1
Giu
2010
JP Rossano mi invia “Il potere del Cane” di Don Winslow-Einaudi
Questo libro di Don Winslow ha vinto recentemente il Premio Novelpol. Il mio amico J P ROSSANO mi ha inviato una sua recensione al riguardo che io pubblico con grande piacere.
“Il Potere del Cane” (*) di Don Winslow (**) è senza ombra di dubbio il noir più potente che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni. Un romanzo spettacolare, terrificante e terribilmente triste, intenso, senza un attimo di tregua, raccontato con una scrittura infallibile, basato su fatti storici assolutamente reali (i curiosi possono documentarsi, cfr wikipedia) e generatore di un’epica connotata da una forte dimensione politica e morale. E per di più dotato di uno degli incipit più potenti che abbia mai letto.
“Un ritratto perfetto dell’inferno, e della follia morale che lo accompagna” questo il commento dello stesso Ellroy, a proposito del romanzo di Winslow.
Commento assolutamente appropriato, alla luce della maestria con la quale l’autore ci racconta del connubio: Potere – Politica – Denaro- Corruzione – Mafie – Droga, in un romanzo epico sulle mafie americane e sul narcotraffico, sul Messico e sui suoi 3.200 km di frontiera con gli USA, sulle rivoluzione dell’America latina, sulle operazioni speciali della CIA, sulla corruzione.
“Il Potere del Cane” è la storia di una guerra, quella condotta dal governo degli Stati Uniti, al narcotraffico, che si intreccia a quella, sotterranea e spesso illegale, condotta dal medesimo governo, o da parti di esso, al presupposto pericolo delle rivoluzioni di matrice comunista nel continente centro americano. Una guerra senza esclusione di colpi, che coinvolge produttori e commercianti di droga, sicari senza scrupoli e politicanti corrotti, servizi segreti, mafia, organizzazioni guerrigliere, governi fantoccio, la stessa chiesa cattolica, tra inganni, tradimenti, vendette spietate.
“Il Potere del Cane”, sicuramente il romanzo giusto per questo inizio, gramo e buio, del Ventunesimo secolo, ci presenta un’ampia carrellata di personaggi indimenticabili, di anime perdute di santi e peccatori, di perdenti e vincitori, di puttane e giocatori, ma nessuno di loro è il vero protagonista.
Non il solitario Art Keller (convinto sostenitore della regola delle 3 S: Sei Sempre Solo, regola che sottoscrivo appieno, vedasi il banner in alto a destra nella home page del sito), agente DEA tanto incorruttibile e devoto alla causa della lotta alla droga da sacrificare la propria vita famigliare ed arrivare ad imparare a giocare “sporco”, esattamente come gli avversari che affronta.
Non Sean Callan infallibile, gelido e spietato. Un irlandese di Hell’s Kitchen, cresciuto ascoltando leggende sanguinose, quelle dei martiri d’Irlanda e diventato, quasi per caso, killer della mafia. Capace di tentare di redimersi solo per amore.
Non Miguel Angel “Tio” Barrera, il boss della Federación, il cartello dei narcos messicani e neppure i suoi due nipoti, Adàn (la mente, tutto calcolo ed affari) e Raùl (il braccio, il violento che ama l’azione), che ambiscono ad ereditarne l’impero.
Non Nora, prostituta di lusso e donna fatale, le cui vicende si intrecciano con molte di quelle degli altri personaggi.
Non padre Parada, un sacerdote messicano, cresciuto in mezzo al popolo, potente e incorruttibile, collegato alla Teologia della Liberazione.
Né tanto meno gli altri personaggi, mafiosi italo americani, agenti della CIA senza scrupoli, poliziotti messicani corrotti e violenti, o incorruttibili (ma altrettanto violenti), guerriglieri latinoamericani, gruppi di estrema destra, vescovi affiliati all’Opus Dei pronti a fare patti coi servizi segreti, militari cinesi disposti a vendere armi in cambio di ricchi dollari americani.
Il vero protagonista resta sempre sullo sfondo, sempre in agguato, sempre pronto ad esplodere.
