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giovedì 26 aprile 2018

9 Lug 2014

“Il Primo Ministro”(The Prime Minister-1876)di Anthony Trollope -Sellerio 2014

Scritto da Giuseppina La Ciura
Nella sua lunga e non sempre facile esistenza, Anthony Trollope si interessò anche  di politica  al punto che nel 1868 si presentò  come candidato liberale al Parlamento. Non ebbe successo, ma fece tesoro dell’esperienza  per scrivere una serie di sei romanzi ambientati nel mondo politico londinese. Il ciclo prende il nome dal suo protagonista principale che risponde al nome altisonante di Plantagenet Palliser duca di Omnium. La serie non ebbe il successo popolare della precedente serie riguardante il mondo rurale costituito da amministratori,piccoli proprietari terrieri e canonici dell’ideale contea di Barset, ma  ha per i lettori di oggi un notevole interesse perché li conferma nell’opinione che anche sotto il regno della regina Vittoria  la politica era un affare oscuro in cui si muovevano personaggi dal passato non proprio limpido , capaci di tutto per arrivare alla meta, rosi dall’ambizione e dalla sete di potere, spesso corrotti e corruttori. Il Duca di Omnium ne è l’eccezione. Favolosamente ricco, il Duca è integerrimo e non è ambizioso. Egli siede alla Camera dei Comuni e fa politica perché crede di poter utile al suo Paese e al suo Popolo. Così, quando nel 187* il governo liberale cade e i due partiti maggiori non possono governare da soli, da Windsor(la Regina non viene mai nominata)si decide di mettere insieme una Grande Coalizione con a capo come Primo Ministro proprio il Duca di Omnium,un uomo super partes e del tutto affidabile. Il Duca non è entusiasta perché conosce il suo carattere schivo e riservato(mentre per gli Inglesi ci vuole un Premier socievole e comunicativo) ma anche autoritario ed intransigente, poco incline ai compromessi. Alla fine,.incoraggiato dal suo mentore il vecchio Duca di ST Bungay e dalla moglie lady Glencora, accetta. Mentre il nuovo  Primo Ministro cerca di abituarsi al nuovo ruolo in cui si sente inadeguato, la duchessa sua moglie,donna energica e schietta,, per rafforzare la posizione del marito,inizia a dare tutta una serie di ricevimenti fastosi prima nella  dimora di Londra e poi nella tenuta di Gatherum. Ad una di queste feste viene invitato Ferdinand Lopez, astro nascente della City.
Ferdinand Lopez è uno straniero, un portoghese di oscure origini, bruno, affascinante, grande affabulatore che dà l’impressione di essere un finanziere molto ricco ed avveduto. Le donne(e non solo)lo adorano. Anche la Duchessa lo trova interessante e ne fa un suo protégé al punto di raccomandarlo presso i borghesi di Silverbridge quando il seggio parlamentare del luogo si rende vacante. Lopez si sente arrivato e riesce con queste credenziali a conquistare il cuore della bella e casta Emily Wharton, figlia di un severo legale,esponente tipico della vecchia Inghilterra. Il vecchio Wharton è contrario al matrimonio,perché Lopez non è”biondo, dagli occhi azzurri e timido come i veri Inglesi”ma un latino ed un ebreo dagli affari poco chiari*, ma dinanzi all’infelicità della figlia  è costretto ad acconsentire alle nozze.
E qui mi fermo.
Se si considerano le idee conservatrici o meglio reazionarie( così almeno  le vediamo noi lettori del XXI secolo) di Trollope, non è difficile prevedere quel che accadrà nel resto del romanzo, che ,come tutti quelli di questo autore,è molto lungo ma a differenza di altri alquanto noioso specie quando affronta gli intrighi politici della Camera dei Comuni. Anche se il Duca di Omnium è un personaggio affascinante per la sua complessità caratteriale, molto più umane e credibili appaiono le figure femminili. Private del diritto di voto(e lo saranno ancora per decenni) e costrette a dipendere economicamente e a ubbidire a padri e a mariti, esse si ritagliano un loro posto importante all’interno della famiglia e della società con la loro dolcezza, sagacia, integrità morale ed orgoglio. In questo romanzo, più di Emily Wharton, vittima del fascino dello straniero, eccelle lady Glencora,  una creatura molto femminile e quindi umorale,,capricciosa,, apparentemente frivola ma molto determinata a fare la fortuna di se stessa e del marito.
Anche il vilain di turno non è un mostro di cattiveria come accade in molti  romanzi vittoriani(Dickens docet…). Ha  aspirazioni, sogni e sentimenti umani e sa riscattarsi per amore. Alla fine non è più uno straniero, un diverso, un avventuriero miserabile ma un uomo che non ha avuto fortuna. Perché ha preteso troppo dal destino. Mai eccedere, mai sfidare la sorte,ma volare alto. La felicità per Trollope sta nello stare con i piedi ben piantati a terra , lavorare sodo e arricchirsi onestamente. Più vittoriano di così?
* Trollope era contrario al Capitalismo e ancor più a quello finanziario. 

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