26
Apr
2012
Jean Ray e “La maison du Grand Péril” Le Cri 2007
Alla
fine degli Anni 90 ricevetti un’e-mail di un Docente di Matematica
dell’Università di Roma,l’abruzzese (di Roseto per l’esattezza) Franco
Eugeni.
Il professore ,sapendomi collezionista, mi chiedeva in prestito un libro già allora introvabile :“Malpertuis”, il capolavoro del 1943 del belga Jean Ray.* Io non l’avevo,perché non amo particolarmente l’horror, anche se di altissimo livello.
Nonostante la mia risposta negativa,la corrispondenza par Internet tra me ed Eugeni continuò. Così appresi che il professore faceva (come fa)parte di “Uno Studio in Holmes” di cui era(ed è)uno dei massimi esponenti. Grazie a lui, ripresi dopo tanti anni la lettura dell’Holy Canon, mi lasciai incantare dal Big Game e mi avvicinai al mondo affascinante degli apocrifi holmesiani. Ovvero di tutti quei romanzi che hanno come protagonisti nipoti, mogli, amanti, parenti, maestri, allievi ed irregolari di Baker Street. L’elenco è lunghissimo e ricco di sorprese, ma non è possibile parlarne in un blog. La farei troppo lunga.
Nel Giugno del 2002 partecipai al I Convegno Nazionale sulla Letteratura Popolare che si tenne a Roseto per impulso del prof Eugeni. Fu uno degli ultimi convegni di un certo livello d’Italia. Dopo, poiché “con la cultura non si mangia” il nostro Paese è sprofondato in modo irrimediabile nel provincialismo, nell’autoreferenzialità, nella volgarità televisiva, nella vergogna delle olgettine e del bunga bunga.
A Roseto, su un mare da favola, si riunirono esperti europei di S. Holmes di grande livello. Ricordo il maggiore inglese Philip Weller e il belga André Verbrugghen. Costui era allora presidente dell’Associazione Jean Ray.
Parafrasando Manzoni, potrei dire “Jean Ray, chi è costui?” e non sarei lontana dal vero. Ad eccezione dell’introvabile Malpertuis nessun altro suo libro o scritto è stato tradotto in Italia(mentre sono stati tradotte moltissime betises americane…)
Jean Ray è invece celebre nei paesi francofoni anche perché è il papà letterario di uno dei più famosi “allievi” del Sommo Sherlock: il detective americano Harry Dickson. Egli vive a Baker Street 221B insieme con il giovane aiutante Tom Wills. Ha una governante mrs Crown come SH, un laboratorio attrezzatissimo e si interessa di casi molto strani in cui l’elemento fantastico è dominante.
Ed il suo mitico autore sta metà strada tra Edgar Allan Poe e Lovecraft.
* Il libro fu pubblicato per la prima volta da Sugar nel 1966 e ha avuto una seconda edizione nel 1990 nella collana “Oscar Horror” della Mondadori. Per saperne di più vi consiglio la splendida recensione sul web di Rosalba Balsàno.
** “Sherlock Holmes: il grande detective di rinomanza internazionale” a cura di Franco Eugeni e Leo Marchetti 2002 pag 45
Il professore ,sapendomi collezionista, mi chiedeva in prestito un libro già allora introvabile :“Malpertuis”, il capolavoro del 1943 del belga Jean Ray.* Io non l’avevo,perché non amo particolarmente l’horror, anche se di altissimo livello.
Nonostante la mia risposta negativa,la corrispondenza par Internet tra me ed Eugeni continuò. Così appresi che il professore faceva (come fa)parte di “Uno Studio in Holmes” di cui era(ed è)uno dei massimi esponenti. Grazie a lui, ripresi dopo tanti anni la lettura dell’Holy Canon, mi lasciai incantare dal Big Game e mi avvicinai al mondo affascinante degli apocrifi holmesiani. Ovvero di tutti quei romanzi che hanno come protagonisti nipoti, mogli, amanti, parenti, maestri, allievi ed irregolari di Baker Street. L’elenco è lunghissimo e ricco di sorprese, ma non è possibile parlarne in un blog. La farei troppo lunga.
Nel Giugno del 2002 partecipai al I Convegno Nazionale sulla Letteratura Popolare che si tenne a Roseto per impulso del prof Eugeni. Fu uno degli ultimi convegni di un certo livello d’Italia. Dopo, poiché “con la cultura non si mangia” il nostro Paese è sprofondato in modo irrimediabile nel provincialismo, nell’autoreferenzialità, nella volgarità televisiva, nella vergogna delle olgettine e del bunga bunga.
A Roseto, su un mare da favola, si riunirono esperti europei di S. Holmes di grande livello. Ricordo il maggiore inglese Philip Weller e il belga André Verbrugghen. Costui era allora presidente dell’Associazione Jean Ray.
Parafrasando Manzoni, potrei dire “Jean Ray, chi è costui?” e non sarei lontana dal vero. Ad eccezione dell’introvabile Malpertuis nessun altro suo libro o scritto è stato tradotto in Italia(mentre sono stati tradotte moltissime betises americane…)
Jean Ray è invece celebre nei paesi francofoni anche perché è il papà letterario di uno dei più famosi “allievi” del Sommo Sherlock: il detective americano Harry Dickson. Egli vive a Baker Street 221B insieme con il giovane aiutante Tom Wills. Ha una governante mrs Crown come SH, un laboratorio attrezzatissimo e si interessa di casi molto strani in cui l’elemento fantastico è dominante.
Jean Ray scrisse dal 1929 al 1938 ben 178 avventure di Harry
Dickson, ma io posseggo solo “La Maison du Grand Péril” del 1935, che mi
è stato regalato da un caro amico e collezionista di Bordeaux.
Comunque, è un testo che esprime in modo esemplare la poetica di Jean
Ray.
In un piovoso e tetro après-midi ottobrino, Dickson e Wills
,passeggiando per Neate Street, vengono attirati dalla vetrina di un
negozio polveroso da dove un viso pallido e repellente dagli occhi da
alosa li osserva fissamente. Tornati a casa, a Baker Street 221B, i due
scoprono con orrore che l’uomo mostruoso sta fermo sull’altro lato della
strada. Dickson allerta Scotland Yard e così scopre che il negozio
appartiene ad un certo Phil Rummy. Costui è morto un mese prima. La sua
erede,una vecchia serva, è ricoverata in condizioni penose in un ospizio
di Dulwiich. Durante la perquisizione del negozio Dickson, Wills e il
poliziotto Wolton scoprono un trono e una lettera in cui si annuncia
l’assassinio di lady Ruth Branican. Nonostante gli sforzi congiunti di
Dickson e della polizia, la nobildonna viene assassinata. Il marito
della vittima terrorizzato si rifiuta di collaborare, ma rivela che ha
incontrato lady Branican a Teheran , in Persia….
Com’è facile arguire da questi pochi dati, Dickson non è il
positivista Holmes . Egli è il “detective del soprannaturale, ..indaga
in una Londra oppressa da due paurose realtà: una ben visibile e
naturale, l’altra artificiale e generata da riti occulti e dalle
droghe”**Ed il suo mitico autore sta metà strada tra Edgar Allan Poe e Lovecraft.
* Il libro fu pubblicato per la prima volta da Sugar nel 1966 e ha avuto una seconda edizione nel 1990 nella collana “Oscar Horror” della Mondadori. Per saperne di più vi consiglio la splendida recensione sul web di Rosalba Balsàno.
** “Sherlock Holmes: il grande detective di rinomanza internazionale” a cura di Franco Eugeni e Leo Marchetti 2002 pag 45
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