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lunedì 23 aprile 2018

28 Mar 2013

“Le signorine di Concarneau”(Les demoiselles de Concarneau-1936) di Georges Simenon- Adelphi 2013

Scritto da Giuseppina La Ciura
Georges Simenon amava molto il Finistère e, in particolare, Concarneau dove aveva ambientato una delle più intense inchieste del commissario Maigret, quella che ha come protagonista il povero e triste cane giallo.  E nella cittadina bretone torna nel 1936 per un roman dur non molto noto sebbene sia straordinario: “Les demoiselles de Concarneau”.
Le damigelle in questione sono Françoise e Céline Guérec( vi è una terza sorella,Marthe, che però si è sposata a quarant’anni e passa con un funzionario della germanderia). Le due signorine non hanno mai avuto un corteggiatore nè un flirt più o meno segreto. Il loro amore è il fratello Jules, che  accudiscono e  sorvegliano come fosse un bambino.  Eppure Jules ha quarant’anni, è grande e grosso, è padrone di due pescherecci, affronta con i suoi uomini l’infido oceano Atlantico. Jules è benestante, gode di ottima salute ed è un uomo solo. La sua vita amorosa è inesistente a parte un’avventura finita male con una ragazza di nome Germaine, quella erotica si limita a qualche frettoloso incontro a Quimper con una prostituta parigina dallo sguardo provocante. La sua esistenza scorre serena ma monotona quando entra in scena, come sempre accade nella vita degli esseri umani, il Caso.
Una sera di pioggia,Guérec sta tornando in macchina da Quimper dove , andato per affari, si era lasciato incantare dalla solita donna fatale venuta da Parigi e aveva speso per averla una cifra enorme:cinquanta franchi. Lungo i tornanti ripidi della strada verso Concarneau, in preda a forti sensi di colpa, non sa come giustificare con le sorelle, specie con Céline che vede e sa tutto di lui, quella spesa. Immerso in questi pensieri, mentre percorre una delle stradine della città vecchia, investe un bambino. Non si ferma, fugge.Alle sorelle non racconta nulla se non che ha perso il portafoglio.
Due giorni dopo, apprende che il piccolo, figlio di Marie Papin una ragazza madre che vive facendo la lavandaia, è morto all’ospedale. Questo tragico evento potrebbe essere l’inizio di una nuova vita per Guérec, una vita tutta sua,libera dal soffocante abbraccio delle sue sorelle. Ma è troppo tardi. Come un eroe  sveviano, l’uomo, dopo una breve, inane rivolta,  ritorna alla sua solita vita di bambino mai cresciuto e finisce con aggrapparsi sempre più alle sue carceriere per amore.
Jules Guérec incarna  per la Comédie humaine simenoniana  il tipo dell’inetto, un genere d’uomo molto più comune di quanto si creda(io ne ho conosciuti alcuni). L’autore è pietoso con il suo personaggio. Io, come lettrice, lo sono molto, molto  meno. 

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