tutto d’un fiato tanto è appassionante. Ma a lettura finita, sono tornata alla cultura razionalista e la Brandt mi è apparsa solo  una povera ragazza  condannata senza appello  da una società retriva ed ipocrita. Quanto al morire per amore, …

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