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lunedì 16 aprile 2018

12 Nov 2010

“In un villaggio inglese”(The Lord have mercy) di Shelley Smith- I Bassotti 2010

Scritto da Giuseppina La Ciura
Tra il 1991 e il 1995 il Giallo Mondadori pubblicò quattro dei quindici polizieschi della scrittrice britannica Shelley Smith(1912-1998). Precisamente:
-“Un pomeriggio da ammazzare”(An afternoon to kill-1953)
-“La cantina n 5”(The cellar at no.5-1954)
-“”Il fardello della colpa”( The Lord have mercy-1954)
-“La ballata dell’uomo in fuga”( The ballad of the running man-1961)
Di tutti, sebbene siano passati molti anni,  ho un ricordo molto positivo  ed abbastanza nitido.  Ciò  è dovuto al fatto che sono mysteries  non convenzionali in cui l’elemento procedurale cede il posto al ritratto  psicologico dei personaggi, all’ambientazione  spesso inusuale e all’ingegnosità delle trame. “ The Lord have mercy”, pur non toccando i vertici narrativi di “An afternoon to kill”- che è a detta di molti critici il capolavoro della Smith- ne è un esempio paradigmatico. Cosa c’è di più “classico” che ambientare una crime story “in villaggio inglese” con i soliti personaggi tanto cari agli scrittori e lettori della Golden Age? La risposta è prevedibile: niente! Eppure, la Smith con gli stessi elementi di tanti polizieschi riesce a spiazzare il lettore. Il lindo ed ordinato paesino immerso nella verde campagna inglese diventa un luogo “deprimente”, specie “in un pomeriggio piovoso di una domenica di giugno”. I suoi abitanti- una fauna composita fatta di colonnelli in pensione con le loro insopportabili consorti,  zitelle di ogni età che nascondono cuori innamorati e  forti pulsioni erotiche,  vecchi padri collerici e crudeli, giovanotti “aridi come ossi spolpati”, lesbiche gelose e camerierine isteriche -  vivono una vita futile, inappagata ed infelice, rischiarata solo dalla “più pericolosa tra le innocenti occupazioni: il pettegolezzo”. Robert Mansbridge, il dottor Manson del villaggio , o almeno quello più giovane ed attraente, è coscienzioso ed attento, ma non si accorge che sua moglie Editha affoga nel bere una noia mortale(anche a letto!) ed una infelicità senza fondo. La sua morte misteriosa  per un’overdose di sonniferi ed alcol lo lascia, quindi,  esterrefatto.
Attorno a lui, “il villaggio mormora…”Suicidio? Omicidio? E se  è omicidio, chi è il colpevole, si interroga il lettore, dato che non si vede  ombra di detective? I candidati al ruolo sono molti: oltre al marito, il fratello di lei Harry, un ignobile gigolo, Catherine Duncton, una giovane donna che è innamorata del medico in modo ossessivo, Leslie Crispin, un’artista eccentrica e ricca che è innamorata di Editha e vuole fuggire con lei in Spagna, Naomi Ryder, un’antiquaria che teme che  Editha le porti via l’amica del cuore, il professor Golding che, per le insinuazioni velenose di Editha, vede il suo matrimonio in pericolo.
La verità emergerà lentamente, in modo drammatico  e avrà il volto della Nemesis…….
NB- Nonostante che il titolo dato a questo romanzo dalla casa editrice Polillo sia molto evocativo(ed ironico), io preferisco quello dell’edizione mondadoriana, cioè “Il fardello della colpa”, meno  evocativo ma più aderente al testo nella sua interezza e complessità. 

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