26
Apr
2015
” Abbiamo sempre vissuto nel castello”(“We have always lived in the castle” 1962) di Shirley Jackson Adelphi , 2006
“Abbiamo
sempre vissuto nel castello” è l’ultimo libro di Shirley Jackson.
Apparve nel 1962,ad appena tre anni dalla morte dell’autrice . Per
alcuni critici esso va iscritto al genere gotico, per altri a quello
horror. A mio modesto parere, “Abbiamo sempre vissuto nel castello”,come
tutti i romanzi di assoluta eccellenza,travalica i generi e se ne
colloca al di sopra.
Innanzitutto,la Jackson descrive con tocchi leggeri ma incisivi la
vita di un piccolo paese del New England . Essa scorre lenta e monotona
e,per questo,uno dei pochi piaceri concessi ai cittadini comuni è il
pettegolezzo. Al centro di quasi tutte le chiacchere è la famiglia dei
Blackwood. Essa è nel contempo la più ricca, la più aristocratica e la
più riservata e snob. I Blackwood abitano in una grande ed elegante casa
circondata da molti acri di terreno.E’ un luogo incantevole ,quasi
magico, in cui solo pochi eletti- cioè i rappresentati delle famiglie
emergenti del paese- hanno accesso. Questo snobistico isolamento
provoca nella gente comune un terribile senso di invidia, di rabbia e
persino di odio.
La vita felice dei Blackwood si spezza all’improvviso quando quasi tutta la famiglia muore avvelenata con l’arsenico. Si salvano solo il vecchio zio Julian, fratello del padrone di casa, che però resta invalido e mentalmente disturbato e le ragazze di casa, la bellissima Costance e la piccola Mary Katherine detta affettuosamente Maricat. Poichè alla cena fatale non era presente alcun estraneo, i sospetti si erano appuntati su Costance che non amava lo zucchero in cui era stato mescolato l’arsenico. Al processo che ne era seguito, la ragazza era stata però assolta perchè priva di un degno movente.
Passano sei anni. I tre Blackwood rimasti continuano la loro esistenza serena come niente fosse accaduto. Certo,lo zio Julian cerca di rievocare per iscritto i vari momenti di quell’ultima fatale giornata e risolvere il mistero, ma le due ragazze,legate da un rapporto profondo ed esclusivo, non l’aiutano. Costance cucina piatti prelibati con i prodotti dell’orto e si rifiuta di lasciare la sua vita da reclusa. Maricat esce due volte la settimana per comprare le provviste, ma passa il resto del suo tempo a sognare, ad errare per il bosco con il gatto Jonas, a proteggere Costance da oscure minacce.
Ma ancora una volta la loro vita felice va a pezzi. Entra in scena il cugino Charles. E’ la personificazione del Male o solo un uomo normale i cui interessi e bisogni sono quelli di un comune mortale- soldi, sesso, vita sociale-? E’ lui però che , senza volerlo,scatena la belva che è nelle plebi offese e ferite. E’ lui che, da maschio, sembra incrinare il rapporto morboso tra le due sorelle. E’ lui che come un serpente velenoso viene cacciato dal Castello, Eden violato ma in cui si può essere ancora felici in una dolce follia à deux.

La vita felice dei Blackwood si spezza all’improvviso quando quasi tutta la famiglia muore avvelenata con l’arsenico. Si salvano solo il vecchio zio Julian, fratello del padrone di casa, che però resta invalido e mentalmente disturbato e le ragazze di casa, la bellissima Costance e la piccola Mary Katherine detta affettuosamente Maricat. Poichè alla cena fatale non era presente alcun estraneo, i sospetti si erano appuntati su Costance che non amava lo zucchero in cui era stato mescolato l’arsenico. Al processo che ne era seguito, la ragazza era stata però assolta perchè priva di un degno movente.
Passano sei anni. I tre Blackwood rimasti continuano la loro esistenza serena come niente fosse accaduto. Certo,lo zio Julian cerca di rievocare per iscritto i vari momenti di quell’ultima fatale giornata e risolvere il mistero, ma le due ragazze,legate da un rapporto profondo ed esclusivo, non l’aiutano. Costance cucina piatti prelibati con i prodotti dell’orto e si rifiuta di lasciare la sua vita da reclusa. Maricat esce due volte la settimana per comprare le provviste, ma passa il resto del suo tempo a sognare, ad errare per il bosco con il gatto Jonas, a proteggere Costance da oscure minacce.
Ma ancora una volta la loro vita felice va a pezzi. Entra in scena il cugino Charles. E’ la personificazione del Male o solo un uomo normale i cui interessi e bisogni sono quelli di un comune mortale- soldi, sesso, vita sociale-? E’ lui però che , senza volerlo,scatena la belva che è nelle plebi offese e ferite. E’ lui che, da maschio, sembra incrinare il rapporto morboso tra le due sorelle. E’ lui che come un serpente velenoso viene cacciato dal Castello, Eden violato ma in cui si può essere ancora felici in una dolce follia à deux.
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