12
Gen
2011
“Sei giorni di preavviso” di Giorgio Scerbanenco- GIM 1977
Prima di divenire il più grande scrittore italiano di noir ,
Giorgio Scerbanenco fu un giallista di notevole talento. Tra il 1940 e
il 1942 scrisse e pubblicò per Mondadori cinque polizieschi, tre nella
collana dei Gialli ( “Sei giorni di preavviso”- Supergiallo n 8, “La
bambola cieca” Palmina 245, “Nessuno è colpevole” Supergiallo n 9) e due
nella collezione di “I libri della Palma”( “L’antro dei filosofi”e ” Il
cane che parla”). Il trait d’union che lega questi romanzi è il suo
detective, Arthur(italianizzato per i noti motivi in Arturo)Jelling. Si
tratta di una strana figura di investigatore, come d’altronde lo sarà
anche Duca Lamberti(e lo stesso Scerbanenco nel contesto letterario
nazionale). Jelling è un addetto all’archivio della Direzione generale
di polizia di Boston. Il suo sogno era stato quello di fare il medico,
ma “le cattive condizioni
finanziarie della sua famiglia, lo avevano costretto a lasciare gli
studi proprio alle soglie della laurea, per accettare un impiego.” E’ un
tipo alto, “pettinatissimo, correttissimo..dagli occhi buoni”. E’ molto
timido e modesto, come la sua giovane moglie ed il figlio. Ha un amico
caro ed un estimatore convinto in Tommaso Berra, psicopatologo di chiara
fama. E’ lui che, alla maniera di un altro famoso medico, il dottor
Watson, racconta le gesta di questo singolare investigatore tanto
acuto quanto semplice. Il primo caso (letterario, perchè Jelling ha
avuto modo di farsi conoscere nelle alte sfere della polizia di
Boston)riguarda le lettere minatorie che vengono inviate da una mano
misteriosa al famoso attore Philip Vaton. Chi ha interesse ad uccidere o
a spaventarlo? Oppure è una geniale montatura pubblicitaria che
dovrebbe riportare alla ribalta un attore sulla via del tramonto?.
Jelling indaga in un crescendo di tensione, ma non può evitare
l’irreparabile. Può invece risolvere il caso avvalendosi del suo intuito
sottile e del suo cervello ordinato come i suoi archivi.
Nonostante molte ingenuità( come descrivere e raccontare l’America e gli Americani stando a Milano?), il libro ha ancora un suo fascino
Nonostante molte ingenuità( come descrivere e raccontare l’America e gli Americani stando a Milano?), il libro ha ancora un suo fascino
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