22
Ott
2011
“La sorella di Freud” di Goce Smilevski-Guanda 2011
Nel
Giugno del 1938, pochi mesi dopo l’Anschluss, Sigmund Freud lasciava
Vienna e la sua mitica abitazione al numero 19 di Berggasse e si
trasferiva a Londra con la moglie Martha, la figlia Anna,la cognata
Minna, le due assistenti con le loro famiglie, il medico personale e
l’adorato cagnetto. Restavano in balia di Hitler le sue quattro sorelle
Rosa, Marie, Pauline ed Adolphine, tutte vecchie signore sulla
ottantina. Essendo ebree, il loro destino era segnato ed, infatti, nel
1942 ,finirono tutte e quattro nella camera a gas del lager di Terezin.
La domanda che tutti gli studiosi si sono posti è questa: “Perché il
celebre fratello non le portò con sé salvandole da una terribile fine?”
Nessuno ha saputo rispondere e non vi riesce nemmeno il macedone Goce
Smilevski, astro nascente della letteratura europea, nel suo libro “La
sorella di Freud”(Guanda editore). La sorella che parla in prima persona
e che racconta la storia della sua vita, quella della sua famiglia ed
indirettamente dell’Austria asburgica al tramonto è Adolphine, l’unica
che non si sia mai sposata e ,per questo,è considerata la
“diversa”,l’esclusa”,la “poco intelligente”(così la definisce Martin,uno
dei figli di Freud). Smilevski è abilissimo nel mettere insieme fatti
realmente accaduti con altri del tutto inventati come gli incontri di
Adolphine con Klara Klimt e Ottla Kafka, sorelle sfortunate del grande
pittore del Simbolismo e dell’autore di “Il castello”. Incontra la prima
in un manicomio modello di Vienna che Smilevski chiama “Il Nido” e che
nella verità storica si chiamava Steinhof, mentre l’incontro con Ottla
Kafka avviene nel lager prima che la donna parta per Auschwitz dove
morirà con i bambini che le sono stati affidati. Romanzeschi sono,
ancora, l’amore totalizzante di Adolphine per Rajner Richter, giovane
alla ricerca di se stesso che Freud non riesce a salvare dalla
depressione ed il successivo aborto. Vere sono la storia della famiglia
Freud- piccoli commercianti ebrei vissuti trala Moraviae Vienna -,
l’adorazione della madre Amalia per il primogenito Sigmund detto “Sighi
d’oro”, i matrimoni dei fratelli Freud, le nascite e i lutti. La vita
della vera Adolphine trascorse presumibilmente piatta e noiosa come
tutte quelle delle zitelle del tempo: solo la fine la vide
protagonista- involontaria- di un’immane tragedia europea.
Lo scrittore non si limita al puro racconto. Affronta alcuni cardini delle teorie freudiane come “l’invidia del pene”, l’isteria femminile come frutto di un grembo vuoto, l’ebraismo come una non religione. Lo fa attraverso l’esperienza di Adolphine e di tutte le altre donne che ella incontra nei vari momenti della sua esistenza. Il padre della Psicoanalisi, il liberatore dell’Inconscio, come è ormai di moda, non ne esce bene.
E’ evidente che per i temi trattati “La sorella di Freud” non è un libro di facile lettura, da best seller. Tutt’altro. Dotato di un linguaggio ruvido ed essenziale, il romanzo si risolve in un lungo, sofferto pellegrinaggio attraverso il dolore,la follia, il disamore, la crudeltà e la stupidità degli uomini. Fino alla morte come liberazione e all’oblio.
Lo scrittore non si limita al puro racconto. Affronta alcuni cardini delle teorie freudiane come “l’invidia del pene”, l’isteria femminile come frutto di un grembo vuoto, l’ebraismo come una non religione. Lo fa attraverso l’esperienza di Adolphine e di tutte le altre donne che ella incontra nei vari momenti della sua esistenza. Il padre della Psicoanalisi, il liberatore dell’Inconscio, come è ormai di moda, non ne esce bene.
E’ evidente che per i temi trattati “La sorella di Freud” non è un libro di facile lettura, da best seller. Tutt’altro. Dotato di un linguaggio ruvido ed essenziale, il romanzo si risolve in un lungo, sofferto pellegrinaggio attraverso il dolore,la follia, il disamore, la crudeltà e la stupidità degli uomini. Fino alla morte come liberazione e all’oblio.
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