18
Nov
2011
“Tragedia a Oxford”(“An Oxford Tragedy”-1932) di J.C. Masterman- Bassotto n 105

In entrambi i romanzi lo Sherlock Holmes è un Austriaco, un docente di Diritto, certo Ernst Brendel, seguace delle teorie del suo illustre compatriota Sigmund Freud e dotato di “un intuito femminile”.
In questo primo caso ambientato nel St. Thomas College di Oxford, Brendel ha come ideale dottor Watson -ed io narrante- il collega Francis Wheatley Winn, vicerettore e tutore anziano. Costui è il tipico rappresentante del popolo d’Oltremanica: metodico, educato, flemmatico, integerrimo e ” cieco”. Winn vive infatti in un college pieno di esseri umani – colleghi, alunni, camerieri e due fanciulle bellissime(le figlie del vecchio rettore)-e non ne “vede” -e non ne vuol vedere per il suo quieto vivere- le tensioni, le passioni, gli odi e i vizi nascosti. L’assassinio di Shirley, uno dei professori di Lettere Antiche , lo coglie del tutto impreparato. Winn non si spiega perchè qualcuno abbia sparato ad un docente stimato anche se non proprio popolare, marito felice e fedele di una donna adorabile. Anche l’ispettore Cotter venuto da Scotland Yard brancola nel buio. Ma per fortuna è in quei giorni ospite del College il professore Brendel il quale, fin dalla prima sera,ha compreso che dietro le apparenze si celano “repressione ed inibizione”. E soprattutto un amore che tutto divora, fino al delitto.
Risolto il caso che è più che poliziesco profondamente umano, Brendel se ne torna a Vienna. Il povero Winn resta solo, più vecchio di prima. Amaramente confessa” Non riesco a mettermi in sintonia con le nuove idee. ..E’ tutto sbagliato-tutto tragico, e la vita è futilità,e fallimento,e frustrazione…..”
Shakespeare approverebbe. E Conan Doyle?
PS Brendel cita un racconto di Stefan Zweig ” Vierundzwanzig stunden aus dem Leben einer frau” ( Ventiquattr’ore nella vita di una donna”. Non l’ho letto e ne sono curiosa
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