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sabato 28 aprile 2018

17 Giu 2015

“Le sette picche doppiate” di Augusto De Angelis- 1940 (Fogli Volanti- ebook)

Scritto da Giuseppina La Ciura
Nel 1940 la Casa editrice Sonzogno pubblicò uno degli ultimi polizieschi di Augusto De Angelis-Si tratta di “Le sette picche doppiate”,titolo che si riferisce al gioco del bridge(divenuto per i superiori ordini del Minculpop “il ponte”). Non conoscendo né il  bridge né qualsiasi altro gioco di carte non so quale sia il significato del titolo.. Spero -ma non troppo-che qualche lettore possa aiutarmi—
Il romanzo, ahimé, non è affatto riuscito, sebbene sia preceduto da una prefazione dell’Autore  riguardante “Il romanzo giallo.Confessioni e meditazioni” e veda accanto al commissario De Vincenzi-in eterno frac- un comprimario d’eccezione,un detective privato del talento deduttivo di Vladimiro Curti Bò.
In questo romanzo, De Angelis appare stremato ed incapace di mettere insieme una trama credibile. La censura fascista è ormai una camicia di forza che soffoca ogni movimento ed idea originale.
E così,siamo a Milano tra via Montenapoleone, via Manzoni , piazza della Scala e San Fedele.C’è  una nebbia “così fitta che le lampade ad arco della strada e quelle dei negozi riuscivano appena ad aprirvi aloni rossastri”. E’ il 13 Gennaio del 1939 e nel bar del lussuoso albergo “Londra” si gioca al ponte. I giocatori sono dodici,divisi in tre tavolini da quattro.  Sono quasi tutti stranieri: greci, americani, inglesi,un ebreo. Nel salone, sta, sprofondato in una lussuosa poltrona, con un bicchiere di cognac accanto il vecchio  marchese Acrisles. Al bar il conte Ottaviano Merani, che bevendo whisky,attende il momento propizio per sfidare a duello il marchesino Enrico Acrisles, amante di sua moglie.  In un momento di grande tensione, la diva di Hollywood Pearl Selsirca Adaire si alza dal suo tavolo e fa “il morto”. A 42 minuti dopo mezzanotte. donna Maria, la direttrice delle serate, scopre il cadavere contorto del marchese Acrisles.  A prendere in mano la situazione è però uno dei giocatori, “il più straordinario”. Un omino alto non più di un metro e mezzo. ..Ha” il volto da faina,rugoso ed arguto, il naso aguzzo,gli occhi piccini e brillanti…Ma ciò che colpiSce di più è  la sua cravatta :una larga cravatta a fiocco d’un incredibile colore cremisino”E’ Vladimiro Curti Bò, detective privato già apparso in “La gondola della morte” e soprattutto in  “Il mistero della Vergine(dove si era permesso il lusso di risolvere il caso prima di De Vincenzi!). Lui fiuta il bicchiere,osserva il cadavere e sentenzia: il marchese è stato assassinato con l’acido prussico. Bisogna chiamare la Polizia.
De Vincenzi indaga a modo suo,ma gli aspetti psicologici del dramma gli sfuggono. Con due gangster reduci da Sing Sing, una diva hollywoodiana mezza squinternata, un baronetto inglese elegante ma ebete, il figlio della vittima che vuole battersi a duello nonostante la morte violenta del padre, gli svenimenti e i pianti della contessa Merani, siamo in piena paranoia. Ma Curti Bò ,l’holmesiano, vigila e con un anagramma dà la dritta giusta al Commissario.
Finale alla Theda Bara…….
PS Nel romanzo è citato ” The Lady in the Morgue” di Jonathan Latimer. 

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