12
Gen
2013
“La preda” (La proie)di Irène Némirovsky-Adelphi 2012
Irène Némirosky amò profondamente la Francia, il Paese che
l’aveva accolta appena sedicenne nel 1919 dopo la fuga da Kiev e ne amò
la lingua tanto da scrivere i suoi libri in francese. Conosceva
perfettamente la grande letteratura dell’Ottocento e per raccontare la
vicenda di Jean-Luc Daguerne, il protagonista di “La preda” si ispirò a
tre indimenticabili eroi letterari transalpini:
il balzachiano Eugène de Rastignac di “Père Goriot”, il maupassantiano
“Bel Ami” e lo stendhaliano Julien Sorel (e a quest’ultimo la Némirosky
fa esplicito riferimento a pagina 32 ,quando scrive”Julien Sorel poteva
ancora contare su una parte della società. Ma noi? ..A cosa appigliarsi
oggi?..Tutto scricchiola. Neppure il denaro è sicuro. Intorno a noi,
niente. Nessun appiglio”).Come costoro, Jean-Luc Daguerne è povero ed
emarginato, ma bello, giovane e molto ambizioso. Figlio di un architetto
che per motivi di salute(e di lì a poco morirà) è stato costretto a
ritirarsi con la sua seconda moglie e i suoi due altri figli nella
triste casa di Le Visinet, vicino Parigi,deprivato da bambino
dell’affetto della madre e cresciuto in un severo collegio dove aveva
legato con un solo coetaneo -Serge Doudarn -, a 23 anni, Jean-Luc vive a
Parigi di lavori precari.
E’ il 1933.
“Lavoro non ce n’era da nessuna parte, né c’era la possibilità, o anche solo la speranza di progredire,di soddisfare le ambizioni più naturali dell’uomo. A costo di privazioni [si otteneva] un titolo di studio il cui valore era pari al peso della carta sulla quale era stampato”* Ma l’ambizione di uscire dall’anonimato, di diventare qualcuno e di entrare a far parte del gran mondo dove si decidono le sorti della Francia, lo divora. Nemmeno l’amore puro per Edith Sarlat, figlia di un potente banchiere ed amico di ministri come Caliste- Langon e Lesourd, riesce a placare la sua sete di potere. D’altronde, sarà proprio Edith, ragazza viziata e sensuale, a determinare la svolta della sua vita. Quando l’amico Doudan gli comunica che la fanciulla amata sta per sposare l’erede dei Bolchère, qualcosa gli si spezza dentro. L’aridità di cuore e l’egocentrismo a lungo repressi dilagano. Seduce Edith per poterla sposare sebbene non l’ami più, abbandona l’amico di una vita che si trova in difficoltà, si disinteressa del figlio. Non ha pietà né remora alcuna ad accettare ogni compromesso, a commettere ogni viltà. Diventa il predatore di una società corrotta e meschina. Ma, un giorno, per caso, incontra Marie,la compagna di Dourdan e se ne innamora. Da predatore diventa preda di un amore disperato,perché la donna ama il suo uomo ed attende che esca di prigione, dove Daguerne lo ha gettato non aiutandolo nel momento del bisogno. Quando Marie lo lascerà per rifarsi una vita con l’amante, Jean-Luc ricorderà le parole del padre agonizzante” Sei giovane. Stai attento…Alla tua età dovresti inseguire solo i piaceri, le passioni della gioventù…Non bisogna soffocare la propria gioventù. L’ambizione, il calcolo, sono passioni da uomo maturo. Non si deve maturare troppo in fretta..”**
Ma è troppo tardi.
Pubblicato nel 1938 su Gringoire (una rivista che nel 1942 sarà apertamente antisemita)il romanzo dietro gli aspetti da feuilleton-tipici di questa scrittrice- affronta temi complessi come la gioventù e la vecchiaia, l’amore e la morte, il denaro e il potere in una società che si avvia ad un epilogo tragico. E l’autrice, così sensibile ed intelligente, ne era consapevole.
*Cfr pag 32
E’ il 1933.
“Lavoro non ce n’era da nessuna parte, né c’era la possibilità, o anche solo la speranza di progredire,di soddisfare le ambizioni più naturali dell’uomo. A costo di privazioni [si otteneva] un titolo di studio il cui valore era pari al peso della carta sulla quale era stampato”* Ma l’ambizione di uscire dall’anonimato, di diventare qualcuno e di entrare a far parte del gran mondo dove si decidono le sorti della Francia, lo divora. Nemmeno l’amore puro per Edith Sarlat, figlia di un potente banchiere ed amico di ministri come Caliste- Langon e Lesourd, riesce a placare la sua sete di potere. D’altronde, sarà proprio Edith, ragazza viziata e sensuale, a determinare la svolta della sua vita. Quando l’amico Doudan gli comunica che la fanciulla amata sta per sposare l’erede dei Bolchère, qualcosa gli si spezza dentro. L’aridità di cuore e l’egocentrismo a lungo repressi dilagano. Seduce Edith per poterla sposare sebbene non l’ami più, abbandona l’amico di una vita che si trova in difficoltà, si disinteressa del figlio. Non ha pietà né remora alcuna ad accettare ogni compromesso, a commettere ogni viltà. Diventa il predatore di una società corrotta e meschina. Ma, un giorno, per caso, incontra Marie,la compagna di Dourdan e se ne innamora. Da predatore diventa preda di un amore disperato,perché la donna ama il suo uomo ed attende che esca di prigione, dove Daguerne lo ha gettato non aiutandolo nel momento del bisogno. Quando Marie lo lascerà per rifarsi una vita con l’amante, Jean-Luc ricorderà le parole del padre agonizzante” Sei giovane. Stai attento…Alla tua età dovresti inseguire solo i piaceri, le passioni della gioventù…Non bisogna soffocare la propria gioventù. L’ambizione, il calcolo, sono passioni da uomo maturo. Non si deve maturare troppo in fretta..”**
Ma è troppo tardi.
Pubblicato nel 1938 su Gringoire (una rivista che nel 1942 sarà apertamente antisemita)il romanzo dietro gli aspetti da feuilleton-tipici di questa scrittrice- affronta temi complessi come la gioventù e la vecchiaia, l’amore e la morte, il denaro e il potere in una società che si avvia ad un epilogo tragico. E l’autrice, così sensibile ed intelligente, ne era consapevole.
*Cfr pag 32
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