20
Mag
2010
“La course du hanneton dans la ville detruite” di Pierre Siniac- Rivages/ Noir 2005
Se André Héléna ha trovato in Italia (finalmente !)i suoi
editori e molti estimatori, Pierre Siniac è ancora inedito . Autore
prolifico e non solo di polar ci ha lasciato anche un romanzo blanc
straordinario in cui si rivela uomo di grande sensibilità e poesia. Si
tratta di “La course du hanneton dans una ville detruite”(1994) che in
italiano andrebbe tradotto alla lettera “La corsa di un maggiolino in
una città distrutta”.
Metà Luglio del 1994. M. e Mme Bèraudier, una coppia di ricchi commercianti parigini, accompagnati dai loro ragazzi(un maschio e una bambina), si recano in un borgo del Cotentin per visitare- e comprare- il maniero di Auvarqueville e i suoi quarantadue ettari di terra circostanti. E’ un uomo di una sessantina d’anni, M. Tiercelin,che li conduce sul posto. Egli conosce il castello e i luoghi come le sue tasche, poiché i suoi genitori ne erano stati i guardiani.
Alla vista di un piccolo cimitero situato all’interno della proprietà, i visitatori cominciano ad avere delle remore . Il luogo sembra loro lugubre. Il padrone dell’agenzia immobiliare avrebbe dovuto informarli prima. Tiercelin affronta l’accaduto con sentimenti diversi: egli viene afferrato dai ricordi. E così racconta che là ci sono sepolti due soldati tedeschi, laggiù un americano e più lontano cinque partigiani francesi, tutti normanni. Ciò si spiega con il fatto che il castello di Auvarqueville è posto a pochi chilometri da Sant-Lô, da Sainte-Mère-Eglise e dalle spiagge dove sbarcarono gli Alleati il 6 Giugno del 1944.
Resta una tomba, anonima, senza data. Appartata. E’ quella di una ragazza dell’Est della Francia, di Barbara Rousset, che era fuggita dalla sua Lorena occupata, una piccola donna di circa vent’anni figlia naturale di un soldato americano della Grande Guerra. Ella lavorava come cameriera per la Croce Rossa e in questo ruolo fu inviata presso il conte d’Auvarqueville, allo château. Questo racconto colpisce i ragazzi Béraudier che depongono sulla tomba di Barbara un bouquet di fiori di campo che essi hanno raccolto: un sentimento tenero si è creato tra il passato e il presente, tra quella figlia di Lorena morta e i ragazzi del quartiere parigino de l’Opéra…..
Con questo escamotage, magistralmente, Siniac ritorna indietro di 50 anni .——-
Ecco Barbara che arriva al castello. Il conte sta seduto al suo
pianoforte. Egli è vedovo e non si è rimesso dalla morte, avvenuta
vent’anni prima, dell’amata sposa. Assente, perduto nei suoi ricordi,
egli passa interi pomeriggi a guardare il ritratto di lei….Barbara è
quindi sola a gestire il maniero e lo fa con grande serietà e
competenza. I giorni, i mesi, gli anni passano. Una notizia ridà vita al
castello nell’estate del 43. Il conte ha deciso di accogliere dei
bambini di città, una ventina di piccoli rifugiati -tra cui alcuni ebrei
sfuggiti ai rastrellamenti della Gestapo- perché possano godere
dell’aria marina e della quieta vita di campagna. Barbara, aiutata da
Dédè, un ragazzo di Belleville, se ne occupa come una madre amorosa. E’
la felicità. Ma dura poco. Arriva lo sbarco alleato e con esso la morte,
la paura e la fame. Barbara, la meravigliosa eroina di un romanzo
commovente, vuole salvare ad ogni costo gli ultimi dieci piccoli
rifugiati, i suoi bambini. Così prende la Delage del conte e diventa
quel maggiolino perduto in una Saint-Lô distrutta. Si ritroverà al
centro della battaglia , tra gli americani che vorrebbero usarla per
trasportare munizioni, i tedeschi che vogliono impedirlo e i delinquenti
in fuga che tenteranno di violarla e prendersi il prezioso carico. Ella
si difende uccidendo. Niente deve impedirle di tornare al castello con
il pane e la farina necessari. Ma, sulla strada di casa, incontra “le
chien jaune”.” Egli è stato ferito. Una delle zampe posteriori porta la
traccia della ferita, una brutta piaga. La bestia ha l’aria ancora più
pietosa e il suo dorso è insanguinato. Il cane non si mette da parte”
come se volesse morire. Barbara sterza tout à gauche per evitarlo e…..
Pierre Siniac aveva ascoltato la storia di Barbara dai soldati americani, dai prigionieri tedeschi e dagli abitanti della zona. Il 22 Dicembre del 1994, nel suo modestissimo appartamento parigino aveva terminato questo romanzo che gli stava particolarmente a cuore. Cercò un editore. Invano. Lo trovò dopo che la morte lo colse mentre era solo e ferito come il cane giallo l’11 Aprile del 2002.
Metà Luglio del 1994. M. e Mme Bèraudier, una coppia di ricchi commercianti parigini, accompagnati dai loro ragazzi(un maschio e una bambina), si recano in un borgo del Cotentin per visitare- e comprare- il maniero di Auvarqueville e i suoi quarantadue ettari di terra circostanti. E’ un uomo di una sessantina d’anni, M. Tiercelin,che li conduce sul posto. Egli conosce il castello e i luoghi come le sue tasche, poiché i suoi genitori ne erano stati i guardiani.
Alla vista di un piccolo cimitero situato all’interno della proprietà, i visitatori cominciano ad avere delle remore . Il luogo sembra loro lugubre. Il padrone dell’agenzia immobiliare avrebbe dovuto informarli prima. Tiercelin affronta l’accaduto con sentimenti diversi: egli viene afferrato dai ricordi. E così racconta che là ci sono sepolti due soldati tedeschi, laggiù un americano e più lontano cinque partigiani francesi, tutti normanni. Ciò si spiega con il fatto che il castello di Auvarqueville è posto a pochi chilometri da Sant-Lô, da Sainte-Mère-Eglise e dalle spiagge dove sbarcarono gli Alleati il 6 Giugno del 1944.
Resta una tomba, anonima, senza data. Appartata. E’ quella di una ragazza dell’Est della Francia, di Barbara Rousset, che era fuggita dalla sua Lorena occupata, una piccola donna di circa vent’anni figlia naturale di un soldato americano della Grande Guerra. Ella lavorava come cameriera per la Croce Rossa e in questo ruolo fu inviata presso il conte d’Auvarqueville, allo château. Questo racconto colpisce i ragazzi Béraudier che depongono sulla tomba di Barbara un bouquet di fiori di campo che essi hanno raccolto: un sentimento tenero si è creato tra il passato e il presente, tra quella figlia di Lorena morta e i ragazzi del quartiere parigino de l’Opéra…..
Con questo escamotage, magistralmente, Siniac ritorna indietro di 50 anni .——-

Pierre Siniac aveva ascoltato la storia di Barbara dai soldati americani, dai prigionieri tedeschi e dagli abitanti della zona. Il 22 Dicembre del 1994, nel suo modestissimo appartamento parigino aveva terminato questo romanzo che gli stava particolarmente a cuore. Cercò un editore. Invano. Lo trovò dopo che la morte lo colse mentre era solo e ferito come il cane giallo l’11 Aprile del 2002.
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