26
Gen
2012
“Il sangue del vampiro”(The Blood of the Vampire”-1897)di Florence Marryat-Castelvecchi 2010
Nel
1897 venivano pubblicati in Inghilterra due libri sullo stesso tema:il
vampirismo. L’uno è “ Dracula” di Bram Stoker ed è celebre da tempo
anche da noi, l’altro, “Il sangue del vampiro”(The blood of the
vampire”), di Florence Marryat è stato pubblicato in Italia solo nel
2010 da Castelvecchi editore per la traduzione di Alberto Frigo e l’
introduzione di Barbara Baraldi.
Se il tema è lo stesso, i protagonisti dei due romanzi sono molti
diversi. Il Dracula di Stoker ha tutti i caratteri fisici e morali
dell’eroe nato dalla fantasia di John Polidori nella leggendaria “notte
di villa Diodati”,Harriet Brandt, la protagonista del romanzo della
Marryat, se ne discosta in modo evidente. E’ vero che la ragazza,appena
ventunenne,ha una carnagione pallida, capelli color ala di corvo, occhi
neri penetranti e languidi nel contempo, grande bocca rossa e carnosa e
denti bianchissimi, ma niente canini aguzzi , niente unghie ricurve e
occhi cerchiati di nero.. E soprattutto niente sangue a mezzanotte.La
Brandt non è crudele: ha solo molto bisogno d’amore e vampirizza, senza
volerlo, quelli che ama, ,svuotandoli di ogni energia vitale e
portandoli inesorabilmente alla morte per inedia. Questo accade perché
nelle sue vene scorre sangue di vampiro. Ella nasce infatti da una
coppia maledetta: il padre è uno scienziato sadico-un dottor Mengele
ante litteram- aduso a torturare in modo efferato le sue vittime nella
sua tenuta in Giamaica mentre la madre è figlia di una negra dedita
ai riti voodo ed è anch’essa lasciva e avida di sangue. I due criminali
non sono sposati,quindi Harriet è una bastarda con sangue negro nelle
vene, il che per la società del tempo significa essere destinati
all’emarginazione e alla rovina. La fanciulla, però, è all’oscuro delle
leggi dell’ereditarietà oltre che del criminale comportamento dei suoi
genitori. Sa solo che i suoi sono morti in un incendio sviluppatosi
nella loro casa. Salvata dal giardiniere negro Pete, ha vissuto per
dieci anni in un convento di Orsoline da cui non ha però ricavato alcun
principio religioso. Ella è atea . Raggiunta la maggiore età, ereditate
le ricchezze paterne, lascia la Giamaica e si trasferisce in Europa.
Viaggia da sola- cosa impensabile per i tempi- ed è alla ricerca
disperata di amici e di amore. Dapprima, raggiunge Heyst,un’elegante
località del Belgio. Lì entra in contatto con la comunità inglese che
vi passa le vacanze estive. Le prime signore cui si accosta senza
esserne stata presentata-altra trasgressione-sono mrs Margaret Pullen,
moglie di un ufficiale di stanza in India e mamma tenerissima di una
bambina di pochi mesi, e miss Leyton, figlia di un lord e futura cognata
di Mrs Pullen. La giovane donna incarna tutto ciò che è la Brandt non
è: è rigida, fredda, altera, inflessibile riguardo alle regole della
società, controllata. E tanto discreta da non aver rivelato a nessuno
del suo fidanzamento con il bel capitano dei Rangers. All’inizio Harriet
riversa tutto il suo amore sulla piccola, poi sul bel capitano.
L’idillio andrebbe a gonfie vele, se la piccola Pullen non morisse
improvvisamente, nonostante le cure del dottor Phillips, un amico di
famiglia. Il medico ha conosciuto i genitori di Harriet e rivela la
verità al capitano, che, sconvolto, ritorna dalla fidanzata.La Brandt
disperata si lega allora all’eccentrica baronessa Gabelli e ritorna con
lei a Londra. Il capitano Pullen ha risvegliato i suoi sensi e Harriet
fa strage di cuori con i prevedibili risultati: chi l’ama muore.
Non c’è happy end per chi ha sangue di vampiro. Le colpe dei padri ricadono sui figli, anche se innocenti. Parola di Vittoriani.
Ho letto(e consiglio di leggerlo) questo romanzo “sensazionale” tutto d’un fiato tanto è appassionante. Ma a lettura finita, sono tornata alla cultura razionalista e la Brandt mi è apparsa solo una povera ragazza condannata senza appello da una società retriva ed ipocrita. Quanto al morire per amore, …

Non c’è happy end per chi ha sangue di vampiro. Le colpe dei padri ricadono sui figli, anche se innocenti. Parola di Vittoriani.
Ho letto(e consiglio di leggerlo) questo romanzo “sensazionale” tutto d’un fiato tanto è appassionante. Ma a lettura finita, sono tornata alla cultura razionalista e la Brandt mi è apparsa solo una povera ragazza condannata senza appello da una società retriva ed ipocrita. Quanto al morire per amore, …
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