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domenica 22 aprile 2018

24 Feb 2013

Il secondo di Ezio D’Errico: ” Il fatto di via delle Argonne”-1937

Scritto da Giuseppina La Ciura
Il commissario Richard è nel soggiorno della sua modesta casa, al calduccio,in pantofole e veste da camera. Sta leggendo l’edizione serale dell”Intran”e già pregusta la verzata con cotenna, uno dei suoi piatti preferiti “E’ un miracolo che tu sia qui con me mentre fuori piove a catinelle” continua a ripetere la sorella Genoveffa,detta “la zitellona”. Ma “il miracolo” dura poco. Squilla il telefono a muro. E’ l’ispettore Rops che gli comunica che c’è un morto in via delle Argonne al settandue. Un suicidio, molto probabilmente. Richard è costretto a lasciare il suo angolo di paradiso e a trasferirsi sotto la pioggia in una triste villetta a due piani in banlieu. Il cadavere giace con i polsi tagliati in un lago di sangue. Richard non ha dubbi: omicidio. L’uomo, tale Cristoforo Lenormand, è stato addormentato e poi svenato. “Richard in vita sua ha visto molti assassini, ma prova una ripugnanza istintiva …per l’uccisore di Lenormand, questo essere subdolo,vile, e feroce, che non si lancia sulla vittima vibrando un’accetta, non spiana un fucile, non stringe in un impeto d’ira le sue mani attorno al collo dell’avversario, ma simile a certi vampiri…prima addormenta la vittima,e poi la dissangua”.* D’altronde, la vittima è tutt’altro  che un uomo degno di rispetto: vecchio scapolo frequenta una squallida prostituta e corteggia Josette,la gracile adolescente figlia della sua pigionante, Mme Mauriveaux. Ma non basta: si è arricchito in modo disonesto durante la Grande Guerra, mentre era nelle Argonne. E’ lì che tutto è cominciato e che si sono incontrati tutti i personaggi del dramma, uomini ignoranti e marci, abbrutiti dall’alcol, dal lenocinio e dalla diserzione. Uomini della “Quarta Compagnia del Tredicesimo”. Siamo lontani dalla Parigi gaia e ricca dei Quartieri Alti: Richard si muove in ambienti marginali ed emarginati, tra squallide soffitte e locali di dubbia moralità dove gli esseri umani vivono e muoiono in assoluta solitudine. Richard comprende, partecipa, soffre, ma farà il suo dovere di poliziotto e che” i morti che hanno già pagato  tutto e sono al di là del bene e del male”** riposino in pace.
Questo secondo romanzo di D’Errico è il primo che io ho letto. Avevo 16 anni ed era la bellissima estate del 1964. Lo trovai straordinario  e mi fece innamorare del suo autore.Un innamoramento che è durato nel tempo. D’Errico è grande, grande, grande.
* cfr pag 106
**pag 208 

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