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lunedì 23 aprile 2018

24 Apr 2013

“La bambola insanguinata”di Tito A.Spagnol- GIM 1977

Scritto da Giuseppina La Ciura
 Dopo una lunga  e seria malattia, Celso Rosati, giovane medico romano, si sente debole e con poca voglia di riprendere il suo posto nella clinica dell’illustre prof. Daburi.  Il clima torrido  di quel Luglio nella Capitale non è quello adatto per la convalescenza: bisogna cambiare aria. Così,  Rosati decide di trasferirsi in campagna , a Formeniga vicino Vittorio Veneto nella casetta-con podere- dello zio Poldo,il parroco del luogo. Don Poldo è” un vecchio magro,piccolino, con le spalle curve, una corona di capelli bianchi intorno all’alta fronte rugosa, con un naso piuttosto aquilino e la bocca arguta, senza amarezza nelle sue pieghe.”Ha “gli occhi grigi, aperti, pensosi,pieni di dolcezza ma anche di fermezza”*. Professore di Scienze in pensione, coltiva la passione per l’entomologia e” in un gabinetto sperimentale alleva e studia bestiole innocenti e crudeli :ragni, scorpioni, scarabei e cento altre sorti di insetti che avevano trovato in quel locale il loro paradiso”**Grande camminatore( ma in caso di necessità ci sono il calesse e la vecchia ma fidata cavalla Nerina) tollerante e di  vedute aperte anche in campo religioso, attivissimo nonostante l’età, innamorato dei suoi luoghi natii,don Poldo è negato per tutto ciò che è quotidianità. Per fortuna ha accanto Catina, una Perpetua sessantenne energica ed affettuosa che si prende cura di lui come se fosse un bambino. Tra i piatti nutrienti e gustosi di Catina, le passeggiate nella meravigliosa campagna veneta, le conversazioni piacevoli con lo zio, il tempo per il convalescente  scorre lento ma proficuo. Una notte, però, tanta pace viene spezzata da un evento tragico che riguarda la famiglia Da Camino, la più in vista del borgo. La contessa Matilde Da Camino viene infatti trovata nel suo salotto, moribonda. I due, zio e nipote, per motivi diversi(all’uno la cura dell’anima,all’altro quella del corpo) accorrono. La prima diagnosi è di  attacco apoplettico, ma ad una visita più accurata si scopre una piccola ferita tra  quinta e la sesta vertebra. “Assassinio”dichiara il dottor Rosati. Ma non basta:poco dopo viene ucciso l’ultimo  dei Da Camino,lo sfortunato conte Silvio  con la passione per le bambole. Appare evidente anche alle Forze dell’Ordine(Poliziotti e Carabinieri insieme anche allora) che il movente e l’assassino vadano ricercati all’interno della cerchia familiare e li si individua nel denaro(un classico!) e nella dolce dama di compagnia della contessa, che viene arrestata con grande disappunto del giovane dottore. Ma don Poldo vigila e con la sua conoscenza dell’animo umano e il suo intuito infallibile arriva alla soluzione degli orribile delitti, consegnando alla giustizia umana l’astuto colpevole. Il nipote,ormai guarito,può tornare a Roma in dolce compagnia……
 A mio parere, non è il plot poliziesco, piuttosto noioso , il punto di forza del libro di Spagnol Il suo fascino sta nello stile volutamente semplice e dimesso, senza le pretese di alta letteratura di influenza dannunziana allora  in voga, e soprattutto nella descrizione venata di nostalgia del paesaggio di Vittorio Veneto (e dintorni) “con le sue colline verdi,le montagne azzurre ed aspre dai nudi dorsi, i magnifici giardini, le celebri fonti termali.” Da quei luoghi incorrotti spira un senso di pace e di armonia come da un Eden perduto per sempre .
PS
Il libro contiene inoltre molte  interessanti digressioni(un po’ azzardate in pieno Ventennio: come si sa Spagnol fece la Resistenza) sulla giustizia nel mondo anglosassone e  quella italiana al tempo del Fascismo***

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