scritto da Giuseppina La Ciura

Furono i due matrimoni infelici a spingere la von Arnim a scrivere e a scrivere in particolare "Vera" che è del 1921,anno in cui si separò anche del secondo marito, uomo autoritario e violento quanto il primo.
Lucy Entwhistle,la nostra eroina, è una fanciulla giovanissima, orfana di madre, sola al mondo con una vecchia zia ed un padre affettuoso ma troppo protettivo. Non sa nulla dell'amore,del sesso,del matrimonio, della vita. Mentre è in Cornovaglia in vacanza con il padre, costui muore d'infarto. Improvvisamente. Lucy è sconvolta, perduta, annichilita. Incontra per caso Everard Wemyss,un uomo di mezz'età che ha perso da poco la moglie Vera in modo misterioso(incidente o suicidio). Lucy si affida nella sua disperata solitudine a quest'uomo di cui non sa nulla se non che appare mite,dolce e gentile. I due si sposano e vanno a vivere nella casa dove è vissuta e morta Vera. Qui, l'uomo si toglie la maschera del gentiluomo e si rivela crudele,autoritario,feroce, violento,spesso in preda all'ira. Il mistero sulla morte di Vera turba la sposina, che intuisce la verità ma finge di non sapere per amore. Inutilmente la zia Dot tenta di aiutarla a lasciare quel marito impossibile, ma Lucy è troppo innamorata. trova sempre nuove giustificazioni e resta. Per quanto? Il finale è aperto,ma io sento che Lucy seguirà la via di Vera.
Romanzo molto duro, feroce,macabro, orribile da leggere per una donna del secondo millennio, ma scritto con levità e persino sense of humour.
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