17
Lug
2011
“Esecuzione” di Angela Capobianchi-Piemme 2011
Me l’aveva anticipato la scrittrice stessa. “Esecuzione”, terzo
romanzo della Capobianchi, è diverso dal secondo “I giochi di Carolina”
a conferma della capacità che ha questa autrice di reinventarsi e di
creare sempre storie nuove ed intriganti per i suoi lettori ed
estimatori. Se “I giochi di Carolina” è un giallo classico,
“Esecuzione” è un thriller psicologico di notevole fascino e sapienza
narrativa.
Il titolo, molto ben scelto, ha un duplice significato. Si riferisce
alla morte violenta, efferata, quasi un’esecuzione a freddo, di alcuni
giovanissimi studenti di pianoforte ad opera di un assassino seriale e
,nel contempo, sottolinea il ruolo essenziale che ricoprono in questo
libro la musica classica e l’esecuzione di alcuni famosi brani per
piano come la Polacca n 53 di Chopin.
Non è questo il solo motivo di originalità di questa opera di godevolissima lettura. A parte l’assassino e il suo movente- di cui per ovvi motivi non parlerò-, i due coprotagonisti sono davvero speciali. Lui è il commissario Riccardo Conti, lei è la maestra di piano Luisa Baratti.
Conti ha tutte le carte in regole per divenire l’Adam Dalgliesh della Capobianchi. E’ ovvio che è un Dalgliesh con i pregi e i difetti dell’Italia dei nostri tempi agitati. Quarantenne fascinoso e virile( anch’io ho perso un pò la testa per lui…), si è fatto da sè riuscendo a superare i traumi di un’adolescenza difficile e solitaria. Ma gli sono rimasti dentro un forte egocentrismo che ha minato il suo matrimonio con Clara, una talentuosa violinista di buona famiglia, e un’inquietudine corrosiva che lo spinge spesso a gesti di violenza e di intolleranza. Due sono le sue grandi passioni: il figlio Matteo e il suo lavoro di poliziotto, in cui si rivela duro ed intuitivo.
Anche Luisa Baratti, la vecchia pianista, è donna di passioni totalizzantiAlla musica e ai suoi allievi ha dedicato la sua esistenza, dimentica di tutto ciò che la circonda. La sua bella villa sul mare cade a pezzi, la figlia Cora si sente trascurata, la vita sociale è azzerata. Finchè……
Il titolo, molto ben scelto, ha un duplice significato. Si riferisce
alla morte violenta, efferata, quasi un’esecuzione a freddo, di alcuni
giovanissimi studenti di pianoforte ad opera di un assassino seriale e
,nel contempo, sottolinea il ruolo essenziale che ricoprono in questo
libro la musica classica e l’esecuzione di alcuni famosi brani per
piano come la Polacca n 53 di Chopin.Non è questo il solo motivo di originalità di questa opera di godevolissima lettura. A parte l’assassino e il suo movente- di cui per ovvi motivi non parlerò-, i due coprotagonisti sono davvero speciali. Lui è il commissario Riccardo Conti, lei è la maestra di piano Luisa Baratti.
Conti ha tutte le carte in regole per divenire l’Adam Dalgliesh della Capobianchi. E’ ovvio che è un Dalgliesh con i pregi e i difetti dell’Italia dei nostri tempi agitati. Quarantenne fascinoso e virile( anch’io ho perso un pò la testa per lui…), si è fatto da sè riuscendo a superare i traumi di un’adolescenza difficile e solitaria. Ma gli sono rimasti dentro un forte egocentrismo che ha minato il suo matrimonio con Clara, una talentuosa violinista di buona famiglia, e un’inquietudine corrosiva che lo spinge spesso a gesti di violenza e di intolleranza. Due sono le sue grandi passioni: il figlio Matteo e il suo lavoro di poliziotto, in cui si rivela duro ed intuitivo.
Anche Luisa Baratti, la vecchia pianista, è donna di passioni totalizzantiAlla musica e ai suoi allievi ha dedicato la sua esistenza, dimentica di tutto ciò che la circonda. La sua bella villa sul mare cade a pezzi, la figlia Cora si sente trascurata, la vita sociale è azzerata. Finchè……
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