1
Set
2011
64 con il sesto Arturo Jelling in “Lo scandalo dell’osservatorio astronomico” Sellerio ed 2011
Oggi compio 64 anni.Li festeggio con il grande Scerbanenco e l’ultima-per ora-fatica di Arturo Jelling.
“Lo scandalo dell’osservatorio astronomico” è , a mio parere, un libro molto
interessante, imperdibile per tutti gli appassionati del grande
Ucraino e del Giallo. Innanzitutto, è un inedito uscito dai “due
archivi Scerbanenco”, cioè dagli scatoloni di proprietà delle due
famiglie e dei tre figli dello scrittore. Poi, segna una profonda svolta
nel percorso umano e quindi letterario di Scerbanenco e del suo eroe
Arturo Jelling. Corre l’annus terribilis 1943. La Seconda Guerra
Mondiale è al suo culmine: lo scrittore, che ha sofferto tanto da
bambino a causa della Prima, assiste con profondo dolore all’evolversi
degli eventi. La sua sensibilità è profondamente ferita da tanti lutti e
dolori inutili, l’animo puro del giovane archivista ne è intaccato.
Tutto è grigio in questo romanzo e l’unica forma di evasione sembra la
follia. La vicenda poliziesca si svolge in un osservatorio astronomico e
ha il suo momento culminante nello strangolamento non riuscito di una
giovane studiosa, femme fatale a sua insaputa, ambita da due valenti
scienziati. Il vero protagonista è però Fronder Hass, un giovanotto
che porta dentro di sè una terribile fissazione: quella di aver perduto
l’amata sorella Evelina ad opera di un fidanzato diabolico.. Poichè
Hass lavora anche lui all’osservatorio, è scontato accusarlo del tentato
omicidio, ma Jelling ha dei dubbi…….
Nella postfazione Cecilia Scerbanenco sostiene che suo padre aveva intenzione di scrivere un settimo giallo con Jelling, ma, travolto dal conflitto, non ne fece niente. Tutto lascia supporre che i tempi del timido, ingenuo archivista di Boston di “La bambola cieca” erano finiti e che si avvicinavano quelli di Duca Lamberti.

Nella postfazione Cecilia Scerbanenco sostiene che suo padre aveva intenzione di scrivere un settimo giallo con Jelling, ma, travolto dal conflitto, non ne fece niente. Tutto lascia supporre che i tempi del timido, ingenuo archivista di Boston di “La bambola cieca” erano finiti e che si avvicinavano quelli di Duca Lamberti.
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