23
Nov
2010
“Nel buio della galleria”(Death in the tunnel-1936) di Miles Burton-I bassotti 2010
Strano davvero il destino letterario di John Rhode( e Miles Burton) nel nostro Paese.
Sebbene il maggiore di Sua Maestà Britannica abbia iniziato a scrivere
polizieschi nella metà degli Anni Venti e abbia continuato con una media
di 4 libri all’anno, durante il periodo fascista solo una sua opera-
“Death on the board”(1937)-La pietra azzurra-è apparsa nella collana
delle Palmine ed altre quattro in collane minori. Poi negli anni 80 e
90 qualche titolo come “L’ammiraglio alla deriva”e “ Il dottor Priesley
indaga” .Nell’ultimo decennio, il boom. Grazie al Giallo Mondadori e
soprattutto a Marco Polillo- lunga vita a Lui e alla sua casa editrice!-
gli aficionados del grande giallista inglese hanno potuto leggere in
italiano molte sue opere di notevole livello, anche se non tutte di
assoluta eccellenza. Ora tocca a ” Death in the tunnel”-1936
Quel giovedì 14 novembre il treno delle cinque di pomeriggio che va da Cannon Street a Stourford , arrivato al Blackdown Tunnel, subisce un improvviso rallentamento. Il macchinista ha infatti visto sui binari un semaforo che segnala il rosso. Il capotreno Turner va a sincerarsi che i passeggeri della prima classe* stiano bene e così trova sir Wilfred Saxonby di Helveden profondamente addormentato nel suo scompartimento chiuso a chiave dall’esterno. Essendo nel frattempo il semaforo divenuto verde, il treno riprende la sua corsa ed arriva a Stourfond in perfetto orario. Lì Turner si accorge che sir Wilfred non è affatto immerso nel sonno. Giace morto, ucciso da una pallottola di un’automatica 22 che è scivolata sotto il sedile di fronte. Tutto fa pensare al suicidio. L’ispettore Arnold di SY e il suo amico Merrion, noto criminologo, ne dubitano. Sir Wilfred non ha motivi per suicidarsi. E’ “un pezzo grosso”, vive nel lusso di Mavis Court, i suoi affari vanno benissimo. E’ vedovo, ma conduce vita casta lontano da intrighi d’amore. Non è un uomo solo: ha due figli sposati( non tutti felicemente in verità) e una nipote, miss Olivia che gli fa da governante. E poi come asserisce sua figlia Irene per lui “il suicidio è un crimine imperdonabile”. Alcuni particolari inoltre non convincono: un biglietto ferroviario che manca, un portafoglio diverso……
Su questi in fondo deboli indizi Rhode ( attraverso il duo Arnold-Merrion)costruisce un puzzle affascinante ma a tratti macchinoso, difficile da seguire per un lettore medio. Non certo per chi, come la sottoscritta,ha letto decine, centinaia di gialli della Golden Age.
* In quasi tutti i gialli di Rhode che ho letto, la vittima è un baronetto o un uomo ricco e potente, mentre l’assassino è sempre di sesso maschile. Lo scrittore, a quanto pare, considerava le donne solo come mogli o governanti. Cioè personaggi di contorno, mai protagoniste.
Quel giovedì 14 novembre il treno delle cinque di pomeriggio che va da Cannon Street a Stourford , arrivato al Blackdown Tunnel, subisce un improvviso rallentamento. Il macchinista ha infatti visto sui binari un semaforo che segnala il rosso. Il capotreno Turner va a sincerarsi che i passeggeri della prima classe* stiano bene e così trova sir Wilfred Saxonby di Helveden profondamente addormentato nel suo scompartimento chiuso a chiave dall’esterno. Essendo nel frattempo il semaforo divenuto verde, il treno riprende la sua corsa ed arriva a Stourfond in perfetto orario. Lì Turner si accorge che sir Wilfred non è affatto immerso nel sonno. Giace morto, ucciso da una pallottola di un’automatica 22 che è scivolata sotto il sedile di fronte. Tutto fa pensare al suicidio. L’ispettore Arnold di SY e il suo amico Merrion, noto criminologo, ne dubitano. Sir Wilfred non ha motivi per suicidarsi. E’ “un pezzo grosso”, vive nel lusso di Mavis Court, i suoi affari vanno benissimo. E’ vedovo, ma conduce vita casta lontano da intrighi d’amore. Non è un uomo solo: ha due figli sposati( non tutti felicemente in verità) e una nipote, miss Olivia che gli fa da governante. E poi come asserisce sua figlia Irene per lui “il suicidio è un crimine imperdonabile”. Alcuni particolari inoltre non convincono: un biglietto ferroviario che manca, un portafoglio diverso……
Su questi in fondo deboli indizi Rhode ( attraverso il duo Arnold-Merrion)costruisce un puzzle affascinante ma a tratti macchinoso, difficile da seguire per un lettore medio. Non certo per chi, come la sottoscritta,ha letto decine, centinaia di gialli della Golden Age.
* In quasi tutti i gialli di Rhode che ho letto, la vittima è un baronetto o un uomo ricco e potente, mentre l’assassino è sempre di sesso maschile. Lo scrittore, a quanto pare, considerava le donne solo come mogli o governanti. Cioè personaggi di contorno, mai protagoniste.
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