Giuseppina La Ciura
L'inventiva è una dote degli Italiani. Amedeo Gariboldi ,un cinquantenne basso e mingherlino,ne possedeva moltissima. Sbarcava il lunario, oltre che con piccoli mestieri tra i più disparati, raccogliendo cicche e trasformando il tabacco contenuto in esse in nuove sigarette vendute come genuine ed americane(negli Anni 50 L'America faceva la differenza).
Alle sei del Venerdì Santo 2 Aprile 1953, il Gariboldi, mentre era al lavoro, trova il cadavere di un uomo ,un sacerdote, riverso su una panchina di Piazzale Bacone con un coltello affondato nel petto. Interviene subito il commissario Arrigoni e la sua squadra. La vittima è don Luciano Fontevivo, il responsabile dell'oratorio della parrocchia di San Sigismondo Elemosiniere. Ciò che colpisce subito Arrigoni e i suoi poliziotti è l'aspetto del prete :don Luciano, che si scoprirà poi essere di Tradate,è decisamente affascinante tanto da essere definito dalle sue numerose parrocchiane "il prete bello". Don Luciano era attivo nel sociale e dalle idee innovative, ma ,essendo bello, giravano su di lui molti pettegolezzi e storie" proibite". Numerosi sono i personaggi eccentrici legati al mondo della vittima, ma il movente di costoro è labile finché Arrigoni non scopre che.....
Il romanzo è il meno riuscito tra quelli che ho letto. Troppe sono le divagazioni culinarie e le curiosità riguardanti il momento storico. Anche la soluzione è troppo prevedibile.
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