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mercoledì 18 aprile 2018

18 Nov 2011

“Tragedia a Oxford”(“An Oxford Tragedy”-1932) di J.C. Masterman- Bassotto n 105

Scritto da Giuseppina La Ciura
J.C. Masterman (1891-1977)è un nome noto solo alla ristretta cerchia degli esperti del genere poliziesco, anche perchè nella sua lunga ed esaltante esistenza(fu studente modello in varie università del Regno Unito, professore di Storia Moderna ad Oxford, campione di cricket, tennis ed hockey su prato ed, infine ,ufficiale dell’Intelligence durante la Seconda Guerra Mondiale così bravo da meritarsi il titolo di baronetto) scrisse solo due gialli. Il primo in ordine di tempo è “An Oxford Tragedy” del 1932,il secondo “The Case of the Four Friends”-inedito da noi-del 1956.
In entrambi i romanzi lo Sherlock Holmes è un Austriaco, un docente di Diritto, certo Ernst Brendel, seguace delle teorie del suo illustre compatriota Sigmund Freud e dotato di “un intuito femminile”.
In questo primo caso ambientato nel St. Thomas College di Oxford, Brendel  ha come ideale dottor Watson -ed io narrante- il collega Francis Wheatley Winn, vicerettore e tutore anziano. Costui è il tipico rappresentante del popolo d’Oltremanica: metodico,  educato, flemmatico, integerrimo e  ” cieco”. Winn  vive infatti  in un college pieno di esseri umani – colleghi, alunni, camerieri e due fanciulle bellissime(le figlie del vecchio rettore)-e non  ne “vede” -e non ne vuol vedere per il suo quieto vivere- le tensioni, le passioni, gli odi e i vizi nascosti. L’assassinio di Shirley, uno dei professori di Lettere Antiche , lo coglie del tutto impreparato.  Winn non si spiega perchè qualcuno abbia sparato ad un docente stimato anche se non proprio popolare, marito felice e fedele di una donna adorabile. Anche l’ispettore Cotter venuto da Scotland Yard brancola nel buio. Ma per fortuna è in quei giorni  ospite del College il professore Brendel il quale, fin dalla prima sera,ha compreso che dietro le apparenze si celano “repressione ed inibizione”. E soprattutto un amore che tutto divora, fino al delitto.
Risolto il caso che è più che poliziesco profondamente umano, Brendel se ne torna a Vienna. Il povero Winn resta solo, più vecchio di prima. Amaramente confessa” Non riesco a mettermi in sintonia con le nuove idee. ..E’ tutto sbagliato-tutto tragico, e la vita è futilità,e fallimento,e frustrazione…..”
Shakespeare approverebbe. E Conan Doyle?
PS Brendel cita un racconto di Stefan Zweig ” Vierundzwanzig stunden aus dem Leben einer frau” ( Ventiquattr’ore nella vita di una donna”. Non l’ho letto e ne sono curiosa

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