22
Ott
2012
“Pietà per i giusti” (Detective Story)di William Wyler-1951
Nel
1949 un dramma di Sidney Kingsley dal titolo “Detective Story” ebbe un
grande successo a Broadway. Due anni dopo, William Wyler grazie
all’abile sceneggiatura di Philip Yordan e Robert Wyler( fratello del
regista)lo portò sullo schermo mantenendo lo stesso titolo. In Italia
apparve con quello più invitante di “Pietà per i giusti”. Il film si
svolge quasi per intero all’interno di un distretto di polizia di New
York( e in ciò precede il mitico 87 di Ed McBain). Da una parte i
criminali, dall’altra i poliziotti:il Bene ed il Male perfettamente
separati e riconoscibili. Tra i criminali si ritaglia un ruolo
importante una taccheggiatrice spaventata e svampita intepretata in modo
magistrale da Lee Grant*( per questa interpretazione ebbe la nomination
all’Oscar e vinse il premio per la migliore attrice a Cannes nel 1952).
Tra” i giusti” svetta Jim McLeod(Kirk Douglas)che, ossessionato da
un’infanzia infelice, considera quella del poliziotto una missione per
liberare la società dal marcio che vi si annida. Egli nella sua
rettitudine non ha pietà nè comprensione e per arrivare ad una
confessione non arretra dinanzi ai metodi violenti. Il suo odio si
accentra in particolare nei confronti di un losco medico che pratica
aborti clandestini. Egli è sposato con la dolce Mary da cui però non ha
avuto il figlio tanto desiderato. Il suo mondo va in frantumi quando in
un drammatico confronto la moglie, che egli considera pura, gli confessa
che in passato ha abortito . Il finale non può essere che tragico.
Il noir regge bene il tempo(più del successivo “Ore disperate”con Humphrey Bogart) per la quasi assoluta unità di tempo e di spazio, per l’intensità dei temi trattati( allora considerati liberal), per il ritmo serrato e la bravura degli interpreti(oltre la Grant va segnalata la dolente Eleanor Parker, la moglie).
Da vedere.
Essendo sposata con Arnold Manoff che il Comitato della Camera per le attività antiamericane considerava comunista, la Grant finì nella lista nera e potè recitare solo in teatro fino al 1960
Il noir regge bene il tempo(più del successivo “Ore disperate”con Humphrey Bogart) per la quasi assoluta unità di tempo e di spazio, per l’intensità dei temi trattati( allora considerati liberal), per il ritmo serrato e la bravura degli interpreti(oltre la Grant va segnalata la dolente Eleanor Parker, la moglie).
Da vedere.
Essendo sposata con Arnold Manoff che il Comitato della Camera per le attività antiamericane considerava comunista, la Grant finì nella lista nera e potè recitare solo in teatro fino al 1960
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