È il male assoluto, la demoniaca crudeltà degli esseri umani, chiamata “il potere del cane”, un potere forte e preistorico: questo animale può essere buono, fedele, ma anche rigirarsi e mordere.
Dal romanzo risalterebbero tre colori: il candore bianco della cocaina,
sporcato dal rosso del sangue sparso dai personaggi, molti dei quali
ripongono le speranze di ricchezza unicamente nel verde dei dollari
americani.
Ma a coprire tutto sono il grigio ed il nero.
Il grigio dei personaggi e delle loro storie, storie in cui non ci sono buoni e cattivi, bianco e nero: tutto è grigio e tutti, alla fine, perdono. I personaggi sono sempre tratteggiati in chiaroscuro, la parte chiara rimane comunque ambigua: tutti calpestano i principi degli altri, insieme alla propria anima, per arrivare all’obiettivo desiderato. Non riescono a trattenere tra le dita i granelli della vita, sono soltanto capaci di disperderli tra le partite di droga e il potere.
Il nero di un romanzo feroce, violento, fatto di pagine di omicidi, torture e stragi, vendette spietate, amore, tradimenti e fedeltà, amicizia, disillusione.
Pagine politiche, di una politica criminale e corrotta.
(*) “Il Potere del Cane”, Don Winslow, traduzione di Giuseppe Costigliola, Einaudi Stile libero Big, 2009, pp. 718, € 22,00
(**) Don Winslow è nato a New York nel 1953, ma è vissuto a South Kingstown, nel Rhode Island. Ha lavorato come attore, regista, manager cinematografico, guida di safari e investigatore privato, prima di diventare uno scrittore nominato in numerosi premi letterari. Vive in un vecchio ranch nella zona di San Diego insieme alla moglie e al figlio. Ha scritto 10 romanzi, ma in Italia ne sono stati pubblicati tre: La leggenda di Bobby Z. (fuori catalogo, Rizzoli, 1997), L’inverno di Frankie Machine (2008) e Il potere del cane (2009) per Einaudi (Stile libero Big)
Scampami dalla spada. Dal potere del cane.
Da convinto e fors’anche feroce, seguace della letteratura di James Ellroy,
mi sono trovato spesso a pensare e di conserva a sostenere
pubblicamente con convinzione, che probabilmente nessuno, dopo Elloroy
stesso, sarebbe riuscito a descrivere con altrettanta forza epica e
drammatica la disillusione del grande sogno americano. Ebbene come
tanti, un po’ ottusi e testardi, assiomi tipici degli esseri umani,
anche questo doveva essere smentito. Ed ecco dunque arrivare sulla scena
della letteratura un romanzo noir che pare scritto apposta per
confutarla.“Il Potere del Cane” (*) di Don Winslow (**) è senza ombra di dubbio il noir più potente che mi sia capitato di leggere negli ultimi anni. Un romanzo spettacolare, terrificante e terribilmente triste, intenso, senza un attimo di tregua, raccontato con una scrittura infallibile, basato su fatti storici assolutamente reali (i curiosi possono documentarsi, cfr wikipedia) e generatore di un’epica connotata da una forte dimensione politica e morale. E per di più dotato di uno degli incipit più potenti che abbia mai letto.
“Un ritratto perfetto dell’inferno, e della follia morale che lo accompagna” questo il commento dello stesso Ellroy, a proposito del romanzo di Winslow.
Commento assolutamente appropriato, alla luce della maestria con la quale l’autore ci racconta del connubio: Potere – Politica – Denaro- Corruzione – Mafie – Droga, in un romanzo epico sulle mafie americane e sul narcotraffico, sul Messico e sui suoi 3.200 km di frontiera con gli USA, sulle rivoluzione dell’America latina, sulle operazioni speciali della CIA, sulla corruzione.
“Il Potere del Cane” è la storia di una guerra, quella condotta dal governo degli Stati Uniti, al narcotraffico, che si intreccia a quella, sotterranea e spesso illegale, condotta dal medesimo governo, o da parti di esso, al presupposto pericolo delle rivoluzioni di matrice comunista nel continente centro americano. Una guerra senza esclusione di colpi, che coinvolge produttori e commercianti di droga, sicari senza scrupoli e politicanti corrotti, servizi segreti, mafia, organizzazioni guerrigliere, governi fantoccio, la stessa chiesa cattolica, tra inganni, tradimenti, vendette spietate.
