24
Apr
2013
“La bambola insanguinata”di Tito A.Spagnol- GIM 1977
Dopo una lunga e
seria malattia, Celso Rosati, giovane medico romano, si sente debole e
con poca voglia di riprendere il suo posto nella clinica dell’illustre
prof. Daburi. Il clima torrido di quel Luglio nella
Capitale non è quello adatto per la convalescenza: bisogna cambiare
aria. Così, Rosati decide di trasferirsi in campagna , a Formeniga
vicino Vittorio Veneto nella casetta-con podere- dello zio Poldo,il
parroco del luogo. Don Poldo è” un vecchio magro,piccolino, con le
spalle curve, una corona di capelli bianchi intorno all’alta fronte
rugosa, con un naso piuttosto aquilino e la bocca arguta, senza amarezza
nelle sue pieghe.”Ha “gli occhi grigi, aperti, pensosi,pieni di
dolcezza ma anche di fermezza”*. Professore di Scienze in pensione,
coltiva la passione per l’entomologia e” in un gabinetto sperimentale
alleva e studia bestiole innocenti e crudeli :ragni, scorpioni, scarabei
e cento altre sorti di insetti che avevano trovato in quel locale il
loro paradiso”**Grande camminatore( ma in caso di necessità ci sono il
calesse e la vecchia ma fidata cavalla Nerina) tollerante e di vedute
aperte anche in campo religioso, attivissimo nonostante l’età,
innamorato dei suoi luoghi natii,don Poldo è negato per tutto ciò che è
quotidianità. Per fortuna ha accanto Catina, una Perpetua sessantenne
energica ed affettuosa che si prende cura di lui come se fosse un
bambino. Tra i piatti nutrienti e gustosi di Catina, le passeggiate
nella meravigliosa campagna veneta, le conversazioni piacevoli con lo
zio, il tempo per il convalescente scorre lento ma proficuo. Una notte,
però, tanta pace viene spezzata da un evento tragico che riguarda la
famiglia Da Camino, la più in vista del borgo. La contessa Matilde Da
Camino viene infatti trovata nel suo salotto, moribonda. I due, zio e
nipote, per motivi diversi(all’uno la cura dell’anima,all’altro quella
del corpo) accorrono. La prima diagnosi è di attacco apoplettico, ma ad una visita più accurata si scopre una piccola ferita tra quinta
e la sesta vertebra. “Assassinio”dichiara il dottor Rosati. Ma non
basta:poco dopo viene ucciso l’ultimo dei Da Camino,lo sfortunato conte
Silvio con la passione per le bambole. Appare evidente anche alle
Forze dell’Ordine(Poliziotti e Carabinieri insieme anche allora) che il
movente e l’assassino vadano ricercati all’interno della cerchia
familiare e li si individua nel denaro(un classico!) e nella dolce dama
di compagnia della contessa, che viene arrestata con grande disappunto
del giovane dottore. Ma don Poldo vigila e con la sua conoscenza
dell’animo umano e il suo intuito infallibile arriva alla soluzione
degli orribile delitti, consegnando alla giustizia umana l’astuto
colpevole. Il nipote,ormai guarito,può tornare a Roma in dolce
compagnia……
A mio parere, non è il
plot poliziesco, piuttosto noioso , il punto di forza del libro di
Spagnol Il suo fascino sta nello stile volutamente semplice e dimesso,
senza le pretese di alta letteratura di influenza dannunziana allora in
voga, e soprattutto nella descrizione venata di nostalgia del paesaggio
di Vittorio Veneto (e dintorni) “con le sue colline verdi,le montagne
azzurre ed aspre dai nudi dorsi, i magnifici giardini, le celebri fonti
termali.” Da quei luoghi incorrotti spira un senso di pace e di armonia
come da un Eden perduto per sempre .
PS
Il libro contiene inoltre molte interessanti
digressioni(un po’ azzardate in pieno Ventennio: come si sa Spagnol
fece la Resistenza) sulla giustizia nel mondo anglosassone e quella italiana al tempo del Fascismo***
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