2
Gen
2011
“Il Marchese di Roccaverdina” di Luigi Capuana (1901) e “Gelosia” di Pietro Germi-1953
Nel 1901 i fratelli Treves pubblicarono “Il Marchese di
Roccaverdina” di Luigi Capuana. Il libro, oltre ad essere uno dei
capolavori del Verismo, è considerato da molti studiosi insieme con
“Il cappello del prete” di De Marchi uno dei primi Gialli italiani. Nel
1953 Pietro Germi ne trasse un film cui diede il titolo di “Gelosia”. Il
regista insieme con gli altri due sceneggiatori Mangione e Giuseppe
Berto eliminò quasi tutti gli accenti veristi e lavorò sull’intreccio
passionale. Il film si apre, infatti, con le nozze davanti all’ascetico
don Silvio La Ciura*, di Rocco Criscione, fattore del Marchese di
Roccaverdina, e di Agrippina Solmo, serva ed amante del nobiluomo. La
sequenza successiva vede i due neosposi che su un tipico carretto
siciliano in un passaggio aspro, polveroso quasi lunare vanno verso la
loro masseria. Rocco canta, è felice, pregusta le gioie del talamo
sebbene abbia promesso al padrone che lui ed Agrippina saranno casti,
come fratello e sorella. Il canto viene spezzato da una fucilata: Rocco
cade a terra, morto. L’assassino è il Marchese che, di là a poco, in
preda al rimorso, confesserà il suo delitto a don Silvio. Con una serie
di flash-back il marchese racconta la nascita di una passione divorante al
tempo della raccolta delle ulive nelle campagne di Modica, il suo
evolversi in una convivenza ritenuta scandalosa dalla ricca zia e la
fatale conclusione. Quindi, come in Dostojeskij “delitto e castigo”.
Il film non piacque nè al pubblico nè alla critica. Non piacque al pubblico, perchè era abituato a ben altri drammoni strappalacrime e non ne potè cogliere il valore estetico. Non piacque alla critica militante di destra-cattolica- e di sinistra per motivi facilmente intuibili. Per i vescovi si trattava di un film “sconsigliabile” perchè troppo tenero nei confronti della passione extraconiugale e del ” concubinaggio”. Per i critici comunisti Germi non aveva voluto cogliere gli aspetti politici e sociali presenti nel romanzo di Capuana e si era limitato a descrivere amplessi e sentimenti “borghesi”. Considerato il livello modestissimo dei film italiani dei nostri giorni, sarebbe bene rivalutare questo splendido film di Germi e farlo conoscere.
* CFR ” Un secolo in giallo” di Maurizio Pistilli -Donzelli editore.
* Capuana ebbe rapporti di amicizia con un mio antenato. Cfr. Luigi Blanco ” Il cielo di Marzallo” Città di Ispica 2010. Fu per questo che diede il cognome La Ciura al prete “santo” che è la guida spirituale del Marchese?
Il film non piacque nè al pubblico nè alla critica. Non piacque al pubblico, perchè era abituato a ben altri drammoni strappalacrime e non ne potè cogliere il valore estetico. Non piacque alla critica militante di destra-cattolica- e di sinistra per motivi facilmente intuibili. Per i vescovi si trattava di un film “sconsigliabile” perchè troppo tenero nei confronti della passione extraconiugale e del ” concubinaggio”. Per i critici comunisti Germi non aveva voluto cogliere gli aspetti politici e sociali presenti nel romanzo di Capuana e si era limitato a descrivere amplessi e sentimenti “borghesi”. Considerato il livello modestissimo dei film italiani dei nostri giorni, sarebbe bene rivalutare questo splendido film di Germi e farlo conoscere.
* CFR ” Un secolo in giallo” di Maurizio Pistilli -Donzelli editore.
* Capuana ebbe rapporti di amicizia con un mio antenato. Cfr. Luigi Blanco ” Il cielo di Marzallo” Città di Ispica 2010. Fu per questo che diede il cognome La Ciura al prete “santo” che è la guida spirituale del Marchese?
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