“Il Potere del Cane”, sicuramente il romanzo giusto per questo inizio, gramo e buio, del Ventunesimo secolo, ci presenta un’ampia carrellata di personaggi indimenticabili, di anime perdute di santi e peccatori, di perdenti e vincitori, di puttane e giocatori, ma nessuno di loro è il vero protagonista.
Non il solitario Art Keller (convinto sostenitore della regola delle 3 S: Sei Sempre Solo, regola che sottoscrivo appieno, vedasi il banner in alto a destra nella home page del sito), agente DEA tanto incorruttibile e devoto alla causa della lotta alla droga da sacrificare la propria vita famigliare ed arrivare ad imparare a giocare “sporco”, esattamente come gli avversari che affronta.
Non Sean Callan infallibile, gelido e spietato. Un irlandese di Hell’s Kitchen, cresciuto ascoltando leggende sanguinose, quelle dei martiri d’Irlanda e diventato, quasi per caso, killer della mafia. Capace di tentare di redimersi solo per amore.
Non Miguel Angel “Tio” Barrera, il boss della Federación, il cartello dei narcos messicani e neppure i suoi due nipoti, Adàn (la mente, tutto calcolo ed affari) e Raùl (il braccio, il violento che ama l’azione), che ambiscono ad ereditarne l’impero.
Non Nora, prostituta di lusso e donna fatale, le cui vicende si intrecciano con molte di quelle degli altri personaggi.
Non padre Parada, un sacerdote messicano, cresciuto in mezzo al popolo, potente e incorruttibile, collegato alla Teologia della Liberazione.
Né tanto meno gli altri personaggi, mafiosi italo americani, agenti della CIA senza scrupoli, poliziotti messicani corrotti e violenti, o incorruttibili (ma altrettanto violenti), guerriglieri latinoamericani, gruppi di estrema destra, vescovi affiliati all’Opus Dei pronti a fare patti coi servizi segreti, militari cinesi disposti a vendere armi in cambio di ricchi dollari americani.
Il vero protagonista resta sempre sullo sfondo, sempre in agguato, sempre pronto ad esplodere.
È il male assoluto, la demoniaca crudeltà degli esseri umani, chiamata “il potere del cane”, un potere forte e preistorico: questo animale può essere buono, fedele, ma anche rigirarsi e mordere.

Ma a coprire tutto sono il grigio ed il nero.
Il grigio dei personaggi e delle loro storie, storie in cui non ci sono buoni e cattivi, bianco e nero: tutto è grigio e tutti, alla fine, perdono. I personaggi sono sempre tratteggiati in chiaroscuro, la parte chiara rimane comunque ambigua: tutti calpestano i principi degli altri, insieme alla propria anima, per arrivare all’obiettivo desiderato. Non riescono a trattenere tra le dita i granelli della vita, sono soltanto capaci di disperderli tra le partite di droga e il potere.
Il nero di un romanzo feroce, violento, fatto di pagine di omicidi, torture e stragi, vendette spietate, amore, tradimenti e fedeltà, amicizia, disillusione.
Pagine politiche, di una politica criminale e corrotta.
(*) “Il Potere del Cane”, Don Winslow, traduzione di Giuseppe Costigliola, Einaudi Stile libero Big, 2009, pp. 718, € 22,00
(**) Don Winslow è nato a New York nel 1953, ma è vissuto a South Kingstown, nel Rhode Island. Ha lavorato come attore, regista, manager cinematografico, guida di safari e investigatore privato, prima di diventare uno scrittore nominato in numerosi premi letterari. Vive in un vecchio ranch nella zona di San Diego insieme alla moglie e al figlio. Ha scritto 10 romanzi, ma in Italia ne sono stati pubblicati tre: La leggenda di Bobby Z. (fuori catalogo, Rizzoli, 1997), L’inverno di Frankie Machine (2008) e Il potere del cane (2009) per Einaudi (Stile libero Big)
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